ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE

Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
Opera in two acts and an intermezzo in Italian
Libretto: Ildebrando Pizzetti after T.S. Eliot’s Murder in the Cathedral
Premièr at Teatro alla Scala, Milan – 1 March 1958
01, 04, 08, 13, 16 March - 12 April 1958
Teatro alla Scala, Milano     

TEATRO SALLA SCALA DI MILANO
World Premier

Conductor: Gianandrea Gavazzeni
Chorus master: Norberto Mola
Stage director: Margherita Wallmann 
Scene and costumes: Piero Zuffi
 
Thomas Becket NICOLA ROSSI-LEMENI bass
Herald ALDO BERTOCCI tenor
First tempter RINALDO PELIZZONI tenor
Second tempter ANTONIO CASSINELLI bass
Third tempter NICOLA ZACCARIA bass
Fourth tempter LINO PUGLISI bass
First priest MARIO ORTICA tenor
Second priest DINO DONDI baritone
Third priest ADOLFO CORMANNI bass
First knight RINALDO PELIZZONI tenor
Second knight ENRICO MAIONICA bass
Third knight SILVIO MAIONICA bass
Fourth knight MARCO STEFANONI bass
First coryphée LEYLA GENCER soprano [Role debut]
                        GIANNA MARITATI (16 March)
Second coryphée GABRIELLA CARTURAN mezzo-soprano

 
Time: 1170
Place: Canterbury

Recording date


Photos © ERIO PICCAGLIANI, Milano 

Drawings © PIERO ZUFFI




With composer Pizzetti after a performance




































President of Italian Republic Giovanni Gronchi

Leyla Gencer with La Scala's rammentatore Vasco Naldini






















RADIOCORRIERE.TV

1958 February 23 - March 1

UNA NUOVA OPERA DI ILDEBRANDO PIZZETTI

«Assassinio nella Cattedrale»

 in prima assoluta alla Scala

Con ininterrotta alacrità e prontezza d'intuizione sempre viva, dopo La figlia di Jorio apparsa al San Carlo di Napoli nel dicembre 1954, Ildebrando Pizzetti presenta oggi alla Scala un forte dramma di pensiero, Assassinio nella Cattedrale, su testo ricavato, in una opportuna riduzione per l'adattamento musicale, da Murder in the Cathedral di Thomas Stearns Eliot.

Pizzetti, con spirito di coerenza che nessuno potrà disconoscergli, mantiene fede, in questo dramma, ai suoi sentimenti estetici. Per lui né « l'orazione », come diceva Monteverdi, deve essere « serva » della musica, né, viceversa, farla da padrona, ma parola e musica debbono essere unite in ispirito ai fini dell'espressione comune che è l'azione, cioè il dramma. La parola è l'azione stessa che si compie nella musica. Secondo il sentimento artistico di Pizzetti (non teoria, la quale essendo unilaterale ......

Il celebre dramma di Eliot, musicato dal compositore italiano, sarà diretto da Gianandrea Gavazzeni – protagonista Nicola Rossi Lemeni — e trasmesso in collegamento diretto con le stazioni del Programma Nazionale

..... sarebbe inammissibile perché contraddittoria alla categoria estetica), la parola del dramma non deve riversarsi nella musica ed esserne assorbita, come accade nel melodramma, ma deve, serbando il suo potere drammatico, cioè d'azione, compiersi nella musica. La concezione di un dramma integrale, non qualificato dalla musica come nell'opera, ma dalla parola che continua nella musica la sua vita d'azione e la compie, costituisce il carattere fondamentale del dramma pizzettiano.

Assassinio nella Cattedrale è in due atti e un intermezzo, Protagonista è l'Arcivescovo Tommaso Becket, al suo ritorno a Canterbury dopo sette anni di esilio. Ma più che la sua persona fisica al centro del dramma è la sua coscienza nella quale religione e morale costituiscono l'assoluto della vita spirituale. Talché egli può affrontare la morte, più che come martirio, come superamento dei limiti umani e aspirazione alla suprema libertà al servizio di Dio.
Il dramma musicale si compie attraverso l'azione corale e quella dei solisti. Il coro, drammaticamente animato nella molteplicità delle voci, si effonde in liriche ampiezze di canto là dove la parola consente accenti soggettivi. L'entrata delle Donne di Canterbury inizia il dramma appunto con un coro a tre voci (Siamo noi trascinate nel pericolo). Segue il dialogo dei Sacerdoti con l'Araldo che, su un movimento mosso (moderatamente concitato) diventa febbrile ed ansioso fino al grido delle Donne, con ripresa del Coro, che invocano il ritorno dell'Arcivescovo. Con l'arrivo di questo e il suo incontro coi Tentatori, dopo un cambiamento di scena, il dramma si svolge dialetticamente, secondo la concezione del declamato pizzettiano innestato nella trama sinfonica della orchestra intessuta di movimentate vibrazioni tematiche, S'odono misteriose voci dall'aria. Uno squarcio corale di maggior respiro si svolge dalle parole Signore noi non siamo state felici.
La figura dell'Arcivescovo si delinea più intensamente al canto Trent'anni fa cercai tutte le strade che con movimento più intenso conduce alla fine dell'atto.
Nell'Intermezzo l'Arcivescovo predica nella Cattedrale. La sua voce spazia incisiva. Durante un breve intervallo del suo parlare l'orchestra commenta con un Largo la solennità del momento. Poi l'Arcivescovo conclude la predica con serena dolcezza.
Il secondo atto si apre con una breve introduzione di un oboe solo. Riprende il canto della Corifea e del Coro, Sono voci di freschezza primaverile « Purificarsi deve questo mondo nell'inverno per non avere un'acre primavera ». La orchestra è scossa da brividi di fluttuanti armonie. Tra vaghi germogli di ritmi il canto della Corifea si piega a curve leggiadre. Tra il risonare di canti gregoriani, all'entrata dei Sacerdoti, la atmosfera diventa religiosa e solenne. Poi entra l'Arcivescovo, arrivano i Cavalieri, il dramma incalza. Le Donne hanno un presagio di sventura (I messi della morte). L'Arcivescovo, investito dai Cavalieri, oppone alle accuse la sua voce sentenziosa di una distaccata serenità, I Cavalieri, compiuto l'assassinio, si rivolgono agli spettatori, al suono grave di una campana e dell'orchestra, cupa. L'atmosfera si riempie di voci, il coro si amplifica, ingrossa, e il dramma, in una catarsi religiosa, si chiude solennemente nella grandiosità del Te Deum. « Te ringraziamo Dio per la redenzione di sangue » Guide Pannain
 
sabato ore 21 progr. Nazionale
 

Photo: Roma. Ildebrando Pizzetti fra le musiche e i libri del suo studio 

Confidenze del musicista

Ogni mio incontro con il Mo Pizzetti, le volte che si giunge alla vigilia attesa di un nuovo battesimo, è sempre una esperienza preziosa d'arte, di cultura e di umanità. Siamo dunque a febbraio e, con la consueta puntualità, Pizzetti accudisce, terminato e messo a punto il lavoro di creazione, alla realizzazione della sua nuova impresa. Ardua impresa che ha nome Assassinio nella Cattedrale dall'omonima tragedia di T. S. Eliot: dramma, o tragedia, ampiamente nota nella sua veste originale di sola prosa e che ora apparirà al Teatro alla Scala il 1° di marzo rivestita delle note pizzettiane.

