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2001.02.07
Busseto - Il finale è un colpo di genio: avanzano frontalmente i cantanti in orizzontale, via via sempre più vicini alla platea, nell' incredibile teatrobomboniera dove pare di sentirsi respirare l' un l' altro, poco più di 300 posti serrati dentro cento metri quadri. Giunti in proscenio, birichini, sfidanti, giudicanti, cantano puntando il dito sugli spettatori: «Tutti gabbati». Come un sigillo, un verdetto esistenziale. Gabbati noi, qui sulla scena, abitatori della trappola incantata di Falstaff, ma non- solo. Gabbati voi nel pubblico e nel mondo tutto, che come noi giocate il grande gioco della vita, specchiato nella somma parabola verdiana. Si conclude così, oltre la mezzanotte, in una Busseto in festa, che ha vissuto ieri la sua giornata di massimo tripudio verdiano di quest' anno del centenario, con Piazza Verdi addobbata, sbandierante e infiaccolata, e piccole folle di bussetani pressati dietro le transenne all' esterno del teatrino, il Falstaff diretto da Riccardo Muti con l' orchestra della Scala, offerto in versione cameristica. Proprio come volle eseguirlo, nel 1913 e nel 1926, nel medesimo teatro, Arturo Toscanini (e suo assistente, nel '26, era Antonino Votto, alla cui scuola Muti si è formato). E proprio come disse di sognarla Verdi, che concepì questa sua opera estrema ed amatissima come una sorta di avventura intima, privata (pensava addirittura alla sua villa di Sant' Agata per rappresentarla). Esplicita felicità dei privilegiati spettatori in sala nella serata tutta ad inviti, incluso Ciampi, giunto puntualissimo e applauditissimo, e ospitato con signora nel palco reale addobbato di rose ovviamente bianche e rosse con gran fogliame di verde attorno. Parte, al suo arrivo, più che mai intenso vista la risonanza dell' ambiente minuto, l' inno di Mameli (ebbene sì, stavolta Muti offre il suo tributo al Presidente). Nel glorioso teatrino in cui campeggia, pendente dal secondo ordine di palchi, un' autentica bandierona tricolore del 1848, inneggiante a Mazzini, Verdi e Garibaldi (la data spicca sopra il tessutone consunto, il reperto eccellente è proprietà di un bussetano), ci sono sono ministri (Bersani e Veronesi), parenti musicali illustri (gli eredi Verdi, ovvero Alberto Carrara Verdi con la sorella Gabriella, attuali signori di Sant' Agata, e Emanuela Castelbarco Toscanini, nipote del mitico direttore parmense), grandi dame della scena come Giulietta Simionato, Leyla Gencer e Valentina Cortese. Poi Carlo Bergonzi, che qui a Busseto è di casa, i vertici della Scala al completo, e ancora Rai, alta finanza, industria: Roberto Zaccaria, Cesare Romiti, Fedele Confalonieri, Mincato della Eni, Brachetti Peretti, Marilena Barilla, Stefano Tanzi della dinastia Parmalat. Tutti grati di uno spettacolo musicalmente e teatralmente irresistibile, che avrà una sola replica domani sera e che sarà ripreso tra un paio di mesi a Ravenna (ma in teatro c' erano le telecamere di RaiTre, che lo trasmetterà domenica 17 giugno; e ieri sera, in diretta, era seguito in quattro maxischermi, montati alla Scala, al Regio di Parma, a Busseto in Piazza Verdi e anche a Roncole, di fronte alla casa natale del compositore). Ovazioni per il direttore, per il regista Cappuccio (quanto humour e senso della musica nella scansione quasi danzata del suo racconto scenico), per il Falstaff di Ambrogio Maestri (voce importante, soffice corpo kolossal, chiome a batuffolo sul testone roseo e tondo) e per gli altri cantanti: Roberto Frontali, Juan Diego Flòrez, Barbara Frittoli, Inva Mula, Anna Caterina Antonacci, Bernadette Manca di Nissa. Figure stagliate nei rinati colori accesissimi, giganti nell' effetto della vicinanza eccezionale. E a notte fonda, dopo i saluti di Ciampi a Muti (in palcoscenico, a sipario chiuso), tutti a cena a Palazzo Calvi, a Samboseto di Busseto, per coccolare il Pancione con lambrusco e culatello.
