Ma quanta freddezza per la bella Clotilde!
Bergamo - Pubblico molto scarso. Critici musicali in servizio permanente, presenzialisti della Donizetti Society in palpitazione per la visione in platea di Leyla Gencer, qualche appassionato di rarità e alcuni bergamaschi di buona volontà. La seconda proposta del programma Donizetti e il suo tempo ha lasciato freddini. Eppure l' occasione musicale era propizia. Rinasceva, per la seconda volta a Bergamo, dopo la resurrezione del centenario (anzi bicentenario della nascita) nel 1963, La Rosa Bianca e la Rosa Rossa ossia Il trionfo dell' amicizia di Giovanni Simone Mayr, il compositore austro-bergamasco alla cui bottega musicale lavorò e studiò il garzone Gaetano Donizetti. Al di là dei meriti come insegnante, Mayr fu il più eseguito autore pre-rossiniano, e il più attivo e intraprendente organizzatore musicale che Bergamo possa annoverare nella sua storia. Tale missione culturale esercitata localmente fece dimenticare il Mayr compositore, cui intese rimediare la riproposta di La Rosa Bianca e la Rosa Rossa, dramma per musica su testo di Felice Romani (al suo debutto librettistico) rappresentato al genovese Teatro Sant' Agostino il 27 febbraio 1813. La riflessione su questa partitura in due atti (ricostruita da Giampiero Tintori sulla scorta di una parte autografa e di numerosi manoscritti d' epoca) non può prescindere da alcuni dati statistici basilari. L' opera, secondo Tintori già battezzata a Venezia nel 1808 col titolo Il trionfo dell' amicizia, vide la luce negli stessi mesi di Tancredi e di Italiana in Algeri, cioè degli esiti culminanti del primo-Rossini nei generi serio e comico. La circostanza però vale soltanto per accentuare le distanze. Il ventenne Rossini ha già fatto terra bruciata intorno a sé. Mayr, con tutta la sua scienza, con la professionale abilità di scrittura, col gusto per le pagine di ampia pretesa ma di basso profilo melodico riscattato dal ricco bagaglio strumentale, rimane sempre al palo. E nello stesso tempo anticipa e sintetizza molteplici situazioni operistiche, seppure senza partecipare degli umori neoclassici. L' effetto istruttivo d' un opera ben saldata nel secondo atto, slanciata attraverso tre grandi scene protagonistiche in una progressione emotiva e di qualità inventiva notevolissima: poi, come accade nei drammi a lieto fine, tutta l' impalcatura drammatica viene incenerita nel conciso concertato risolutore si riconosce nelle verifiche di tenuta complessiva. Osserviamola da vicino. Il libretto non offre occasioni memorabili: la vicenda non banale è priva di mordente narrativo. Amici ma rivali sul campo e d' amore Enrico (il tradizionale mezzosoprano entravesti) e Vanoldo continuano a inseguirsi per tutta l' opera: nella prima parte l' uno è vittima della frode dell' altro, nella seconda il pentito Vanoldo offre la sua vita in sacrificio affinché l' amico fugga con l' amata Clotilde. La grazia regale e il tripudio finale coronano l' azione. Mayr descrive i fatti con mano limpida e distaccata: le situazioni sceniche si fanno numeri musicali con metodicità. Quì un' aria, lì un breve duetto, poi ancora un' aria preceduta da una professionale introduzione orchestrale e via dicendo: attraverso recitativi di disbrigo e uno concertato decisamente maiuscolo che concludo il primo atto. Ora si poteva capire benissimo è questa la lezione critica che possiamo ricavare sulla scorta delle decine di riscoperte contemporanee come l' opera dovesse impressionare. Con grandi interpreti, non c' era bisogno dell' assoluto belcantistico di Rossini né dell' incisività drammatica e del pathos che sarebbe divenuto cifra dell' allievo Donizetti. La Rosa Bianca e la Rosa Rossa vive d' un professionismo operistico ammirevole. Forse più da indagare sulla carta che non mettere in scena. E' infatti il rapporto tra musica e gesti a essere carente. E poi perché nella spartana operazione bergamasca ripreso l' allestimento ' 63 da Antonello Madau Diaz è mancato proprio l' anello principale: il direttore. Thomas Briccetti ha condotto al termine l' opera senza mostrare di averla mai amata o compresa. Tempi rilasciati, rigidità nell' articolare il discorso drammaturgico, incapacità di dare ai cantanti un' intenzione che andasse al di là del banale attacco. Alle solite. Una compagnia sulla carta discreta (Danilo Serraiocco, Silvia Mazzoni, Enrico Facini) o addirittura di primo piano (per il mordente e la partecipazione di Susanna Anselmi; per la voce preziosa e ancora sottoutilizzata dai Luca Canonici), con Anna Caterina Antonacci a fare da primadonna autorevole e capricciosamente tragica, ma che non ha potuto dare all' opera quanto meritava.