Come in tutte le altre ore delle grandi vigilie, da Fedra a Debora, da Fra Gherardo a Orseolo, da Ifigenia a La figlia di Jorio, così anche questa volta il Maestro appare sereno, tranquillo, perfettamente consapevole dei valori della sua opera. Gli chiedo come prima cosa se l'idea di musicare il dramma di Eliot sia nata in lui spontaneamente, se sia cosa recente, se sia il frutto di una amicizia di vecchia data con il drammaturgo, ed egli risponde semplicemente:
Nel 1936 mio figlio Bruno mi rivolse questa domanda: "Babbo, tu dovresti musicare l'Assassinio nella Cattedrale..."; nel 1948, da dodici anni dell'Assassinio mai più avevo parlato con nessuno, mia moglie Riri, quasi presaga, così mi chiese: "Perché non scrivi la musica per l'Assassinio nella Cattedrale? Pare fatto proprio per te "».
Dovevano passare esattamente altri otto anni perché il dr. Guido Valcarenghi della Casa Ricordi proponesse al Maestro di musicare l'opera di Eliot. Naturalmente, la porta era già aperta! Pizzetti tiene anche a farmi sapere che egli si diede alla composizione del lavoro nel 1956 senza preoccuparsi menomamente delle trattative che nel frattempo la Casa Ricordi andava svolgendo con l'autore e il suo editore. Eliot, saputo che il Maestro italiano si accingeva a musicare il suo capolavoro, se ne dimostrò subito felice ed onorato, riconoscendo valida, come traduzione italiana, quella di Monsignor Alberto Castelli. Su questo punto il M° Pizzetti così precisa: Traduzione ottima invero che risponde e riflette perfettamente il pensiero e la scrittura di Eliot ma che a me musicista, avvezzo coi drammi su miei testi originali e su quelli d'altri (Fedra, La figlia di Jorio), imponeva il ritmo dell'endecasillabo e del settenario; pertanto, prima di accingermi alla stesura musicale, feci opera di versificatore impiegando quei due metri. Così, mi sarei sentito veramente nel mio ambiente creativo, per di più sollecitato dalla musicalissima potenza del dramma di Eliot».
L'opera si compone di un primo atto, di un intermezzo, di un secondo atto. Pizzetti mi fa sapere che sua grande preoccupazione fu, sin dalla prima lettura approfondita del testo, proprio la realizzazione dell'intermezzo, Come si sa questo intermezzo » è occupato quasi interamente dalla predica dell'Arcivescovo, ma, nel suo lungo discorso nella cattedrale di Canterbury, l'Arcivescovo stesso, unitamente alle forti espressioni di umanità e di dolore nonché ai vaticini riguardanti la sua prossima fine, unisce lunghe e profonde digressioni teologiche; e un dramma lirico ciò non poteva comportare. Il M° Pizzetti mi spiega come ha risolto il problema: «Ho lasciato, della predica, solo la breve parte che ci introduce nelle profondità dell'animo dell'Arcivescovo, poi, ne ho interrotto il filo cantato, quindi vocale, e mi sono valso del solo elemento sinfonico, per una durata di 5-6 minuti, onde esprimere con l'unico apporto del mio linguaggio musicale la essenza della predica dell'Arcivescovo. Questi riprende la parola, mentre riappare la visione della Cattedrale (scomparsa all'inizio della sinfonia) per concludere la sua predica: "Figli cari di Dio, oggi ho voluto parlare a voi dei martiri, perché non credo che potrò parlarvi ancora, e perché potrà darsi che fra breve abbiate un nuovo martire, che forse, forse non sarà l'ultimo. Possiate custodire in cuore queste parole ch'io v'ho detto, sì che abbiate a ricordarle poi, in altro tempo. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti: Amen "».
Il Pizzetti mi fa notare infine che l'assoluta mancanza di personaggi femminili gli imponeva un rimedio ed egli ha creduto di ritrovarlo nella creazione di due corifee alle quali sono affidati i versi più significativi del dramma, Il secondo atto, ad esempio, si apre con un lungo recitativo di una corifea.
«Posso assicurarla ha concluso il M° Pizzetti che nel finale, con l'apoteosi corale che mi apparve subito chiaramente delineata, ho ritrovato appieno tutti i simboli e i valori del dramma musicale come è sempre stato da me concepito. Non le nascondo che proprio la prospettiva di musicare un finale simile mi ha convinto a dedicarmi, con la mia musica, ad un lavoro dramma. tico, non ideato e scritto da me».
Dopo la Fedra, nel 1909, La figlia di Jorio, nel 1954, entrambe di D'Annunzio, eccoci oggi a l'Assassinio nella Cattedrale di T. S. Eliot. [Remo Giazotto]
 

« ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE » ALLA SCALA

Photo: Nicola Rossi Lemeni (L'Arcivescovo di Canterbury)

Il libretto dell'opera

Atto 1° Tommaso Becket, Arcivescovo di Canterbury, vive in esilio da oltre sette anni in seguito a contrasti avuti con re Enrico d'Inghilterra, La sua assenza è motivo di profondo dolore per le povere donne di Canterbury che, private della sua guida spirituale, ne attendono con trepida ansia il ritorno. In un grigio pomeriggio d'inverno, il 22 dicembre 1170, esse sono riunite davanti alla Cattedrale, quasi presaghe di un imminente pericolo, ed ecco sopraggiungere d'improvviso un Araldo che reca la notizia dell'arrivo dell'Arcivescovo, il quale, accordatosi con il Papa e con il Re di Francia, è deciso a rientrare nella sua sede e ad opporsi ad ogni colpevole pretesa di re Enrico. I Sacerdoti esultano, ma le donne di Canterbury nel loro pavido cuore temono il precipitare degli avvenimenti futuri. Al suo arrivo l'Arcivescovo benedice la folla di fedeli, invocando su di loro la pace, benché egli sia del tutto consapevole dei fieri propositi dei suoi nemici, partigiani del Re. Tutti temono per lui, tranne lui stesso, cui è dato d'intravvedere la gloria dell'accettato martirio; ma ancora desta è in lui la lotta contro i suggerimenti dello spirito che gli si manifestano sotto l'aspetto di quattro Tentatori: il primo gli ricorda la sua passata vita sensuale, il secondo vuole attirarlo a sé con il miraggio della potenza politica che Tommaso aveva già sperimentata al tempo del Cancellierato, il terzo gli propone di ribellarsi al Re per diventare suo antagonista in nome del popolo e della Chiesa; l'ultimo Tentatore, il più difficile da vincere, lo tenta con il suo stesso orgoglio, con l'ambizione alla gloria che conseguirebbe al suo martirio. Ma anche di quest'ultima insidia demoniaca egli riesce ad aver ragione, prostrandosi in preghiera davanti al Crocefisso. Intermezzo Di lì a pochi giorni, la mattina di Natale, Tommaso parla alla folla raccolta nella Cattedrale e, dopo aver celebrato la Nascita del Redentore, testimonia la sua totale umiltà affermando come vero martire sia colui che nella sottomissione si fa strumento di Dio, senza desiderare nulla per sé, neppure la gloria del martirio.