2001.05.13
Ferrucio Furlanetto bass
Verdi Sinfonia Nabucco
Brucker Te Deum
Verdi Sinfonia La forza del destino
Verdi Stabat Mater
CORRIERE DELLA SERA
Prova d' orchestra 'Così ci alleniamo'
Ormai è certo: Silvio Berlusconi non sarà alla "prima" di Otello. La Scala ha ricevuto proprio ieri la rinuncia da parte della presidenza del Consiglio. È invece confermata la presenza del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, con la signora Franca. Il teatro ribadisce che, quest' anno, la scelta è stata all' insegna dell' assoluta sobrietà, tenuto conto anche del delicato momento internazionale. Pochi gli inviti diramati, salvo, naturalmente, quelli istituzionali. Berlusconi assente, ecco pronti sei ministri a rappresentare il governo: Giuliano Urbani (Beni Culturali), Giulio Tremonti (Economia e Finanze), Roberto Castelli (Giustizia), Girolamo Sirchia (Salute), Altero Matteoli (Ambiente), Lucio Stanca (Innovazione Tecnologica). Assisteranno allo spettacolo le autorità cittadine (il sindaco Albertini, il Presidente della Regione Roberto Formigoni e quello della Provincia, Ombretta Colli) oltre a Questore, Prefetto e Procuratore generale della Repubblica, Francesco Saverio Borrelli. Tra i soci fondatori della Fondazione Scala, si vedranno Fedele Confalonieri, Cesare Romiti, Miuccia Prada, Giovanni Bazoli, Gianmaria GrosPietro, Giuseppe Guzzetti, Giorgio Fossa. In teatro anche due grandi cantanti del passato: Giulietta Simionato e Leyla Gencer.
Venerdì sera, chi sarà alla prima dell' Otello farà bene a tener d' occhio i contrabbassi. Soprattutto nel quarto atto, quello finale e più drammatico. Eh sì, perché i nove professori dell' orchestra armati di archetto avranno il loro momento di gloria. Desdemona avrà appena finito di intonare la sua sconsolata preghiera alla Madonna, e il Moro starà per irrompere nella camera nuziale, ormai mosso da una furia cieca, pronto a sopprimere l' unica donna che ha veramente amato. Proprio qui il maestro Muti darà l' attacco per il "solo" che, almeno per una volta, trasformerà in assoluto protagonista uno strumento di solito un po' nascosto, anche se importante come lo sono le fondamenta per una casa. Ecco perché incrocia le dita il primo contrabbassista Giuseppe Ettorre, 63 anni, da quattordici alla Scala, che dovrà trascinare la sua sezione in uno dei momenti che preparano la tragica risoluzione finale dell' opera. «È un' opportunità eccezionale per i contrabbassi - racconta con uno spiccato accento romagnolo, lui che è nato a Ravenna anche se la sua famiglia ha origini calabresi - . Sono anni che Otello non va in scena alla Scala. Certo la musica è universale, ma Verdi lo sentiamo come un autore intimamente nostro. Oltretutto, proprio in quest' opera, il compositore legittima l' uso del contrabbasso a quattro corde: ai tempi c' era una grande discussione, molti dicevano che la quarta corda appesantiva, mentre ora è data per scontata. Per ora siamo contenti di come sta venendo quel passaggio, ma tocchiamo ferro». E Muti cosa vi ha detto? «Fa suonare i contrabbassi nel modo migliore - spiega - Lui esige intensità continua da tutta l' orchestra ma a noi dice sempre: sapete che voglio sentirvi. Non c' è stato bisogno di tante parole. Si è studiato in particolare il colore, che deve essere misterioso, scuro, drammatico». L' abbassamento del diapason ha comportato qualche difficoltà? «All' inizio sì - ammette Ettorre - Le prime prove ci hanno creato un senso di smarrimento, quasi non riuscivamo a trovare le note, così abituati a sentire i nostri "la" tanto squillanti. Ora non ci sono problemi. In ogni caso, mi pare una operazione del tutto legittima: Verdi stesso lo richiedeva, e le scelte di Muti sono sempre dettate dal rispetto dell' autore. C' è chi dice che si è fatto per agevolare i cantanti? Se serve a far venire