ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE
Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
Opera in two acts and an intermezzo in Italian
Libretto: Ildebrando Pizzetti after T.S. Eliot’s Murder in the Cathedral
Premièr at Teatro alla Scala, Milan – 1 March 1958
Libretto: Ildebrando Pizzetti after T.S. Eliot’s Murder in the Cathedral
Premièr at Teatro alla Scala, Milan – 1 March 1958
01†, 04, 08, 13, 16 March - 12 April 1958
Teatro alla Scala, Milano
WORLD
PREMIER PERFORMANCE
Conductor: Gianandrea Gavazzeni
Chorus master: Norberto Mola
Stage director: Margherita Wallmann
Chorus master: Norberto Mola
Stage director: Margherita Wallmann
Scene and costumes: Piero Zuffi
Thomas Becket NICOLA ROSSI-LEMENI bass
Thomas Becket NICOLA ROSSI-LEMENI bass
Herald ALDO BERTOCCI tenor
First tempter RINALDO PELIZZONI tenor
Second tempter ANTONIO CASSINELLI bass
Third tempter NICOLA ZACCARIA bass
Fourth tempter LINO PUGLISI bass
First priest MARIO ORTICA tenor
Second priest DINO DONDI baritone
Third priest ADOLFO CORMANNI bass
First knight RINALDO PELIZZONI tenor
Second knight ENRICO MAIONICA bass
Third knight SILVIO MAIONICA bass
Fourth knight MARCO STEFANONI bass
First coryphée LEYLA GENCER soprano [Role debut]
GIANNA MARITATI (16 March)
Second coryphée GABRIELLA CARTURAN mezzo-soprano
Time: 1170
First tempter RINALDO PELIZZONI tenor
Second tempter ANTONIO CASSINELLI bass
Third tempter NICOLA ZACCARIA bass
Fourth tempter LINO PUGLISI bass
First priest MARIO ORTICA tenor
Second priest DINO DONDI baritone
Third priest ADOLFO CORMANNI bass
First knight RINALDO PELIZZONI tenor
Second knight ENRICO MAIONICA bass
Third knight SILVIO MAIONICA bass
Fourth knight MARCO STEFANONI bass
First coryphée LEYLA GENCER soprano [Role debut]
GIANNA MARITATI (16 March)
Second coryphée GABRIELLA CARTURAN mezzo-soprano
Time: 1170
Place: Canterbury
† Recording date
† Recording date
Photos © ERIO PICCAGLIANI, Milano
Drawings © PIERO ZUFFI
GENCER ALLA SCALA
ASSASSINIO NELLA CETTEDRALE
STAGIONE 1957 – 1958https://www.teatroallascala.org/it/archivio/spettacolo.html?guid_=f95288a0-b321-4b77-8420-d6035ef4fb08&id_allest_=8007&id_allest_conc_=&id_evento_=7303&mode=EVENTI
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With composer Pizzetti after a performance |
RADIOCORRIERE.TV
1958 February 23 - March 1


CORRIERE DELLA SERA
1958.02.07
GB OPERA MAGAZINE ASSOCIAZIONE CULTURALE
1958.03.01
Recentemente ripresa in diversi teatri dal direttore Donato Renzetti e dal basso Ferruccio Furlanetto che ha indossato le vesti del protagonista, Assassinio nella cattedrale è probabilmente l’opera più popolare di Pizzetti nonostante sia stata eseguita piuttosto raramente dopo la morte del compositore. Dopo la prima rappresentazione avvenuta al Teatro alla Scala di Milano il 1 marzo 1958 sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni, con Nicola Rossi-Lemeni (Thomas Becket), Leyla Gencer (1°corifea), l’opera vantò altre ben nove riprese mentre il compositore era ancora in vita, tra le quali spicca certamente quella del Teatro Regio di Parma il 16 gennaio 1968 a un mese esatto dalla sua morte. Anche Von Karajan si interessò all’opera e la incise diverse volte tra il 1960 e il 1964 in una versione tedesca.

