Events [1990 - 1999]

 
1 9 9 0  

1990
TEATRO REGGIO, TORINO
GUEST OF HONOUR
250. (Duecentocinquanta) Anniversario del Teatro Reggio di Torino

1990.05.05
PICCOLO TEATRO, MILANO
THEATRE PERFORMANCE OF FAUST
 
1990.10.08
TEATRO STABILE, BERGAMO
MEETING
A meeting organised by Donizetti Society
 
LA REPUBBLICA
1990.10.09
ANGELO FOLLETTO

Ma quanta freddezza per la bella Clotilde!

Bergamo - Pubblico molto scarso. Critici musicali in servizio permanente, presenzialisti della Donizetti Society in palpitazione per la visione in platea di Leyla Gencer, qualche appassionato di rarità e alcuni bergamaschi di buona volontà. La seconda proposta del programma Donizetti e il suo tempo ha lasciato freddini. Eppure l' occasione musicale era propizia. Rinasceva, per la seconda volta a Bergamo, dopo la resurrezione del centenario (anzi bicentenario della nascita) nel 1963, La Rosa Bianca e la Rosa Rossa ossia Il trionfo dell' amicizia di Giovanni Simone Mayr, il compositore austro-bergamasco alla cui bottega musicale lavorò e studiò il garzone Gaetano Donizetti. Al di là dei meriti come insegnante, Mayr fu il più eseguito autore pre-rossiniano, e il più attivo e intraprendente organizzatore musicale che Bergamo possa annoverare nella sua storia. Tale missione culturale esercitata localmente fece dimenticare il Mayr compositore, cui intese rimediare la riproposta di La Rosa Bianca e la Rosa Rossa, dramma per musica su testo di Felice Romani (al suo debutto librettistico) rappresentato al genovese Teatro Sant' Agostino il 27 febbraio 1813. La riflessione su questa partitura in due atti (ricostruita da Giampiero Tintori sulla scorta di una parte autografa e di numerosi manoscritti d' epoca) non può prescindere da alcuni dati statistici basilari. L' opera, secondo Tintori già battezzata a Venezia nel 1808 col titolo Il trionfo dell' amicizia, vide la luce negli stessi mesi di Tancredi e di Italiana in Algeri, cioè degli esiti culminanti del primo-Rossini nei generi serio e comico. La circostanza però vale soltanto per accentuare le distanze. Il ventenne Rossini ha già fatto terra bruciata intorno a sé. Mayr, con tutta la sua scienza, con la professionale abilità di scrittura, col gusto per le pagine di ampia pretesa ma di basso profilo melodico riscattato dal ricco bagaglio strumentale, rimane sempre al palo. E nello stesso tempo anticipa e sintetizza molteplici situazioni operistiche, seppure senza partecipare degli umori neoclassici. L' effetto istruttivo d' un opera ben saldata nel secondo atto, slanciata attraverso tre grandi scene protagonistiche in una progressione emotiva e di qualità inventiva notevolissima: poi, come accade nei drammi a lieto fine, tutta l' impalcatura drammatica viene incenerita nel conciso concertato risolutore si riconosce nelle verifiche di tenuta complessiva. Osserviamola da vicino. Il libretto non offre occasioni memorabili: la vicenda non banale è priva di mordente narrativo. Amici ma rivali sul campo e d' amore Enrico (il tradizionale mezzosoprano entravesti) e Vanoldo continuano a inseguirsi per tutta l' opera: nella prima parte l' uno è vittima della frode dell' altro, nella seconda il pentito Vanoldo offre la sua vita in sacrificio affinché l' amico fugga con l' amata Clotilde. La grazia regale e il tripudio finale coronano l' azione. Mayr descrive i fatti con mano limpida e distaccata: le situazioni sceniche si fanno numeri musicali con metodicità. Quì un' aria, lì un breve duetto, poi ancora un' aria preceduta da una professionale introduzione orchestrale e via dicendo: attraverso recitativi di disbrigo e uno concertato decisamente maiuscolo che concludo il primo atto. Ora si poteva capire benissimo è questa la lezione critica che possiamo ricavare sulla scorta delle decine di riscoperte contemporanee come l' opera dovesse impressionare. Con grandi interpreti, non c' era bisogno dell' assoluto belcantistico di Rossini né dell' incisività drammatica e del pathos che sarebbe divenuto cifra dell' allievo Donizetti. La Rosa Bianca e la Rosa Rossa vive d' un professionismo operistico ammirevole. Forse più da indagare sulla carta che non mettere in scena. E' infatti il rapporto tra musica e gesti a essere carente. E poi perché nella spartana operazione bergamasca ripreso l' allestimento ' 63 da Antonello Madau Diaz è mancato proprio l' anello principale: il direttore. Thomas Briccetti ha condotto al termine l' opera senza mostrare di averla mai amata o compresa. Tempi rilasciati, rigidità nell' articolare il discorso drammaturgico, incapacità di dare ai cantanti un' intenzione che andasse al di là del banale attacco. Alle solite. Una compagnia sulla carta discreta (Danilo Serraiocco, Silvia Mazzoni, Enrico Facini) o addirittura di primo piano (per il mordente e la partecipazione di Susanna Anselmi; per la voce preziosa e ancora sottoutilizzata dai Luca Canonici), con Anna Caterina Antonacci a fare da primadonna autorevole e capricciosamente tragica, ma che non ha potuto dare all' opera quanto meritava.