Alla validissiona e operosa “assacione amici del loggione del teatro alla scala” con i miei vivi complimenti e grazie per questo incontar con gli amici - Elettra (Idomeneo) 5 Dicembre 1990 Leyla Gencer
![]() |
with friends Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano |

![]() |
Giorgio Strehler and Nina Vinchi Grassi Photo Piccolo Teatro © FOTO CIMINAGHI, Milano |
![]() |
with Şule Soysal, Turkish Ambassador to Austria at her residence |
![]() |
with Yelda Kodallı and Ambassador Soysal, Sacher Hotel, Wien |
![]() |
with Carlo Maria Badini and Riccardo Muti Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano |

![]() |
with Cristina Muti Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano |
![]() |
with Carmelo Bene, Cristina Muti, Fedele Confalonieri, Riccardo Muti, Marco Formentini Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano |
![]() |
after the second concert at Muti's dressing room at ICEC Concert Hall, Istanbul |
![]() |
after the first concert at Muti's dressing room at ICEC Concert Hall, Istanbul |
![]() |
Gencer together with Muti, his son and Sir John Tooley, former General Director of Covent Garden, Istanbul after the concert |
![]() |
Lunch with Franca Cella at Çırağan Palace Kempinski, İstanbul |
![]() |
with the Director of Istanbul Music Festival at the Marmara Hotel Taksim, Istanbul |
![]() |
Standing ovation for La Scala Philharmonic and Muti. Orchestra performed La forza del destino Overture for the honour of Leyla Gencer as an encore. ICEC Concert Hall, Istanbul |
Filarmonica, due concerti
Muti e La Scala al Festival di Istanbul
Istanbul – Diretti da Riccardo Muti, si terranno stasera e domani nella moderna sala del Convention Exibition Center di Istanbul due concerti della Filarmonica della Scala, in occasione del Festival internazionale di musica, teatro e jazz che si svolge nella città turca. E’ la prima volta che l’ orchestra milanese e il maestro Muti partecipano a questo festival, che sta assumendo una crescente importanza internazionale. Ai primi di settembre poi si svolgerà il Concorso di canto per voci liriche intitolato al soprano Leyla Gencer, la cui giuria sarà presieduta dal sovrintendente del Teatro alla Scala, Carlo Fontana.
Riccardo Muti e La Scala Conquistano Istanbul
Istanbul - Mezz' ora di applausi, il pubblico festante in piedi a tributare ovazioni, due bis. Per la Filarmonica della Scala e il maestro Riccardo Muti le due serate di Istanbul, i due concerti al Kirdar International Centre si sono concluse con due autentici trionfi.
Riccardo Muti ha portato la Filarmonica scaligera ospite del festival musicale di Istanbul con due programmi molto diversi ma entrambi graditi dai 1600 spettatori che hanno manifestato un consenso straordinario. Sabato sera Muti al termine del concerto ha voluto dedicare il bis richiesto a gran voce dal pubblico al soprano turco Leyla Gencer presente in sala nella prima fila della platea. Il maestro scaligero ha commentato con toni soddisfatti l' esibizione della sua orchestra: "Quest' orchestra ha ormai raggiunto livelli di eccellenza. Sono bravi, anzi bravissimi. Ad ogni concerto sento un miglioramento in tutte le parti dell' orchestra". Sabato sera Muti ha trascinato l' orchestra scaligera in un programma comprendente Beethoven (Ouverture dell' Egmont e la Quarta Sinfonia) e la suite Turandot di Busoni, per chiudere con i 'Pini di Roma' di Ottorino Respighi. Domenica sera l' orchestra scaligera ha invece eseguito brani di Mendelssohn, Schumann, Elgar e De Falla. L' orchestra ha toccato vertici di assoluto livello soprattuto nei 'Pini di Roma' , in Schumann e nel bis della sinfonia della 'Forza del destino' .