Atto 2° Il destino del nuovo martire dopo pochi giorni si compie: durante una processione sacra irrompono quattro Cavalieri, inviati del Re. Essi accusano Tommaso di ribellione e di tradimento, e, rinfacciandogli la sua oscura origine, gli intimano di fare atto di completa sottomissione al potere temporale del Re, pena l'esilio perpetuo. L'Arcivescovo nega tutte le accuse e si rifiuta di allontanarsi di nuovo dal gregge di fedeli, cosicché i Cavalieri si allontanano col proposito di ritornare a farsi giustizia a colpi di spada, Accorati sono i lamenti che si levano dal Coro delle Donne di Canterbury che possono solo testimoniare in silenzio gli eventi. I Sacerdoti, avvertiti del ritorno dei Cavalieri, trascinano a forza entro la Cattedrale l'Arcivescovo, ma egli dà ordine di disserrare le porte sprangate, deciso ad affrontare i suoi assalitori non come un pazzo disperato ma come chi vuole innanzi tutto il trionfo della Croce. Sui gradini dell'altare, mentre il popolo urla di orrore, i Cavalieri si avventano contro di lui e lo uccidono; poi, compiuto l'assassinio, cercano argomenti di difesa e, nel ten- tativo di stornare da sé ogni colpevolezza, propongono per Tommaso Becket che ha voluto morire in quel modo un verdetto caritatevole: suicidio per infermità di mente. Sulle loro vane parole si innalza il Coro di tutti i fedeli che è un inno di lode a Dio, una struggente invocazione alla di Lui pietà, per intercessione del nuovo martire di Canterbury, il Beato Tommaso.

Il libretto dell'opera è stato redatto dallo stesso Autore della musica sul testo originario di Thomas Stearns Eliot, nella versione italiana a cura di Monsignore Alberto Castelli.

 Photo: Gianandrea Gavazzeni, direttore


CORRIERE DELLA SERA
1958.02.07

GB OPERA MAGAZINE ASSOCIAZIONE CULTURALE                                    

1958.03.01

Teatro alla Scala di Milano

Recentemente ripresa in diversi teatri dal direttore Donato Renzetti e dal basso Ferruccio Furlanetto che ha indossato le vesti del protagonista, Assassinio nella cattedrale è probabilmente l’opera più popolare di Pizzetti nonostante sia stata eseguita piuttosto raramente dopo la morte del compositore. Dopo la prima rappresentazione avvenuta al Teatro alla Scala di Milano il 1 marzo 1958 sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni, con Nicola Rossi-Lemeni (Thomas Becket), Leyla Gencer (1°corifea), l’opera vantò altre ben nove riprese mentre il compositore era ancora in vita, tra le quali spicca certamente quella del Teatro Regio di Parma il 16 gennaio 1968 a un mese esatto dalla sua morte. Anche Von Karajan si interessò all’opera e la incise diverse volte tra il 1960 e il 1964 in una versione tedesca.
Tratta dal dramma di Thomas Stearms Eliot, l’opera di Pizzetti ha come sfondo storico le vicende che interessarono i rapporti spesso conflittuali tra potere religioso e potere politico nell’Inghilterra del XII sec.. Il problema, in quel secolo, era aggravato dal fatto che i due poteri non sempre erano separabili, in quanto accadeva spesso ai grandi feudatari del regno, i cosiddetti baroni, di assumere cariche ecclesiastiche e viceversa, ai prelati , di ottenere facilmente dal re la titolarità dei feudi. Thomas Becket, il protagonista, in gioventù aveva goduto dei favori del re tanto da essere ammesso a partecipare a tutte le feste e a tutti i ricevimenti di corte che gli avevano permesso di condurre una vita dedicata ai piaceri, ai divertimenti senza alcuna preoccupazione per il futuro e, desideroso solo di applicare quotidianamente i principi dell’oraziano carpe diem. Si era dedicato poi alla carriera politica nella quale aveva espresso doti così straordinarie da raggiungere la nomina a cancelliere del regno. Così aveva continuato a godere non soltanto dell’amicizia del re, ma aveva acquisito anche un potere politico enorme di cui si era servito per esercitare le funzioni di governo con mano ferma e inflessibile; infine con le dimissioni da cancelliere, aveva abbandonato la carriera politica e intrapreso quella ecclesiastica fino a ricevere la nomina, per disposizione del pontefice romano, di arcivescovo di Canterbury. Nell’adempimento di tale incarico egli aveva dato prova di straordinaria efficienza associata alla pratica delle virtù cristiane tanto da meritarsi la stima e l’affetto di tutti i fedeli; tuttavia i contrasti con il potere politico si erano resi sempre più gravi tanto da compromettere i rapporti con lo stesso monarca e da costringerlo a prendere la via dell’esilio in terra di Francia. Il suo desiderio di fare ritorno in patria non era venuto mai meno e, non appena i contrasti politico-religiosi si attenuarono, egli si imbarcò per l’Inghilterra dove, accolto dai fedeli con gioia e grandi manifestazioni d’affetto, riprese possesso della sua arcidiocesi, di cui aveva conservato, negli anni, la titolarità. La notizia dell’arrivo dell’arcivescovo si propagò con celerità e nell’arcidiocesi fervevano i preparativi, da parte del clero, per l’accoglienza.
Il sipario del primo atto si apre su un nutrito corteo di donne che si dirige da una strada attigua verso la cattedrale. Le donne, pur amando e stimando il loro arcivescovo, che si preparano ad accogliere con deferente affetto, vorrebbero, preoccupate per la sua incolumità, che egli facesse ritorno in Francia, temendo di essere costrette, in caso contrario, di dover essere testimoni di eventi terribili. Lo stesso arcivescovo sa che i pronostici per l’immediato futuro non sono affatto rosei perché sono molti i rischi che avrebbe dovuto affrontare a causa del numero e dell’irriducibile ostilità dei suoi nemici che, per il momento, sembrano volerlo lasciare in pace, ma che, alla prima occasione, manifesterebbero tutta la loro pericolosità e aggressività. Egli, tuttavia, obbedendo a Dio che lo aveva scelto come pastore dell’arcidiocesi di Canterbury, vede con chiarezza la strada da percorrere e con volontà, resa inflessibile dalla consapevolezza dei suoi doveri di sacerdote, intende seguirla fino in fondo anche a costo della vita. Di ritorno dalla cattedrale, dove aveva benedetto la folla dei fedeli, Thomas Becket, seguito dai sacerdoti, si ritira nel suo studio all’arcivescovado, dove vuole riflettere in tutta tranquillità sui futuri, possibili sviluppi della situazione politico-religiosa.