fuori il canto in maniera più fluida, e per rendere più pastoso il suono dell' orchestra, che male c' è?». Riti, scongiuri, superstizioni particolari per prepararsi alla "prima"? «Macché - dice sicuro il musicista - Il 6 sono a Teramo a suonare un concerto di Bottesini. Il 7 mattina cercherò di arrivare a casa presto, e mi concederò una pennichella pomeridiana. In teatro mi presenterò un' ora prima dello spettacolo: un po' per evitare la ressa, un po' per trovare la giusta concentrazione». Quando, nel 1987, è andato in scena l' ultimo Otello scaligero, con Carlos Kleiber sul podio, Ettorre non suonava ancora a Milano. In orchestra c' era invece il violista Emanuele Rossi, quarantunenne che è nell' orchestra scaligera dal 1980. Ha trovato molte differenze nell' interpretazione? «I confronti non hanno senso - dice - Kleiber e Muti sono due personalità troppo diverse. Un tempo, poi, si puntava di più sulla zampata di genio, sugli effetti, magari sacrificando la pulizia del suono, la fedeltà alla partitura. Muti in questo, invece, è eccezionale: tiene tutto sotto controllo, è rigoroso, attento a quello che accade sul palcoscenico. E questo a volte può servire a non cadere nel dirupo». Quella con Otello è l' ultima inaugurazione al Piermarini, prima del trasloco agli Arcimboldi. È già tempo di nostalgia? «Mah, la situazione nella vecchia Scala è un po' precaria - spiega Rossi -. Può anche capitare che noi siamo lì a cambiarci, in mutande, e Muti passa per andare in buca. Ma, d' altronde, girando per i teatri del mondo abbiamo visto di peggio: nelle strutture più vecchie le condizioni in cui si lavora non sempre sono umane». Com' è l' Otello per le viole? «Non suoniamo nulla di impegnativo dal punto di vista tecnico - risponde l' orchestrale - Certo abbiamo dei passaggi molto delicati: i problemi sono più timbrici, che di note. L' autore più difficile per la nostra sezione? Sicuramente Strauss».
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Due film e un libro È Sempre Verdi
Alle 18.30 alla Libreria Rizzoli in Galleria viene presentato «Verdi e la Scala» (edizioni del Teatro alla Scala) da Francesco Degrada, Giovanni Raboni, Carlo Fontana e Mercedes Viale Ferrero (ingresso libero). Alle 21 allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2) si proiettano due corti Celebrazione e All' opera! presenti Carlo Fontana, Luigi Alva, Leyla Gencer, Sabino Lenoci. Per l' ingresso tel. 02.77406371.
2002.02.12
Alle 18.30 alla Libreria Rizzoli in Galleria viene presentato «Verdi e la Scala» (edizioni del Teatro alla Scala) da Francesco Degrada, Giovanni Raboni, Carlo Fontana e Mercedes Viale Ferrero (ingresso libero). Alle 21 allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2) si proiettano due corti Celebrazione e All' opera! presenti Carlo Fontana, Luigi Alva, Leyla Gencer, Sabino Lenoci. Per l' ingresso tel. 02.77406371.
2002.07.04
Opera Award posti prenotabili
Si possono prenotare già da oggi al numero 02-5834941 gli ingressi (gratuiti) per partecipare alla serata di giovedì 31 ottobre (ore 20.30) al Teatro Dal Verme per il gala dell' "Opera Award", il premio attribuito dalla rivista L' Opera ai protagonisti del mondo del melodramma presentato da Pippo Baudo. Le premiazioni si alterneranno a momenti musicali, con arie, e duetti interpretati dai vincitori accompagnati dall' Orchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Giuliano Carella. Tra le nomination, quelle ai direttori Claudio Abbado, Roberto Abbado, Gianluigi Gelmetti, Zubin Mehta e Riccardo Muti, ai soprani Fiorenza Cedolins, Nathalie Dessay, Mariella Devia, Renée Fleming e Dimitra Theodossiou, ai tenori Roberto Alagna, Marcelo Alvarez, José Cura, Placido Domingo e Juan Diego Florez. Tra gli ospiti, Leyla Gencer, Magda Olivero, Giulietta Simionato, Renato Bruson, Katia Ricciarelli.