Interview
Torino - Dunque maestro Muti, dopo ben cinque anni di attesa, da quel 'Don Carlo' nel '92 in cui Pavarotti scheggiò una nota e si beccò i fischi, le agguerrite falangi dei fans verdiani ritrovano finalmente una prima, il 'Macbeth' , dedicata all' idoleggiato compositore bussetano... E' giusto questo il tono, il caricare la serata del 7 dicembre di una sorta di sacralità da evento storico, per vedere la faccia mediterranea e solare del direttore scaligero rabbuiarsi in un attimo di disappunto seguito da un largo sorriso ironico e sarcastico. Da anni intento a un lavoro di rivisitazione dell' opera, prodigo di ammonimenti a lasciar perdere i 'lustrini' della festa per concentrarsi invece sul 'rigore' e sul 'rispetto dell' autore' , Muti, si sa, non ama le prime: "Bisognerebbe abolirle", ripete spesso con il gusto della provocazione sottile, "cioè fare in modo che il teatro possa avere una programmazione vasta e continua, senza mai chiudere i battenti: ecco che allora la prima non sarebbe più la riapertura avvolta da un alone di ritualità, di passerella mondana.
Il debutto della Scala privata con Verdi e gli amici Americani
Milano - Alla Scala va in scena la 'prima' e come sempre il tam tam metropolitano annuncia proteste varie, davanti al teatro illuminato a festa - e per il secondo anno consecutivo adobbato con margherite e verbene offerte a quintali dai fiorai di Terlizzi - per il 7 dicembre. A gridare le loro ragioni, oltre agli animalisti capeggiati da Marina Ripa di Meana e muniti di uova finte da lanciare alle impellicciate, ci saranno persino alcuni vigili milanesi, in rotta con il Comune. I vigili, che avevano decretato lo sciopero, sono stati precettati dal prefetto su richiesta del sindaco. Sicché una parte di loro sarà in servizio davanti al teatro, e dovrà vigilare anche su un gruppo di colleghi contestatori. Al primo assaggio, il 'cubo' - la struttura scenica che caratterizza e contiene tutto il dipanarsi dell' opera - è piaciuto; la musica ancor di più. L' altra sera, venerdì, la prova generale, che il maestro Riccardo Muti ha deciso di aprire a un pubblico formato da amici e parenti di orchestrali e lavoratori scaligeri nonché dai critici musicali e da alcuni habitués del teatro, è stata contrassegnata da molti applausi.
Muti raccoglie il suo trionfo sotto l’ombra di quel cubo
Milano - E' stato prodigo d' applausi il pubblico della Scala. Il Macbeth che ieri ha inaugurato la stagione ne ha raccolti tantissimi, e fin dall' inizio. Già dal primo apparire sul podio di Riccardo Muti, salutato da battimani, sempre più calorosi a ogni sua entrata. Alla fine un quarto d' ora di applausi, lanci di fiori, "bravo".