Nella stanza in cui, solo con se stesso, egli si trova immerso nei suoi pensieri, sembrano materializzarsi, come se assumessero la forma di persone in carne e ossa, alcune tra le tentazioni più seducenti, illusorie, ingannevoli, contro cui egli si accinge a lottare strenuamente con la forza d’animo che gli deriva dall’amore verso Dio e verso il suo gregge. Le prime due tentazioni scaturiscono dai ricordi del passato, cioè dei divertimenti giovanili la prima, della brillante carriera politica, la seconda. Il primo tentatore gli ricorda che un tempo, durante la giovinezza, aveva goduto dell’amicizia del re, con cui aveva condiviso i piacevoli e spregiudicati divertimenti frequenti a corte e che comprendevano la conoscenza delle belle dame dell’alta società, nonché la partecipazione a feste e banchetti in cui non mancavano di esibirsi provetti musicisti e danzatori. Thomas Becket non ha difficoltà a respingere questa tentazione scaturita dal ricordo di un passato molto lontano e destinato a non potersi mai più ripetere. Scomparso il primo tentatore se ne presenta, accompagnato da due cavalieri, un secondo che gli ricorda i fatti più recenti della sua carriera politica fino alla nomina a cancelliere. Thomas Becket, come cancelliere, aveva esercitato un potere forse superiore a quello dello stesso re, in quanto, appartenendo alla sua esclusiva competenza tutte le funzioni di governo affidategli, egli era in grado di dimostrare, nella quotidiana prassi della vita politica, la validità del vecchio adagio secondo cui il re regna, ma non governa. Il tentatore aggiunge che sarebbe molto facile, per un uomo con le qualità di Thomas Becket, ottenere di nuovo il titolo di cancelliere, esercitarne le funzioni e, soprattutto, i poteri politici relativi che sono e sarebbero anche per il futuro enormi. Anche le lusinghe e gli inganni, dissimulati ad arte nella tentazione, vengono respinti con forte e serena determinazione e, altresì, con l’immutata coerenza di chi, rifiutandosi di scendere a patti con la propria coscienza, intende mantenersi fedele al principio dello scrupoloso adempimento dei doveri da compiere nella sua posizione di arcivescovo. Thomas Becket fa notare al suo interlocutore come, pur mantenendosi fedele al re, non intende abbassarsi, umiliarsi fino a diventare uno dei tanti servi del monarca, cosa che immancabilmente si verificherebbe se accettasse di essere reintegrato nella carica di cancelliere; ricorda, altresì, che il potere religioso è superiore a quello politico e che la chiesa, attraverso il papa e i vescovi successori degli Apostoli, ha il diritto di giudicare i re sulla base del mandato ricevuto dallo stesso Gesù che aveva dato loro il potere di legare e di sciogliere. Il secondo tentatore e i cavalieri che lo accompagnano si allontanano ed ecco, subito dopo, presentarsi, al cospetto dell’arcivescovo un terzo, latore di una proposta ancora più allettante. Il tentatore propone, infatti, all’arcivescovo di porsi a capo del partito politico che vuole restituire al popolo normanno la sovranità sulla terra d’Inghilterra, garantendo così alla Chiesa, attraverso l’alleanza con la collettività nazionale, una supremazia sul re e sulla sua corte. Becket risponde di non avere alcuna intenzione di tradire il re e di riporre la propria fiducia solo in Dio, per cui anche il terzo tentatore è costretto, sconfitto, ad allontanarsi. Il quarto tentatore, di cui l’arcivescovo osserva la gigantesca ombra sinistra proiettata in fondo sulla parete dello studio, è più lusinghiero, più insidioso, in ultima analisi, più subdolo perché cerca di scardinare le stesse certezze sulle quali l’arcivescovo ha fondato l’esercizio della sua missione sacerdotale. Il tentatore gli fa notare che il desiderio di raggiungere la santità attraverso il martirio è proprio la strada da seguire per un sacerdote che voglia regnare per sempre, dopo morto, addirittura dalla tomba che ne custodirebbe le spoglie mortali. Non è forse vero, infatti, che le tombe dei Santi e dei martiri sono oggetto di venerazione da parte di tutti i fedeli i quali, considerandoli patroni dell’intera comunità, rivolgono loro preghiere per essere assistiti nelle loro vicissitudini quotidiane? Il carattere più subdolo, più pericoloso di questa quarta ultima tentazione dipende dal fatto che non proviene dall’esterno, ma ha la sua scaturigine nell’interiorità più profonda, imperscrutabile e inaccessibile della coscienza dell’arcivescovo che, per agire e soffrire con umiltà, non dovrebbe desiderare né la santità, né il martirio, ma, confidando esclusivamente nella bontà di Dio, sperare di ottenerli solo dalle sue mani come premi per essere stato intransigente e costante nell’adempimento della volontà divina; pertanto, se nel desiderio della santità e del martirio è adombrato un peccato di orgoglio tipico di chi vuole raggiungere gli onori degli altari, all’arcivescovo non rimane altro se non reprimerlo per affidarsi umilmente, totalmente, ma anche serenamente e coraggiosamente alla volontà di Dio che opera sempre per il bene dei suoi figli e sa ricavarlo provvidenzialmente anche dal male. Il desiderio della santità e del martirio è legittimo, ma può diventare peccaminoso per l’orgoglio che è sempre in agguato, per cui l’arcivescovo comprende, con sgomento, che il tentatore, per rendere irresistibile la tentazione, ha fatto leva sul suo orgoglio mai del tutto sopito. Quando Thomas Becket chiede al quarto tentatore il suo nome e soprattutto che cosa vuole in realtà, si sente rispondere che chiede e desidera ciò che egli stesso può dare e desiderare. Anche la quarta tentazione è decisamente respinta non senza che i quattro tentatori, prima di allontanarsi tutti insieme abbiano rimproverato all’arcivescovo la sua ostinazione e cecità spirituale – non ha, infatti, compreso come tutto nella vita è inganno e illusione – e che smarrito nel pensiero stupefacente della propria grandezza, abbia compiuto un itinerario mentale lastricato di inganni, diventando nella sostanza nemico della società e, soprattutto, di se stesso. L’arcivescovo, ormai vittorioso sulle tentazioni ordite dal maligno, prega intensamente ai piedi del Crocifisso e rialzatosi, si dirige verso la cattedrale per adempiere le funzioni religiose rituali nel giorno di Natale dell’anno 1170. Dopo alcuni giorni dalla celebrazione del Natale, trovandosi l’arcivescovo all’interno della Cattedrale, è informato dell’arrivo di quattro cavalieri che chiedevano di parlargli con molta urgenza e in privato. I quattro, alla sua presenza, dicendo di parlare in nome del re, lo accusano di tradimento nei confronti del monarca e di aver cospirato, in esilio, per esasperare i contrasti tra Francia e Inghilterra e tra il Papato e la chiesa inglese; gli ingiungono, quindi, di sottomettersi alla volontà del re o, in caso contrario, di abbandonare l’Inghilterra. L’arcivescovo respinge tutte le accuse e ribadisce la sua ferma intenzione di non abbandonare mai più la sua arcidiocesi. I quattro cavalieri per il momento si allontanano, ma minacciano di ritornare con le armi in pugno facendogli così chiaramente intendere le loro intenzioni omicide. Il clero e i fedeli, rendendosi conto della minaccia di morte nei confronti dell’arcivescovo, nel tentativo di salvarlo, sprangano le porte della cattedrale, ma i quattro cavalieri, con le armi in pugno, riescono ad entrare e, raggiunto l’altare, lo uccidono con inaudita ferocia. L’assassinio è così consumato e il sangue di un nuovo martire si aggiunge a quello versato nella lunga storia del Cristianesimo.
Probabilmente Pizzetti era venuto in contatto con il dramma di Thomas Stearn Eliot già nel 1936, prima leggendolo e soltanto dopo assistendo ad una rappresentazione durante la quale la moglie gli avrebbe fatto notare alcune interessanti caratteristiche. Solo nel 1956 e, quindi, ben vent’anni dopo, il compositore si sentì pronto a farne un dramma musicale. Perché tutto questo tempo? La tesi più plausibile è che lo stile e la drammaturgia di Pizzetti era maturata tanto da far sì che effettivamente Assassinio nella Cattedrale costituisca forse il vertice della sua drammaturgia in quanto assoluta protagonista è la parola che la musica contribuisce ad esaltare in una perfetta sintesi. È ciò che accade, per esempio, nell’introduttiva scena corale, dove la preoccupazione delle donne per la sorte dell’arcivescovo si esprime attraverso una scrittura agitata sia nella parte dell’orchestra che in quella vocale. L’ingresso dell’arcivescovo è marcato da un netto cambio di scrittura che si abbandona ad un lirismo più semplice, mentre più tormentato appare il percorso musicale nella scena dei tentatori conclusa da una frase risoluta Or la strada m’è chiara. Di grande suggestione per la sua forza musicale è, infine, l’Intermezzo.