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Scrittori e musicisti svelano i loro segreti
Le emozioni sono spesso responsabili delle nostre reazioni, ma sono anche suscitate ed evocate da altre azioni, e in ogni caso raccontano qualcosa di noi. Una serie di incontri con personaggi noti, che operano nel campo della musica, della letteratura, della poesia, cerca di indagare sul modo in cui l' espressione artistica suscita e rivela emozioni. "L' astuzia delle emozioni", ovvero "Come la finzione artistica svela ciò che siamo", è il titolo del ciclo, promosso dalla Banca Popolare di Milano nella sede di via San Paolo 12. Il primo a presentarsi oggi nella Sala delle Colonne dell' istituto è Luis Bacalov, musicista argentino: pianista e direttore d' orchestra, con predilezione per tango e jazz, ma soprattutto compositore. In Italia dagli anni Sessanta, Bacalov ha lavorato per maestri del cinema come Fellini, Lattuada, Pasolini, Rosi e molti altri, e ha ricevuto l' Oscar per le musiche del film Il postino di Massimo Troisi. «So che nel mio lavoro esiste la possibilità di trasmettere emozioni - dice Bacalov - , ma bisogna capire come funziona la cosa. Bisogna chiedersi innanzitutto se la musica è un linguaggio, e ragionando su questo analizzare il modo in cui veicola le emozioni. A quali architetture sonore corrispondono quali emozioni, per esempio, e perché? è questione di velocità, di timbro, di intensità? Ci sono studi scientifici che si sono occupati di questo, specialmente in campo neurologico. Il discorso è complesso e affascinante, tenteremo di affrontarne almeno una parte». La settimana prossima tocca al poeta cinese Yang Lian, uno dei padri della poesia cinese d' avanguardia, che ha abbandonato Pechino dopo i fatti di Tiananmen e ora vive a Londra, dove è docente universitario. Grazie alla traduzione italiana della sua opera ha vinto nel 1999 il Premio Flaiano. Tre settimane di pausa, poi si ricomincia con l' intervento di Ivano Fossati. Il cantautore genovese ha scelto come tema "Musica e bugie": in una canzone le parole possono smentire la musica, oppure viceversa, e l' interprete musicale può sdoppiarsi e smentire se stesso, come in teatro~ Dopo Fossati si presenterà il grande soprano Leyla Gencer, turca di origine ma milanese di adozione, attualmente docente all' Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici della Scala, presentata dalla musicologa Franca Cella. Il primo intervento di marzo sarà dello scrittore Giuseppe Pontiggia, nato a Como e residente a Milano, onorato da numerosi Premi e da un grande successo di pubblico, riconfermato e aumentato con l' ultima opera, il romanzo Nati due volte (del 2000), con cui ha vinto il Campiello. Seguirà la testimonianza del maestro Riccardo Chailly, prestigioso milanese che porta nel mondo la magia della grande musica, dal lontano debutto negli anni Settanta ai successi attuali. è anche a capo dell' Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi. L' ultimo appuntamento è con Hana Roth, grande interprete della musica tradizionale ebraica, in particolare della cultura yiddish dell' Europa orientale, oltre che scrittrice, attrice e regista teatrale, che vive attualmente a Tel Aviv. Ore 21, Sala Colonne, Banca Popolare di Milano, via San Paolo 12, ingresso gratuito previa prenotazione, tel. 02.77002928
CORRIERE DELLA SERA
"L' astuzia delle emozioni", il ciclo di incontri con letterati, filosofi e personaggi del mondo della musica si anima con l' intervento del soprano Leyla Gencer. Turca di nascita (ma milanese d' adozione) la Gencer è stata fra le protagoniste del canto lirico nel secondo dopoguerra. Impegnata attualmente come docente dell' Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala, la Gencer parlerà di sé e delle sue emozioni, sollecitata dalla musicologa Franca Cella. Banca Popolare, via San Paolo 12, ore 21, ingresso libero con prenotazione,
2003.05.13
LIBERATION
Les trois vies de la Fenice
L'opéra de Venise, détruit par un incendie en 1996, rouvre en fanfare pour une semaine, avant le vrai démarrage de la saison à l'automne.
Venise envoyé spécial
La place Saint-Marc est noyée dans la brume, mais à quelques encablures de canaux, la Fenice est flambant neuve sous les projecteurs. Certes, la métaphore est d'un goût douteux. Mais le destin de ce «phénix» n'est-il pas de renaître éternellement de ses cendres, toujours plus beau ? Déjà, au XVIIIe siècle, la Fenice détonnait dans le riche paysage théâtral de la lagune, par son élégance et ses proportions. Mais le bijou, restauré à l'identique sept ans après l'incendie qui le consuma, à l'exception de sa façade, et inauguré dimanche soir, accueille plus de spectateurs : 1 076 au lieu de 814 jusqu'en 1996.