Photo © MAURIZIO DE NISI, Napoli |
1998.06.16
Si suonava spesso a casa nostra. Artisti amici non si sottraevano alla tentazione di Lorenzo al pianoforte, informalmente, col piacere di accennare un’aria e poi via …rapiti dentro lo spartito. Questa serata è un po’ diversa, preparata. Offriva due giovani promesse della Accademia di canto del Teatro alla Scala. Il baritono Nicola Mihailovic e il mezzosoprano Elena Cassian, in un breve programma di arie ed era l’occasione per ricambiare inviti ricevuti a un gruppo di amici della società milanese, personalità pubbliche, di cultura, ricerca, assidui per rapporti personali e perchè frequentatori o promotori in prima persona della musica a Milano. Sembrano tanti, anche se una parte di invitati previsti era impegnata altrove quella sera. Ho gioito con emozione nel riscoprire questo video a distanza, nel rivederli affollare con naturalezza la nostra casa, allegri, giovani, pronti all’attenzione. Ho anche stentato a riconoscere qualche volto nel video amatoria un po’ scuro. Per chi volesse accenno un filo di riconoscibilità dei presenti in ordine di (talora fulminea) apparizione nel video. Dall’inizio Pier Luigi Pizzi, Massimo Gasparon e Nandi Ostali, Ede Palmieri. Maresa Gabanna, Noretta Magnocavallo e Mira Caizzi sul divano. Nicoletta Geron e Cecilia Tito alla specchiera. Attorno a me che svolazzo in rosso Anna Crespi, Renato di Majo, Gianni Caizzi (di sfondo), Antonio Delitala e moglie, Alessandra Mottola, Giovanna e Achille Colombo Clerici, Lia del Corno, Vera Giulini, Felice Tibaldi Chiesa, Alberto Veronesi e (dopo) Anna Bellezza. Ede Palmieri, Renato Cacamo. Lorenzo Arruga introduce il concerto e i giovani Nicola Mihailovic (baritono) ed Elena Cassian (Mezzosoprano). In ascolto, accanto a me Gasparon, Dario del Corno, sull’altro lato Alberto Veronesi, Antonio Magnocavallo, Alessandra Mottola, Alfredo Leonardi, Luisa Longhi. Ancora Paola Fioruzzi Scavia con Luciano, Cita e Carlo Winkler, Fernanda Giulini, Leyla Gencer che ci ha raggiunti dopo teatro. Con Arruga al pianoforte i cantanti hanno eseguito arie (con recitativo) di Donizetti: “Don Pasquale” (Bella siccome un angelo), “La Favorita” (O mio Fernando); di Verdi: “Un ballo in maschera” (Eri tu ); di Rossini: ”L’Italiana in Algeri”(Pensa alla patria). Ripresa amatoriale di Renato Caccamo gentilmente concessa. Franca Cella resta a disposizione per quanti avessero a vantare diritti per la riproduzione dei filmati che avviene comunque senza fini di lucro e solo a titolo divulgativo.
LA REPUBBLICA
Le vedove scaligere villane e incompetenti
Villane e incompetenti, le inconsolabili "vedove" scaligere - alla Scala, l' ultima Lucrezia Borgia volta, nel 1970, fu cantata da Montserrat Caballè e Leyla Gencer - hanno dunque giustiziato al debutto il soprano americano Renée Fleming. Parte dello stesso pubblico che, gratificato di un paio di strilli acuti, qualche mese fa aveva perdonato a Editha Gruberova una prestazione al limite della decenza (in Linda di Chamounix), ha metodicamente contestato le scelte musicali e vocali della Fleming, rea di aver partecipato con coraggiosa determinazione (ma anche con voce intensa e ragguardevole pulizia belcantistica; un po' carente magari sul piano dell' incisività drammatica) alla visione tragica soffusa e inquietamente lirica posta da Gianluigi Gelmetti al centro della sua avvincente interpretazione di Lucrezia Borgia. Non era facile restituire al capolavoro donizettiano - ché di capolavoro di tratta; degno di stare, come accadeva stabilmente nell' ottocento, sullo stesso gradino di Lucia di Lammermoor - una fisionomia musicale corrispondente alla natura di partitura di singolare concezione drammatica e ricercata qualità compositiva. La figura ambivalente di Lucrezia, madre tenera e trepida, ma insieme donna capace dei gesti terribili divenuti leggenda, è pienamente assecondata da Donizetti che fornisce una tinta sinistra a tutta la vicenda. Il segno cupo diventava ossessione claustrofobica nel magnifico e dimostrativo spettacolo di Hugo De Ana, che ha ordinato movimenti singoli e collettivi col felice gusto della cerimonialità drammatica che gli appartiene, giocando a creare suggestioni nel contrasto con la monumentalità dell' impianto scenico foderato e corrusco di lastre di rame. Più acquarellata la pittura dell' orchestra, tenuta da Gelmetti sempre al di qua dei quarantottismi sonori, concertata per sfumature e disposta su tempi comodi, quasi elegiaci. Su misura per l' indole vocale dei protagonisti annunciati. In questo senso s' è fatta valere l' elegante perentorietà di Michele Pertusi, il giovanilistico ardore di Sonia Ganassi e la squisitezza pallente della Fleming. Il tenore ideale è rimasto in infermeria, volonterosamente rimpiazzato più che compensato da Marcello Giordani; le parti di contorno erano discrete, vitale il coro. Avrebbe potuto essere un omaggio finalmente degno dei debiti contratti dalla Scala e dalla sua storia con Donizetti: la prevenzione di parte del pubblico - quando mai s' è sentito sibilare disturbando, prima di una difficile cadenza? - e gli incidenti di percorso l' hanno impedito.