Tratta dal dramma di Thomas Stearms Eliot, l’opera di Pizzetti
ha come sfondo storico le vicende che interessarono i rapporti spesso
conflittuali tra potere religioso e potere politico nell’Inghilterra del XII sec..
Il problema, in quel secolo, era aggravato dal fatto che i due poteri non
sempre erano separabili, in quanto accadeva spesso ai grandi feudatari del
regno, i cosiddetti baroni, di assumere cariche ecclesiastiche e viceversa, ai
prelati , di ottenere facilmente dal re la titolarità dei feudi. Thomas Becket,
il protagonista, in gioventù aveva goduto dei favori del re tanto da essere
ammesso a partecipare a tutte le feste e a tutti i ricevimenti di corte che gli
avevano permesso di condurre una vita dedicata ai piaceri, ai divertimenti
senza alcuna preoccupazione per il futuro e, desideroso solo di applicare
quotidianamente i principi dell’oraziano carpe diem. Si era dedicato
poi alla carriera politica nella quale aveva espresso doti così straordinarie
da raggiungere la nomina a cancelliere del regno. Così aveva continuato a
godere non soltanto dell’amicizia del re, ma aveva acquisito anche un potere
politico enorme di cui si era servito per esercitare le funzioni di governo con
mano ferma e inflessibile; infine con le dimissioni da cancelliere, aveva
abbandonato la carriera politica e intrapreso quella ecclesiastica fino a
ricevere la nomina, per disposizione del pontefice romano, di arcivescovo di
Canterbury. Nell’adempimento di tale incarico egli aveva dato prova di
straordinaria efficienza associata alla pratica delle virtù cristiane tanto da
meritarsi la stima e l’affetto di tutti i fedeli; tuttavia i contrasti con il
potere politico si erano resi sempre più gravi tanto da compromettere i
rapporti con lo stesso monarca e da costringerlo a prendere la via dell’esilio
in terra di Francia. Il suo desiderio di fare ritorno in patria non era venuto
mai meno e, non appena i contrasti politico-religiosi si attenuarono, egli si
imbarcò per l’Inghilterra dove, accolto dai fedeli con gioia e grandi
manifestazioni d’affetto, riprese possesso della sua arcidiocesi, di cui aveva
conservato, negli anni, la titolarità. La notizia dell’arrivo dell’arcivescovo
si propagò con celerità e nell’arcidiocesi fervevano i preparativi, da parte
del clero, per l’accoglienza.
Il sipario del primo atto si apre su un nutrito corteo di donne che si
dirige da una strada attigua verso la cattedrale. Le donne, pur amando
e stimando il loro arcivescovo, che si preparano ad accogliere con deferente
affetto, vorrebbero, preoccupate per la sua incolumità, che egli facesse
ritorno in Francia, temendo di essere costrette, in caso contrario, di dover
essere testimoni di eventi terribili. Lo stesso arcivescovo sa che i pronostici
per l’immediato futuro non sono affatto rosei perché sono molti i rischi che
avrebbe dovuto affrontare a causa del numero e dell’irriducibile ostilità dei
suoi nemici che, per il momento, sembrano volerlo lasciare in pace, ma che,
alla prima occasione, manifesterebbero tutta la loro pericolosità e
aggressività. Egli, tuttavia, obbedendo a Dio che lo aveva scelto come pastore
dell’arcidiocesi di Canterbury, vede con chiarezza la strada da percorrere e
con volontà, resa inflessibile dalla consapevolezza dei suoi doveri di sacerdote,
intende seguirla fino in fondo anche a costo della vita. Di ritorno dalla
cattedrale, dove aveva benedetto la folla dei fedeli, Thomas Becket, seguito
dai sacerdoti, si ritira nel suo studio all’arcivescovado, dove vuole
riflettere in tutta tranquillità sui futuri, possibili sviluppi della
situazione politico-religiosa.