La presente guida all’ascolto è tratta dal libro di Riccardo Viagrande, Ildebrando Pizzetti. Compositore, poeta e critico, Casa Musicale Eco, Monza, 2013, pp. 95-99. Si ringrazia l’editore per aver concesso la pubblicazione di questo estratto

http://www.gbopera.it/2015/03/ildebrando-pizzetti-assassinio-nella-cattedrale/

CORRIERE d'INFORMAZIONE
1958.03.03

LE GRANDI PRIME ALLA SCALA

Poesia e musica

Successo entusiastico dell'Assassinio nella Cattedrale. Il nobilissimo commento musicale di Pizzetti al dramma di Eliot. L'impeccabile esecuzione. Scenografia e regia di grandioso effette


Ho scritto, in altra occasione, che Assassinio nella Cattedrale è l'unico drama di Eliot che possa attrarre (com'è avvenuto) in fantasia di un musicista. Ma non vorrei, con questo, .......riar crodere che dramma non sia di per se intensamente musicale. Dei einque lavori beatrali di Eliot, il Murder w anxi, l’unico (escludendo il primo: The Rock, di searso interesse scenico) che ....... plenamente quel tipo di verio biblicheggiante che Claudel ha ..... di moda, ma che un ..... di Whitman poteva sentire come cosa propria. Musicalissime dunque, a modo loro, le salmodie del cori ellotani;  e di ..... ..... in eni l'eloquenza ha la sua parte, cio che non avverrà più nei successivi verai pariati di questo poeta. L'eloquenza piu che la lirica, e quel che meglio ai salva in una traduzione letterale dell'Assassino. E il primo effetto conseguito dal maestro Pizzetti nello sfondare in larga misura la versione del dramma – egregiamente condotta de mousignore Alberto Castelli – a stato di tagliare in truneo questa vegetazione atilistica, non salvando neppure lo schema esterno del frammenti sopraviscuti: i quali ei sono presentati in una veste ritmica che molto all'Ingrosso è quella deinostro endecllabo sciolto
Sappiamo, d'altronde, che Pizzetti non ha mai voluto musicare un dramma che non fosse in versi. Sara questa una superstizione, una foema di nobile omaggio alla Poesia, oppure un primo mezzo per allontanare in un tempo già costituzionalmente «poetico» situazioni e figure, e dunque la misura predenziale di un musicista che non è stato mal ligio (neppure nella Figlia di Iorio) ad alcuna forma di naturalismo o di verismo? Forse le due ipotesi sono egualmente vere.
In degli .......do direi che quella data dal testo originale. Era facile o era addirittura possibile ricavare significati musicali dal diverzo senso delle tentazioni subete dall'Arcivescovo: il ritorno a una vita di piaceri, il desiderio della potenza terrena Cancellerato), la volontà di rivolta ....... o il mistico expio dissolei. In ambiziosa brama del martirio? Certo non erano questi....... più idonet a far scattare in fantasia di alcun musicisti; e infatti solo la prima stormellante apparitione, di un sapore quasi trovadores, zembra in in carattere con la situazione; mentre i tre successivi fantasmi – teatralmente vivisimi – non ....... in temi a ritmi abbastanza differenziati (.......che sia predestille i quarto, di intonatione alquanto «rosso»). Altra difficoltà presentava la scena che vede gli assassini alla ribalta, a esibirei le loro apologies e a spiegarei che in essi non dobiamo ravvisare quattro gangsters, benai la voce stessa della Itagien di Stato che colpiare senza odio, anzi con pieta di ce stessa e delle vittime. L'episodio, di un macabre umorismo, poteva convenire solo a un ....... di tendenze ambivalenti (ad) exempio a uno Stravinski) Incopace di prender troppo sul serio il suo dramma. Pizzetti ha adottato qui la semplice recitazione accompa....... da un auggestivo pedale. Ed era forse la miglior solizione.
Non sono queste le solezione del dramma che sembrano rifiutarsi all'ispirantone del musicista; mentre poi considerate come strutture del racconto, sono assai vive quelle simmetrie (il pendantdelle quattro apparizione ad ogni atto) che alla lettura del dramma risultavano forse meno evidenti. Che il musicista di Debore abbia fatto buona prova nella parta corale, ricca ma non maisoverchiante, densa ma opportunamente spezzettata e lumeggiata come le figurazioni di un basseetlevo romantico, questo non pob me [.......]

EUROPEAN STARS & STRIPES

1958.03.03

THE TIMES
1958.03.03

Murder in the Cathedral

as an Opera

FROM OUR SPECIAL CORRESPONDENT

Milan, March 2

Last night Ildebrando Pizzetti's operatic version of Mr. T. S. Eliot's Murder in the Cathedral was received enthusiastically at La Scala. Pizzetti has prepared his own libretto, basing it on Monsignore Alberto Castelli's Italian version of the play, and adapting that translation to suit the score which focuses attention on the psychological drama of Thomas Becket's martyrdom. Much of the picturesque poetry of the original which belongs to the intimate theatre rather than to lyric drama for La Scala has been cut; and the language of Castelli's version, which follows Eliot's English very closely, has been smoothed so as to provide a more flowing legato for the music.
An example of this can be taken from the opening scene in which the women of Canterbury gather "to wait and to witness." Here the word-pictures of apples being stored in October and of the labourer in his muddy boots are left out and the staccato effect of Eliot's line "The new year waits, breathes, waits, whispers in the darkness" is softened with pleasant participles and bound together with a conjunction to become "l'anno novello attende respirando e bisbigliando nell' oscurità." This passage is sung by one of two chorus leaders. The women's gossip of the past seven years of "living and partly living is likewise omitted, and the emphasis on a sense of foreboding is sustained. The shadow of Becket's martyrdom is thus cast, mistily and unrelieved, before the archbishop himself appears. The tempters are phantoms of Becket's inward fancies. Even the cheerful carolling of the first of these seems to grow out of the archbishop’s own soliloquy which precedes this entrance. And Becket in this production does not turn bis face to any of his tempters except for one defiant look at the second of them. The score, rich in instrumental colour applied with meticulously neat brushwork, reserves the climax of the first part for the pages leading up to Becket's declaration: Now is my way clear. now is the meaning plain."
The priests do not partake in this climax, only the women of Canterbury and the
stands as it were surrounded by his fears and his fancies. For the interlude we are given a peep into the cathedral just as the sermon begins. Then, after a fade-out during which the music continues, we are taken back for the peroration, and the preacher foretells that shortly there may be yet another martyr. In the second part, just after the knights have threatened the archbishop, there is a chorus in which for the first time we hear the women expressing themselves in the first-person singular "1 have smelt them, the death-bringers... have heard the fluting in the nighttime I have felt the heaving of earth at night- fall..." These words are woven into a polyphonic pattern expressive of emotional frustration at the moment which is "too late for action, too soon for contrition."
Pizzetti is a truly great master of this kind of choral writing. The knight’s address is not presented as a kind of Shavian anticlimax. Twentieth-century colloquialisms are avoided, and the funeral bell which tolls in the background keeps us close to the tragedy of the year 1170. But the satire is not weakened. There is an impressive choral finale. A chorus of priests joins forces with the women of Canterbury for this as for the second scene just before the murder itself. Mr. Piero Zuffi's décor for Miss Margherita Walimann's production is effective and ingenious. A great cross, carved to recall those phases in Becket's life which the four tempters represent, is the central feature. Standing alone for the opening scene this undergoes various transformations without interrupting the action, so as to become part of Becket's study or part of the cathedral. Miss Wallmann's groupings and tableaux give the eye a feast of spectacle. The presentation of the interlude is perhaps a weak spot in what is otherwise a magnificently impressive production.
Mr. Gianandrea Gavazzeni, who conducted, is well known as an interpreter of Pizzetti's music. Mr. Nicola Rossi Lemeni sang the part of Becket, interpreting it with understanding. Mr. Rinaldo Pelizzoni doubled the roles of the First Tempter and the First Knight, and Messrs. Enrico Campi, Silvio Maionica, and Marco Stefanoni were the other knights. Miss Leyla Gencer and Miss Gabriella Carturan were the two chorus leaders.
A distinguished audience, including the British Ambassador, attended this performance.