La malédiction de la Fenice ne date pas d'hier. En décembre 1836, une partie importante du théâtre avait été détruite par le feu. Il n'avait alors fallu qu'un an à Tomaso et Giambattista Meduna pour recréer le lieu construit par l'architecte vénitien Giannantonio Selva. Cette fois, 630 jours auront été nécessaires pour réaliser le projet de reconstruction élaboré par Aldo Rossi, mort un an après l'incendie de 1996. Le bataillon de carabiniers déployé à 24 heures de l'inauguration est impressionnant. Ni altermondialistes ni intermittents du spectacle à l'horizon, mais le président de la République Ciampi et des rumeurs folles de débarquement de George Clooney et autres stars hollywoodiennes.
La renaissance de la Fenice, fierté historique de la cité des Doges, pour laquelle Rossini composa son Semiramide, Bellini écrivit les Capulets et les Montaigu, et qui vit la création de cinq opéras de Verdi dont la Traviata et Rigoletto, ainsi que les débuts de la Callas et de Joan Sutherland, est pour tous les mélomanes un événement. Son nouveau directeur artistique Sergio Segalini, qui fut le rédacteur en chef à la dent très dure de la revue Opéra International, s'engage à offrir dès l'automne 2004 des saisons dignes de Salzbourg ou Bayreuth.
Dimanche soir, aux premiers rangs de l'orchestre, on reconnaissait la légende Leyla Gencer, amie personnelle de Segalini, ainsi que le metteur en scène canadien Robert Carsen, avec qui il y aurait un projet Tosca.
En attendant l'automne, les représentations de la Fenice, se poursuivent au Palafenice sous chapiteau, et au Théâtre Malibran, la Fenice refermant ses portes, après cette semaine de concerts qui permettra d'entendre, jusqu'à dimanche, des chefs comme Christian Thielemann, Mariss Jansons, Myung-Whun Chung, Yuri Temirkanov, mais aussi la pop star Elton John, qui possède une maison à Venise, en concert ce vendredi.
Cloches. Dimanche, vers 18 heures, toutes les cloches de la ville retentissaient, et il fallait produire une pièce d'identité pour pénétrer le périmètre entourant le théâtre ressuscité. Le concert, retransmis en direct par la RAI et par France Musiques, est introduit par le maire de la Ville, Paolo Costa : «Le grand théâtre de la Fenice est rendu à Venise et au monde», lança-t-il sous une salve d'applaudissements.
La salle, complétée de nouveaux espaces techniques et d'accueil, a bien été reconstituée, aux moindres plâtres et stucs près, recouverts d'or à 23 carats, bleu et vert tendres conduisant au plafond étoilé de lustres. Une entreprise de titan, les couleurs, sur les photos existantes, étant difficiles à déchiffrer en raison de la lumière jaune doré diffusée par les nombreuses appliques.
Mais Mauro Carosi et d'autres conseillers artistiques à la reconstruction ont aussi pu se baser sur les fameuses images du Senso de Visconti. C'est comme pénétré de l'esprit patriotique du film que Riccardo Muti, directeur de la Scala de Milan, entre sur le plateau, dirigeant tout d'abord un hymne national pétaradant de fierté contenue, puis, de façon noble et solennelle, l'ouverture de la Consécration de la maison de Beethoven, qui donne la couleur acoustique de la salle : douce et résistante aux grands écarts dynamiques, comme ceux de la Symphonie des Psaumes de Stravinski qui suit. L'orchestre, redisposé cordes à droite, percussions à gauche, petite harmonie et pianos au centre, mais surtout le choeur de la Fenice, admirable de transparence et de souplesse, rendent justice à la partition de celui qui se vit commander son Rake's Progress (créé en 1951) dans la maison, et repose au cimetière San Michele.
Holiday on Ice. Après un entracte, permettant de juger de l'éclat des toilettes et parures, le concert reprend avec un Te Deum du Vénitien Caldara, assez faiblement rendu du point de vue rhétorique. Puis l'exécution puissante de deux marches peu connues de Wagner, se justifiant par la relation particulière du compositeur à Venise, mais donnant à la fin de soirée un parfum anecdotique de Holiday on Ice.