Nella stanza in cui, solo con se stesso,
egli si trova immerso nei suoi pensieri, sembrano materializzarsi, come se
assumessero la forma di persone in carne e ossa, alcune tra le tentazioni più
seducenti, illusorie, ingannevoli, contro cui egli si accinge a
lottare strenuamente con la forza d’animo che gli deriva dall’amore verso Dio e
verso il suo gregge. Le prime due tentazioni scaturiscono dai ricordi del
passato, cioè dei divertimenti giovanili la prima, della brillante carriera
politica, la seconda. Il primo tentatore gli ricorda che un tempo, durante la
giovinezza, aveva goduto dell’amicizia del re, con cui aveva condiviso i
piacevoli e spregiudicati divertimenti frequenti a corte e che comprendevano la
conoscenza delle belle dame dell’alta società, nonché la partecipazione a feste
e banchetti in cui non mancavano di esibirsi provetti musicisti e danzatori.
Thomas Becket non ha difficoltà a respingere questa tentazione scaturita dal
ricordo di un passato molto lontano e destinato a non potersi mai più ripetere.
Scomparso il primo tentatore se ne presenta, accompagnato da due cavalieri, un
secondo che gli ricorda i fatti più recenti della sua carriera politica fino
alla nomina a cancelliere. Thomas Becket, come cancelliere, aveva esercitato un
potere forse superiore a quello dello stesso re, in quanto, appartenendo alla
sua esclusiva competenza tutte le funzioni di governo affidategli, egli era in
grado di dimostrare, nella quotidiana prassi della vita politica, la validità
del vecchio adagio secondo cui il re regna, ma non governa. Il
tentatore aggiunge che sarebbe molto facile, per un uomo con le qualità di
Thomas Becket, ottenere di nuovo il titolo di cancelliere, esercitarne le funzioni
e, soprattutto, i poteri politici relativi che sono e sarebbero anche per il
futuro enormi. Anche le lusinghe e gli inganni, dissimulati ad arte nella
tentazione, vengono respinti con forte e serena determinazione e, altresì, con
l’immutata coerenza di chi, rifiutandosi di scendere a patti con la propria
coscienza, intende mantenersi fedele al principio dello scrupoloso adempimento
dei doveri da compiere nella sua posizione di arcivescovo. Thomas Becket fa
notare al suo interlocutore come, pur mantenendosi fedele al re, non intende
abbassarsi, umiliarsi fino a diventare uno dei tanti servi del monarca, cosa
che immancabilmente si verificherebbe se accettasse di essere reintegrato nella
carica di cancelliere; ricorda, altresì, che il potere religioso è superiore a
quello politico e che la chiesa, attraverso il papa e i vescovi successori
degli Apostoli, ha il diritto di giudicare i re sulla base del mandato ricevuto
dallo stesso Gesù che aveva dato loro il potere di legare e di sciogliere.