Photo: Erio Piccagliani © A scene from act two of Pizzetti's opera Murder in the Cathedral.



CHICAGO TRIBUNE
1958.03.13

CHRISTIAN SCIENCE MONITOR
1958.03.29

New Opera from T. S. Eliot Drama

“Assassinio nella Cattedrale”

In La Scala World Première

The following article is the first in a series on music and musicians in Italy written during a recent tour.

Milan, Italy


Somehow, we have gained the Impression that Italy's great operatic tradition came to a close with Puccini. This is not true. There remains Ildebrando Pizzetti, who sets down majestic music with a powerful pen.
On the first day of March the Teatro alla Scala offered the «prima rappresentazione assoluta» of Pizzetti's new opera, «Assassinio nella Cattedrale», tragedy in two acts and an intermezzo. For his text Signor Pizzetti used the Italian translation by Alberto Castelli of T. S. Eliot's "Murder in the Cathedral and reduced the wordage according to his own requirements.
The première was an unqualified success. Signor Pizzetti has turned out an authentic masterwork-one that merits consideration by opera companies throughout the world. This venerable composer of gentlemanly mien has fashioned a remarkable scoretrenchant in its emotional insights, in an idiom original enough to be part of our day, yet conventional enough to be appreciated by all. His style might be called neo-impressionism, or impressionism with backbone.
 
Action of Opera
The action of the opera, as those acquainted with Mr. Eliot's drama will recall, circles about the imposing figure of Thomas à Becket, Archbishop of Canterbury, who has returned to the cathedral in 1170 after seven years in exile. In so doing he has defied the King. The conflict, however, does not derive so much from this defiance as it does from the battles fought by Thomas within his own conscience.
Signor Pizzetti was therefore faced by the challenging problem of writing what is basically a "one character" opera, for it is Thomas, either in person or in spirit, who holds the stage from first to last. But musically Signor Pizzetti has achieved variety aplenty. He employs a chorus of women, headed by two solo female voices (eloquently sung by Leyla Gencer and Gabriella Carturan). Among the male soloists are four Tempters and four Cavaliers who are in opposition to Thomas, the first group with- in his conscience, the second as actual representatives of the King.
The role of Thomas was impressively characterized, musically and dramatically, by Nicola Rossi Lemeni. His resonant baritone mirrored every nuance of emotion as Thomas waged his dignified battle against either the errors of conscience or of politics. There was a monumental quality about Signor Rossi Lemeni's performance, especially during the scene of the four Tempters.
 
In Silver Blue
These figures, dressed in silver blue, appear one by one to swerve Thomas from his course. With increasing subtlety, they first tempt him to return to a life of sensual pleasures, then to seize political power, then to rebel against the King in the name of the people and of the church, and finally- the most difficult temptation to resist to seek the glory of martyrdom.
The Intermezzo is given over to Thomas's Christmas sermon in which he preaches that the true martyr is he who in submitting to God seeks nothing for himself, not even the glory of martyrdom. Midway in this sermon Signor Pizzetti has composed an orchestral passage of transcendent beauty employing a melody of soaring aspiration.
The iconic settings, massive in a kind of primitive splendour, were designed by Piero Zuff, as were the opulent costumes. The production's visual impact was amplified by the patterned dignity of the movement, as worked out by Margherita Wallmann in her staging. Gianandrea Gavazzeni's superb conducting was strong factor in the evening's success.
Two slender comic operas are currently on the agenda at the Piccola Scala-La Scala's elegant miniature theatre that takes the listener into a doll-house world. The pieces are Weber's "Abu Hassan," one of -those Arabian Night spoofs, dating from 1810, and Schubert's «La Guerra in Famiglia», a mild version of the old Lysistrata theme, dating from 1823.
The Schubert was heard in the revision prepared by Robert Hirschfeld in 1928, by which the original Singspiel was transformed into an opera. It was a pleasure to hear the fresh voices of the younger members of La Scala's company, and Nino Sanzogno's conducting elicited the -inherent graces of both scores.
If it all added up to an evening spent pleasantly, yet unexcitingly, one must also admit that even the best in chamber opera is seldom more.
 
Photo © Erio Piccagliani
Nicola Rossi Lemeni as Thomas à Becket in "Assassinio nella Cattedrale," opera version of T. S. Eliot's "Murder in the Cathedral."


Photo © Erio Piccagliani
Ildebrande Pizzetti, composer of "Assassinio nella Cattedrale" (Murder in the Cathedral), opera adapted from T. S. Eliot's play



MUSICAL AMERICA
1958 April

International Report

Opera Based on Eliot Play

Has Premiere at La Scala
 
Milan, Italy. – Some three years ago, Guido Valcarenghi, director of the Ricordi publishing house, invited Ildebrando Pizzetti to set T. S. Eliot's famous drama "Murder in the Cathedral" to music. The world premiere of this opera, "Assassinio nella Cattedrale", was given at La Scala in March, and it appears to be another triumph for Ricordi, for the work met with unanimous approval of the public. The publishers already have received requests from numerous major theatres to present the work during the next season. The libretto faithfully follows the form and content of Eliot's drama in its expression, sentiments, and spiritual values, and the few cuts are limited to repetitions in the text.
The vocal line consists of recitatives with the exception of certain phrases in the second act, and while Pizzetti's music amply serves as an accompaniment for the moods of the stage drama, it is not a self-sufficient medium. He has made ample use of the Leitmotiv not as much by themes of particular character as by means of instrumentation.
Nicola Rossi-Lemeni gave a profoundly impressive characterization of Thomas à Becket, but the volume of his voice was lacking in the more dramatic moments. The excellent supporting cast included Aldo Bertocci, Mario Ortica, Dino Dondi, Adolfo Cormanni, Rinaldo Pelizzoni, Antonio Cassinelli, Nicola Zaccaria, Lino Puglisi, Leyla Gencer, Gabriella Carturan, Enrico Campi, Silvio Maionica, and Marco Stefanoni. Conductor Gianandrea Gavazzeni kept a skilful balance between stage and orchestra, but he did not produce the full variation of colours that are always contained in Pizzetti's scores.
Visually "Assassinio nella Cattedrale" was one of the finest productions that we have had at the Scala for quite a long time, with sets and costumes by Piero Zuffi and staging by Margherita Wallmann, who excellently blended the poetic and plastic movements of the chorus and the lighting effects. Mr. Zuffi's main set consisted of a gigantic cross, which completely dominated the stage, and which could be adapted to all the scenes by the addition and removal of panels and by movable bridges.