Cette
semaine achevée, la Fenice rouvrira exceptionnellement le 1er janvier au matin
pour un concert du Nouvel An diffusé à 19 heures par Arte. Les maîtres du bel
canto et du vérisme seront alors honorés d'extraits de la Gioconda, du Barbier
de Séville, de Nabucco et d'Aïda, que dirigera Lorin Maazel.
2005.12.31
Spettacoli
Classica - Ricordo di Gianandrea Gavazzeni. Con Leyla Gencer, Carlo Bergonzi, Quirino Principe, Angelo Foletto. Ridotto dei Palchi, Teatro alla Scala, alle 11.30.
2006.09.16
2007.06.02
2007.09.22
Fabio Vacchi composer
Franco Marcoaldi libretto
Teneke es una ópera en tres actos con música de Fabio Vacchi y libreto en italiano de Franco Marcoaldi, basado en la novela epónima del autor turco Yaşar Kemal publicada en 1955. La ópera se estrenó el 22 de septiembre de 2007 en el Teatro de La Scala de Milán, dirigida por Roberto Abbado. El diseño de decorados y vestuario fueron de Arnaldo Pomodoro, y Ermanno Olmi fue director escénico. Se representó hasta el 4 de octubre de 2007, siete veces sólo. Dura unas 2 horas y 45 minutos.
Yaşar Kemal acudió al estreno junto con su esposa Ayşe Semiha Baban Kemal y la diva turca Leyla Gencer en el palco real. Después del estreno, saludó al público con el reparto, y recibió un gran aplauso del público.
2007.12.15
Omaggio al cubo, quello del Piccolo Teatro col Così fan tutte. «Uno spettacolo di Giorgio Strehler» strilla la locandina. Infatti s' è rivista la regia da lui solo impostata ma che per ragioni affettive e istituzionali oramai inestricabili "di Strehler" è diventata. E la doppia intestazione dei manifesti, Accademia Teatro alla Scala e Piccolo Teatro, sottolineava la felice collaborazione e il 60esimo compleanno. Bel programma di sala, testi densi, teneri e istruttivi, immagini fotografiche ancora cariche di luce strehleriana: tra ricordi, commozioni e presenza simboliche (come Leyla Gencer e Nina Vinchi, fianco a fianco a centro platea), il fervore mozartiano ha conquistato. Ma cosa è rimasto degli omaggi proclamati? Lo spettacolo, di per sé effervescente e sempre più sbilanciato sul piano dell' elegantissima routine comica: una stampa a cartuccia d' inchiostro oramai esaurita dell' idea originale. Il senso della ripresa-omaggio rimane, e forte, solo perché nel riallestimento di Giampaolo Corti, sia nella semplice e fluida funzionalità scenica dei figuranti sia nel mordente mimico e gestuale dettagliato dei protagonisti, si coglie il peso d' uno stile e d' una scuola di recitazione che non lascia nulla al caso. E la vicinanza tra attori, pardon cantanti, e pubblico è un brivido di verità fisica in più che il palcoscenico d' opera invidia a quello di prosa. Quanto all' Accademia della Scala, si può ribadire quanto scritto in occasione delle recite scaligere di un mese fa, perché a eccezione del direttore (il poco duttile ma espressivo e efficace Christopher Franklin) in pratica c' erano gli stessi interpreti. L' eccellente orchestra 'accademica' , per fortuna, che ha avuto ragione anche dell' infelice acustica. E Nino Machaidze, Teresa Romano, Francesca Ruospo, Christian Senn, Leonardo Cortellazzi e Elia Fabbian: cioè cinque su sei delle voci diligenti già in vetrina alla Scala. L' omaggio al cubo, forse, meritava anche qualche primizia.
2007 (?)
Guests: Magda Olivero, Leyla Gencer, Giancarlo del Monaco
Accademia Arturo Melocchi Giovanni Ribichesu
Leyla Gencer alla presentazione della biografia di Mario del Monaco accenna alla situazione dei teatri già 20 anni fa.
RECORDING [2007 ?]
2008.02.20
Ridotto dei Palchi: Presentation of the book Leyla Gencer: 50 anni alla Scala, edited by Franca Cella, Edizioni del Teatro alla Scala, Milano 2007. 176 pp, with 1 DVD and 2 CDs. With contributions by Stéphane Lissner, Riccardo Muti, Lorenzo Arruga, G. Landini, G. Gavazzeni, Paolo Arca, Carlo Fontana, Franca Cella. Presented by Lissner, Gencer and Lorenzo Arruga.