Il secondo tentatore e i cavalieri che lo accompagnano si allontanano ed ecco,
subito dopo, presentarsi, al cospetto dell’arcivescovo un terzo, latore di una
proposta ancora più allettante. Il tentatore propone, infatti, all’arcivescovo
di porsi a capo del partito politico che vuole restituire al popolo normanno la
sovranità sulla terra d’Inghilterra, garantendo così alla Chiesa, attraverso
l’alleanza con la collettività nazionale, una supremazia sul re e sulla sua
corte. Becket risponde di non avere alcuna intenzione di tradire il re e di
riporre la propria fiducia solo in Dio, per cui anche il terzo tentatore è
costretto, sconfitto, ad allontanarsi. Il quarto tentatore, di cui
l’arcivescovo osserva la gigantesca ombra sinistra proiettata in fondo sulla
parete dello studio, è più lusinghiero, più insidioso, in ultima analisi, più
subdolo perché cerca di scardinare le stesse certezze sulle quali l’arcivescovo
ha fondato l’esercizio della sua missione sacerdotale. Il tentatore gli fa
notare che il desiderio di raggiungere la santità attraverso il martirio è
proprio la strada da seguire per un sacerdote che voglia regnare per sempre,
dopo morto, addirittura dalla tomba che ne custodirebbe le spoglie mortali. Non
è forse vero, infatti, che le tombe dei Santi e dei martiri sono oggetto di
venerazione da parte di tutti i fedeli i quali, considerandoli patroni
dell’intera comunità, rivolgono loro preghiere per essere assistiti nelle loro
vicissitudini quotidiane? Il carattere più subdolo, più pericoloso di questa
quarta ultima tentazione dipende dal fatto che non proviene dall’esterno, ma ha
la sua scaturigine nell’interiorità più profonda, imperscrutabile e
inaccessibile della coscienza dell’arcivescovo che, per agire e soffrire con
umiltà, non dovrebbe desiderare né la santità, né il martirio, ma, confidando
esclusivamente nella bontà di Dio, sperare di ottenerli solo dalle sue mani
come premi per essere stato intransigente e costante nell’adempimento della
volontà divina; pertanto, se nel desiderio della santità e del martirio è adombrato
un peccato di orgoglio tipico di chi vuole raggiungere gli onori degli altari,
all’arcivescovo non rimane altro se non reprimerlo per affidarsi umilmente,
totalmente, ma anche serenamente e coraggiosamente alla volontà di Dio che
opera sempre per il bene dei suoi figli e sa ricavarlo provvidenzialmente anche
dal male. Il desiderio della santità e del martirio è legittimo, ma può
diventare peccaminoso per l’orgoglio che è sempre in agguato, per cui
l’arcivescovo comprende, con sgomento, che il tentatore, per rendere
irresistibile la tentazione, ha fatto leva sul suo orgoglio mai del tutto
sopito. Quando Thomas Becket chiede al quarto tentatore il suo nome e
soprattutto che cosa vuole in realtà, si sente rispondere che chiede e desidera
ciò che egli stesso può dare e desiderare. Anche la quarta tentazione è
decisamente respinta non senza che i quattro tentatori, prima di allontanarsi
tutti insieme abbiano rimproverato all’arcivescovo la sua ostinazione e cecità
spirituale – non ha, infatti, compreso come tutto nella vita è inganno e
illusione – e che smarrito nel pensiero stupefacente della propria grandezza,
abbia compiuto un itinerario mentale lastricato di inganni, diventando nella
sostanza nemico della società e, soprattutto, di se stesso. L’arcivescovo,
ormai vittorioso sulle tentazioni ordite dal maligno, prega intensamente ai
piedi del Crocifisso e rialzatosi, si dirige verso la cattedrale per adempiere
le funzioni religiose rituali nel giorno di Natale dell’anno 1170. Dopo alcuni
giorni dalla celebrazione del Natale, trovandosi l’arcivescovo all’interno
della Cattedrale, è informato dell’arrivo di quattro cavalieri che chiedevano
di parlargli con molta urgenza e in privato. I quattro, alla sua presenza,
dicendo di parlare in nome del re, lo accusano di tradimento nei confronti del
monarca e di aver cospirato, in esilio, per esasperare i contrasti tra Francia
e Inghilterra e tra il Papato e la chiesa inglese; gli ingiungono, quindi, di
sottomettersi alla volontà del re o, in caso contrario, di abbandonare
l’Inghilterra. L’arcivescovo respinge tutte le accuse e ribadisce la sua ferma
intenzione di non abbandonare mai più la sua arcidiocesi. I quattro cavalieri
per il momento si allontanano, ma minacciano di ritornare con le armi in pugno
facendogli così chiaramente intendere le loro intenzioni omicide. Il clero e i
fedeli, rendendosi conto della minaccia di morte nei confronti
dell’arcivescovo, nel tentativo di salvarlo, sprangano le porte della
cattedrale, ma i quattro cavalieri, con le armi in pugno, riescono ad entrare
e, raggiunto l’altare, lo uccidono con inaudita ferocia. L’assassinio è così
consumato e il sangue di un nuovo martire si aggiunge a quello versato nella
lunga storia del Cristianesimo.