Photos © Erio Piccagliani
(Above): Nicola Rossi-Lemeni (kneeling), as Becket, just before he is slain by the four knights in "Murder in the Cathedral", the new Pizzetti opera at La Scala in Milan.
(Below) Collaborating on the production were, left to right, Gianandrea Gavazzeni, conductor; Ildebrando Pizzetti, composer; Margherita Wallmann, producer; Piero Zuffi, designer.


OPERA NEWS
1958 April

OPERA MAGAZINE
1958 May

ITALY

Milan.

[…..] Meanwhile, at La Scala itself performances have not reached such a high level. Gianandrea Gavazzeni produced a rather unequal Madama Butterfly, principally because Gigiola Frazzoni was ill-adapted to the role of Cio-Cio- San. The physique of this singer should indeed have advised her not to under- take this role, but the quality of her voice, so strongly dramatic, adapted itself with difficulty to the Puccini range of tone. On the other hand, Gianni Raimondi and Rolando Panerai sang with a true sense of style.
The twentieth anniversary of Ravel's death was commemorated with performances of his L'Heure Espagnole and L'Enfant et les Sortilèges, entrusted to reliable singers, nearly all of whom were French-Jacqueline Brumaire, Juan Oncina, Jean Christophe Benoît, Robert Massard, Jacques Doucet, Françoise Ogeas, Christiane Castelli, Vivette Barthélémy, Christiane Gayraud, Freda Betti, Jeanne Berbie, Edith Martelli, Bianca Maria Casoni, Gustave Wion and Paul Dernne. Nino Sanzogno conducted.
Meanwhile, Lovro von Matacic directed a timely revival of Gluck's Orfeo, but in a rather curious style. This was not so much on account of a certain slowing-down of tempi, which did not prove too disturbing, taking into account the exquisitely lyrical and mobile nature of the score: what was unjustified was the completely arbitrary transposition of the overture. This no longer appeared at the beginning of the opera but was delayed until after the dance of the Furies who invite Orpheus to enter the gates of Hades. It was as if one should interpret the overture as a symphonic description of Orpheus's journey through the realm of the dead to reach the Elysian Fields. But it most definitely does not possess this significance and remains clearly detached from the centre of the action; while at the opening of the opera it prepares magnificently for the grief of Orpheus, weeping over Eurydice's tomb. The vocal interpretation, too, was not free from faults. Fedora Barbieri was Orpheus- a good Orpheus, with warm dramatic tone and fine, moving lyrical approach, though marred by some shortcomings in intonation. Sena Jurinac played Eurydice, a very over-dramatic Eurydice, and Francoise Ogéas was an Amore with clear tone but lacking in refinement and elegance.
The beginning of March saw the world première at the Scala of Pizzetti's Assassinio nella Cattedrale (Murder in the Cathedral) based on T. S. Eliot's dramatic poem, translated into Italian by Alberto Castelli and revised by Pizzetti himself. It should be said at once that rarely in recent times has a new opera won such complete approval from both public and critics. Its success in the theatre has been of the warmest, and the Press were in entire agreement in pointing out the merits of the score. Indeed, Pizzetti's new opera is undoubtedly the best of all that the illustrious Maestro has written in recent years. Above all, he has not here confined himself to setting a literary text already complete in itself as he had previously done with d'Annunzio's dramas, that is, adding a musical score to a libretto which has no need of it. Pizzetti has caught the general sense of T. S. Eliot's tragedy; then has telescoped and condensed the incidents and dialogue and has translated all into musical terms. Moreover, it must be admitted that the music has here helped the libretto by interpreting it as well as giving it an inflection which the text itself did not always have. This happy transformation is particularly evident in the middle part of the opera, in the intermezzo which illustrates the Archbishop's Christmas sermon to the faithful. After the Archbishop's brief speech there follows an orchestral section which is a commentary on the sermon itself translated into music. Where words tend to clog the argument. music takes over in interpreting the thought. Music convincingly presents through its unique emotional power that which now has little need of words, and it is, indeed, here superior to speech as a medium. That is his general conception of the opera. As for his particular treatment: although Pizzetti's lan- guage is always peculiarly his own, it is nevertheless evident that in this latest score new feeling has offered him more persuasive scope for genuine and abundant lyricism. The design of his recitatives has been broadened to a more melodic and inspired discourse. There is now a new maturity and mastery in musical speech which allows Pizzetti more sincere expression and lyrical expansion together with more natural writing. The public has appreciated the composer's abandonment of academicism and has welcomed the new score with true enthusiasm. The finest interpreters contributed to this success: Gianandrea Gavazzeni, who conducted the whole work sensitively, and Nicola Rossi-Lemeni, who was a Becket unrivalled in the perfection of his performance and in his skill in creating the character. But in addition to the principal character the whole cast contributed to the success of a truly homogeneous production, and all should be given equal praise: Aldo Bertocci, Mario Ortica, Dino Dondi, Adolfo Cormanni, Rinaldo Pelizzoni, Antonio Cassinelli, Nicola Zaccaria, Lino Puglisi, Leyla Gencer, Gabriella Carturan, Enrico Campi, Silvio Maionica and Marco Steffanoni.


Photo © Erio Piccagliani A scene from the second act of Assassinio nella Cattedrale'. Scenery and costumes by Piero Zuffi; production by Margherita Wallmann

RADIOCORRIERE.TV
1975 May 8 - 14

la lirica alla radio

a cura di Laura Padellaro
 
Un'edizione storica

Assassinio

nella cattedrale

Opera di Ildebrando Pizzetti (Giovedi 22 maggio, ore 21,30, Terzo)

 