FRANCA CELLA YOUTUBE CHANNEL
Dal video “Momenti di un’artista”, Milano Amici della Scala 2/12/2011
Presentazione del libro di Zeynep Oral “Leyla Gencer/ Il canto e la passione” (Edizione italiana, Mursia 2011 a cura di Alessandra Chiappano) attraverso il dialogo tra le due biografe Franca Cella e Zeynep Oral autrice del libro.
Il Trovatore e Muti. Conversazione estemporanea del Maestro Riccardo Muti in camerino dopo la generale di “Fidelio” al Teatro alla Scala 5/12/1999, ripresa da Renato Caccamo. Il Maestro ricorda a Leyla Gencer quando la scoprì dal “Trovatore” RaiTV 1957.
Nel montaggio attuale ho inserito per affinità d’argomento con l’episodio Muti due citazioni di altri personaggi. Anche Pier Luigi Petrobelli, Direttore dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, rievoca quel “Trovatore” e l’importanza della parola nel canto della Gencer (intervento durante un Incontro con L. Gencer intervistata da Angelo Foletto agli Amici della Scala, aprile 2000).
Anche il direttore Gianandrea Gavazzeni pensava alla Gencer per la sua Leonora ideale.
Citazioni da Gianandrea Gavazzeni, “Il sipario rosso” / Diario (1950-1976), Einaudi 1997: 3 luglio ’64, p. 566;
Il Museo Leyla Gencer a Istanbul. Progettato e realizzato da Pier Luigi Pizzi. Situato al secondo piano del Palazzo dove ha sede la Fondazione IKSV, inaugurato il 4 maggio 2010. Riproduce ambienti e clima di vita della casa di Viale Majno a Milano. La casa a Milano
Ho inherito, dopo il video originale ISKV, documentazione fotografica della casa di Leyla Gencer a Milano. Sono fotografie scattate da me, nell’ottobre 2008 appena prima di smontare e spedire in Turchia l’arredo completo dell’appartamento (secondo volontà della cantante), come ripasso di memoria per Pier Luigi Pizzi che lo avrebbe ricreato nel Museo Leyla Gencer a Istanbul.
Ho aggiunto qualche immagine della Inaugurazione del Museo, (4 maggio 2010), per fierezza d’aver partecipato al lavoro di preparazione e realizzazione con Pier Luigi Pizzi e Massimo Gasparon, con Melahat Behlil, con tutto lo staff direttivo e le maestranze di IKSV. La sensazione d’aver portato a termine una bella recita, questa volta per Leyla. La restituzione ideale del clima di vita impresso nella sua casa milanese, dal 1966 al 2008.
Per aggiornamenti su attività e trasformazioni del Museo Gencer a Istanbul, intatto come patrimonio della donazione e idealità di scopo, soggetto alla mutevolezza pratica delle cose umane, segnalo https://www.iskv.org Leyla Gencer House. About and Visitor Info.