Probabilmente Pizzetti era venuto in contatto con il dramma di Thomas
Stearn Eliot già nel 1936, prima leggendolo e soltanto dopo assistendo
ad una rappresentazione durante la quale la moglie gli avrebbe fatto notare
alcune interessanti caratteristiche. Solo nel 1956 e, quindi, ben vent’anni dopo,
il compositore si sentì pronto a farne un dramma musicale. Perché tutto questo
tempo? La tesi più plausibile è che lo stile e la drammaturgia di Pizzetti era
maturata tanto da far sì che effettivamente Assassinio nella Cattedrale
costituisca forse il vertice della sua drammaturgia in quanto assoluta
protagonista è la parola che la musica contribuisce ad esaltare in una perfetta
sintesi. È ciò che accade, per esempio, nell’introduttiva scena corale, dove la
preoccupazione delle donne per la sorte dell’arcivescovo si esprime attraverso
una scrittura agitata sia nella parte dell’orchestra che in quella vocale.
L’ingresso dell’arcivescovo è marcato da un netto cambio di scrittura che si
abbandona ad un lirismo più semplice, mentre più tormentato appare il percorso
musicale nella scena dei tentatori conclusa da una frase risoluta Or la
strada m’è chiara. Di grande suggestione per la sua forza musicale è,
infine, l’Intermezzo.
La presente guida all’ascolto è tratta dal libro di Riccardo Viagrande,
Ildebrando Pizzetti. Compositore, poeta e critico,
Casa Musicale Eco, Monza, 2013, pp. 95-99. Si ringrazia l’editore per aver
concesso la pubblicazione di questo estratto
http://www.gbopera.it/2015/03/ildebrando-pizzetti-assassinio-nella-cattedrale/
CORRIERE d'INFORMAZIONE
1958.03.03
THE TIMES
1958.03.03
CHICAGO TRIBUNE
1958.03.13
CHRISTIAN SCIENCE MONITOR
1958.03.29
OPERA NEWS
1958 April
OPERA NEWS
1958 May
RADIOCORRIERE.TV
1975 May 8 - 14
OPERA NEWS
1958 August
LA STAMPA
2000.08.10
OPERA NEWS
ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE
Links to OPERA
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Assassinio nella Cattedrale > Opera News > The Met Opera Guild
...
Leyla Gencer's First Chorister is the voice (shiny and powerful) first heard;
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Opera News - Once More to the Cathedral
...
nella Cattedrale had its premiere at La Scala on March 1, 1958, with bass
Nicola Rossi-Lemeni in the role of Thomas Becket and soprano Leyla Gencer as the ...
Assassinio nella Cattedrale > Opera News > The Met Opera Guild
...
In her topmost notes she may not quite equal the late Leyla Gencer, who created the role, or Virginia Zeani, who quickly took it up; but Marrocu is one of few
...
COMPLETE RECORDING
1958.03.01
Recording Excerpts [1958.03.01]
Lasciatele
alla loro esaltazione Act I No.1
Vi
sono piu che grato per le vostre Act I No.2
Vedete,
Signor mio, ch'io non m'indugio Act I No.3
Vostra
Signoria forse non si rammenta Act I No.4
Sono
un visitatore inaspettato Act I No.5
Bene,
Tommaso! Dura da piegare Act I No.6
Signore,
noi non siam state felici Act I No.7
Intermezzo
Figli cari di Dio Act I No.8
Neppur
oggi, a Natale Act II No.1
Noi
attendiamo Act II No.2
Servi
del Re Act II No.3
Da poi
che il Re v'ebbe restituito Act II No.4
Pace,
pace! E sia pace Act II No.5
Dies
irae, dies illa Act II No.6
Venite
via, Signore Act II No.7
Vi
preghiamo Act II No.8
Noi ti
lodiamo Act II No.9