L'edizione dell'Assassinio nella cattedrale in onda questa settimana, può definirsi storica. Si tratta, infatti, di una registrazione effettuata il dicembre 1958 nell'Auditorium di Torino della RAI, sotto la direzione di Ildebrando Pizzetti. In questa data erano trascorsi non più di nove mesi dalla prima rappresentazione assoluta (teatro alla Scala, 1° marzo 1958). Sicché dello spettacolo si continuava a parlare con fervido interesse, tanto più che la nuova partitura pizzettiana era subito apparsa fra le più belle del maestro di Parma. Sul podio, come si diceva, sali il musicista che per la prima» aveva affidato la bacchetta all'espertissima mano di Gianandrea Gavazzeni. Il protagonista fu, ancora una volta, il grande Nicola Rossi-Lemeni alla cui arte interpretativa il personaggio di Beckett rimarrà strettamente legato. La parte della prima corifea, assai spiccante nella partitura, venne assegnata nell'esecuzione radiofonica al soprano Virginia Zeani (al la Scala l'aveva cantata la Gencer).
Situato cronologicamente nell'ultimo periodo creativo pizzettiano (prima della morte, avvenuta a Roma il 13 febbraio 1968, il compositore scriverà ancora Il calzare d'argento, su testo di Bacchelli e Clitennestra su parole proprie), l'Assassinio nella cattedrale reca nel frontespizio la seguente dicitura, assai precisa: Tragedia musicale in due atti e un intermezzo su testo originale di Thomas Stearns Eliot, ridotto per la propria musica dalla versione italiana di mons. Alberto Castelli da Ildebrando Pizzetti. Com'è noto, Eliot si era appoggiato alla vicenda storica della lotta tra l'arcivescovo di Canterbury Tommaso Becket e il re Enrico II Plantageneto. Il dramma, intitolato Murder in the cathedral è del 1935. Si è ripetuto più volte che l'amore antico di Ildebrando Pizzetti per il teatro in musica (cominciò, confessava il musicista, quando ancora portavo i calzoni corti...) trasse dal soggetto eliotiano un'urgentissima sollecitazione. In effetto, l'architettura stessa del dramma di Eliot, la sua musicalissima potenza, la grandiosità di misura di un affresco religioso già risonante di musica ( più che i monologhi di Tommaso scrive Eugenio Montale, - sono le voci del coro e quelle dei tentatori maggiori espressioni del dramma di coscienza dell'arcivescovo ») erano congeniali alla natura del linguaggio e all'ideale estetico di Pizzetti. La prima scintilla si accese nella toccante scena finale dell'uccisione Tommaso. Nel finale, dice Pizzetti, con l'apoteosi corale che mi apparve subito chiaramente delineata, ho ritrovato appieno tutti i simboli e i valori del dramma musicale come è sempre stato da me concepito .. Rimarrà, cotesta pagina, un punto al vertice dell'Assassinio. Altri memorabili cime della partitura sono la predica di Natale, nell'intermezzo, la scena dei tentatori, nel primo atto, l'arioso dell'arcivescovo Ora la strada è chiara con il coro delle donne, l'intervento dalla prima corifea, la scena dei quattro cavalieri, il concertato a cui partecipano il coro dei sacerdoti e il coro delle donne. Una fortuna dunque, quella di poter riaccostarsi a una opera troppo raramente: una partitueseguita: ra che basta, essa Sola, a indicare l'alta statura artistica di un autore la cui musica avrebbe vita rigogliosissima qui in Italia (qualche settimana fa, a Roma, il pubblico dell'Opera ha applaudito con straordinario calore l'Assassinio) se le perturbazioni che oscurano i cieli dei nostri teatri non dipendessero anche dal disinteresse dei responsabili della vita musicale per le opere di musicisti italiani che non si chiamino Verdi e Rossini, Donizetti e Puccini. Ci auguriamo che nel 1978, quando si celebrerà il decennale della morte di Ildebrando Pizzetti, l' Assassinio nella cattedrale abbia già una testimonianza discografica.
 
La tramma dell’opera

Atto I - L'azione svolge a Canterbury, il 2 dicembre 1170. Tommaso Becket (basso) un tempo cancelliere e amico del re, poi suo fiero avversario, è ritornato a Canterbury. Dal giorno del suo allontanamento dall'Inghilterra sono trascorsi sette anni. Ora la fine dell'esilio in Francia, il suo ritorno in patria, suscitano nei fedeli una trepida gioia amareggiata però dal dubbio sulla futura sorte del pastore. Essi temono, infatti, l'ira del re nei confronti di Tommaso. Ed ecco appare l'arcivescovo che rincuora i presenti. Poco dopo, nella pace del suo studio, esorterà i sacerdoti alla pazienza e alla fiducia, Allontanatisi i sacerdoti, gli si presentano uno dopo l'altro quattro visitatori. Sono venuti a tentarlo e a sconvolgere la sua ferma coscienza, facendo leva sulle passioni che egli è riuscito a domare appena ha indossato la veste dell'arcivescovo. Il primo tentatore gli ricorda il passato e i mondani piaceri; il secondo tentatore rievoca i giorni esaltanti del potere; il terzo tentatore lo spinge a ribellarsi al re. Il quarto tentatore è il più pericoloso e suadente e lo tenta con i suoi stessi desideri: il martirio, la gloria celeste. Ma Tommaso s'inginocchia dinanzi al crocifisso e prega perché quest'ultima e più grave tentazione si allontani da lui. Intermezzo E' la mattina di Natale. L'arcivescovo annuncia ai fedeli una breve predica sul tema del martirio. Il vero martire, egli dice, è colui che non desidera più nulla per se stesso, neppure la gloria del martirio e che diviene uno strumento di Dio nella piena sottomissione ai voleri divini.
Atto II
il 29 dicembre 1170. Mentre i sacerdoti celebrano la gloria dei santi, irrompono quattro cavalieri del re. Rivolgono a Tommaso l'accusa di ribellione e di tradimento: egli si è rivoltato contro il sovrano che lo aveva tratto ai più alti onori, sollevandolo da un'umile e oscura esistenza. Tommaso si difende ei cavalieri si allontanano minacciandolo di ritornare con le spade. Si leva il lamento delle donne di Canterbury. Tommaso è tranquillo e invoca la pace. E' l'ora dei vespri e le porte della chiesa vengono chiuse. Ma l'arcivescovo ordina ch'esse siano riaperte. Ed ecco giungere i cavalieri: uccideranno Tommaso tra la disperazione e il terrore del fedeli. I quattro avanzano poi verso il proscenio tentando di giustificare il nefando assassinio, Si leva, dal coro dei fedeli, un inno di lode a Dio. Poi cala il sipario sulle ultime parole O beato Tommaso, prega per tutti noi.

OPERA MAGAZINE
1958 August

ITALY Milan. May opened at the Scala with a revival of Pizzetti's successful “Assassinio nella Cattedrale”. All the artists returned to their original roles with the exception of Leyla Gencer, who was replaced by Gianna Maritati. 

LA STAMPA
2000.08.10

OPERA NEWS
ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE
Links to OPERA NEWS ARCHIVES related with Gencer’s performances

Assassinio nella Cattedrale > Opera News > The Met Opera Guild

... Leyla Gencer's First Chorister is the voice (shiny and powerful) first heard; her soaring commentary returns frequently, sometimes accompanied by the less ...

Opera News - Once More to the Cathedral

... nella Cattedrale had its premiere at La Scala on March 1, 1958, with bass Nicola Rossi-Lemeni in the role of Thomas Becket and soprano Leyla Gencer as the ...

Assassinio nella Cattedrale > Opera News > The Met Opera Guild

... In her topmost notes she may not quite equal the late Leyla Gencer, who created the role, or Virginia Zeani, who quickly took it up; but Marrocu is one of few ...

COMPLETE RECORDING

1958.03.01

Recording Excerpts [1958.03.01]
Lasciatele alla loro esaltazione Act I No.1
Vi sono piu che grato per le vostre Act I No.2
Vedete, Signor mio, ch'io non m'indugio Act I No.3
Vostra Signoria forse non si rammenta Act I No.4
Sono un visitatore inaspettato Act I No.5
Bene, Tommaso! Dura da piegare Act I No.6
Signore, noi non siam state felici Act I No.7
Intermezzo Figli cari di Dio Act I No.8
Neppur oggi, a Natale Act II No.1
Noi attendiamo Act II No.2
Servi del Re Act II No.3
Da poi che il Re v'ebbe restituito Act II No.4
Pace, pace! E sia pace Act II No.5
Dies irae, dies illa Act II No.6
Venite via, Signore Act II No.7
Vi preghiamo Act II No.8
Noi ti lodiamo Act II No.9