Franca Cella ringrazia per le testimonianze e i contributi video e resta a disposizione per quanti avessero a vantare diritti per la riproduzione dei filmati che avviene comunque senza
RECORDING
00:42 Riccardo Muti
01:38 Diva capricciosa
02:03 Sulla lettera del Macbeth
02:45 L'Angnese di Spontini
04:26 Petrobelli
06:35 Casa ricreata a Istanbul
14:44 Sulla casa di Milano
15:54 Foto e statua di Alceste dono di G. De Lullo
07:10 Cyscino Belisario di Pizzi
18:24 Foto di De Lullo, Poulenc
20:02 Pier Luigi Pizzi nella casa di Milano 2008
1- IL TROVATORE
2011.12.02 / La Libera Mursia, Milano Presentazione del libro di Zeynep Oral “Leyla Gencer/ Il canto e la passione” (Edizione italiana, Mursia 2011 a cura di Alessandra Chiappano) attraverso il dialogo tra le due biografe Franca Cella e Zeynep Oral autrice del libro.
Presentation of Zeynep Oral's book “Leyla Gencer/ Il canto e la passion” (Italian edition, Mursia 2011 edited by Alessandra Chiappano) through the dialogue between the two biographers Franca Cella and Zeynep Oral, author of the book.
1999.12.05 / Teatro alla Scala, Milano Conversazione del maestro Riccardo Muti in camerino dopo la generale di Fidelio al Teatro alla Scala. Il maestro ricorda quando scopri Leyla dal Trovatore Rai TV 1957, ripresa di Renato Caccamo
Conversation with maestro Riccardo Muti in the dressing room after the general performance of Fidelio at the Teatro alla Scala. The maestro remembers when he discovered Leyla from Trovatore Rai TV 1957, filmed by Renato Caccamo
2000.04.13 / Amici della Scala, Milano Nel montaggio attuale ho inserito per affinita di argomento citazioni di altri personaggi. Anche Pier Luigi Petrobelli ricorda il Trovatore 1957 (da Amici della Scala)
In the current editing I have inserted quotes from other characters to match the topic. Pier Luigi Petrobelli also remembers Il Trovatore 1957 (from Amici della Scala)
1964.07.03 / Anche il direttore Gianandrea Gavazzeni pensava alla Gencer per la sua Leonora ideale. Conductor Gianandrea Gavazzeni also thought of Gencer for his ideal Leonora. Citazioni da Gianandrea Gavazzeni, “Il sipario rosso” / Diario (1950-1976), Einaudi 1997: 3 luglio ’64, p. 566;
Il giro degli intervalli nella melodia vocale e nel recitativo, le modulazioni, i voli aurati, gli accenti sulle parole, il chiaroscuro lunare; tutto e imparagonabile ad altro presonaggio verdiano, tutto nasce sull’”imitazine” di se stessa, soltanto nel piu carico mistero del cuore e della fantasia. L’immortale amata: Leonore del “Trovatore”. Percio nessına che la interpreti ci appaga mai.
The rotation of the intervals in the vocal melody and in the recitative, the modulations, the golden flights, the accents on the words, the lunar chiaroscuro; everything is incomparable to other Verdi characters, everything is born from the "imitation" of itself, only in the most charged mystery of the heart and imagination. The immortal beloved: Leonore from “Trovatore”. Therefore no one who plays her ever satisfies us.
1964.07.28 Anglo-American Hotel, Firenze / Citazione da lettera autografa a L. Gencer, 28 luglio’64
Cara Signora,
Grazie per sua lettera del 25 luglio (giorno in cui ho compiuto 55 anni!).
.... mi compiaccio che voglia riposare e curarsi bene. Se Lei mi facesse quella Leonora che nessuna riesce a farmi mi farebbe proprio il piu grande regalo.
2- MUSEO LEYLA GENCER A ISTANBUL
2010.05.04 Museo / İstanbul Franca Cella alla inaugurazione del Museo Leyla Gencer
Dopo il momento originale IKSV ho inserito documentazione fotografico della casa di Leyla Gencer a Milano modello ricreato da Pizzi nel museo a Istanbul. After the original IKSV moment I inserted photographic documentation of Leyla Gencer's house in Milan, model recreated by Pizzi in the museum in Istanbul.
La casa di Milano Viale Majno 17/A che Pier Luigi Pizzi ha ricreato al Museo di Istanbul
The house in Milan Viale Majno 17/A that Pier Luigi Pizzi recreated at the Istanbul Museum
Above video recording is from FRANCA CELLA YOUTUBE ARCHIVE