1990.12.05
AMICI DELLA LEGGIONE, MILANO
MEETING
A meeting led by Franca Cella on the character of Elettra in Mozart’s opera Idomeneo, which she interpreted at La Scala in 1968

Alla validissiona e operosa “assacione amici del loggione del teatro alla scala” con i miei vivi complimenti e grazie per questo incontar con gli amici - Elettra (Idomeneo) 5 Dicembre 1990 Leyla Gencer


 
 
1990.12.07
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPENING PERFORMANCE OF TEATRO ALLA SCALA
with Carol Vaness, Gianni Tangucci, Zeynep Oral
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with friends
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with Carlo Fontana
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with Carlo Fontana
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with İbrahim Gencer
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with Nina Vinchi Grassi
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 






























































































































































L'UNITA       
1990.12.07

CORRIERE DELLA SERA        
1990.12.08

CORRIERE DELLA SERA        
1990.12.09

MİLLİYET DAILY NEWSPAPER       
1990 January

MİLLİYET WEEKLY ART MAGAZINE 
1991 February

1990s
İSTANBUL STATE OPERA
PERFORMANCE OF PIKOVAYA
with Şanda Zıpçı (costumes), Elşad Bagirov (conductor) Aydın Gün (stage director), Azra Gün (soprano), Erol Uras (Hermann), Leyla Gencer, Mete Uğur (Prince) İbrahim Gençer and his relative Ayşe Kapancı

1990s
TEATRO ALLA FENICE, VENEZIA
UNKNOWN EVENT
with Yasuko Hayashi (soprano), Sergio Segalini (critic) (back), Giuseppe Pugliese (writer), Raffaello de Banfield (composer and artistic director of Teatro Verdi di Trieste and after that Festival di Spoleto), Leyla Gencer, Ettore Gracis (conductor), Giuseppe Di Stefano (tenor), Gianni Raimondi (tenor)

1 9 9 1

1991.02.20
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
MUSEO TEATRALE
Inauguration of the travelling historic exhibition Jewels of the Imagination (Ornaments of the 20th Century in art, costumes, fashion) I Gioielli della fantasia (Ornamenti del XX secolo nell’arte, nel costume, nella moda.) She lent some of her stage jewellery to the section dedicated to Teatro alla Scala: Star drops (Gocciole d’astri)

1991.03.01
PICCOLO TEATRO, MILANO
COMMEMORATION
Commemoration of the 10th anniversary of Paolo Grassi’s death. She spoke about his role as the Grassi, General Director of La Scala.

1991.03.10
FERRARA
MEETING
Meeting at the Girolamo Frescobaldi Friends of Music Cultural Association
 
1991.11.22
TEATRO ROMOLO VALLI, REGGIO EMILIA
MEETING
Meeting for Rinaldo by Handel: For the 40 years of Pier Luigi Pizzi in the theatre. With the participation of Pizzi and other artists.
 
1 9 9 2  

1992.03.07
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
MEETING (Friends of the Loggione)
Meeting on the composer Antonio Smareglia led by Bruno Cernaz. Gencer spoke about the opera La Falena, performed in Trieste, March 1975. She read a statement by Gianandrea Gavazzeni who conducted the production.

1 9 9 3  

1993.04.10
TEATRO STUDIO, MILANO
CELEBRATION
Celebration for Nina Vinchi (secretary of the Piccolo Teatro with Grassi and Strehler, Grassi’s wife) who was leaving the Piccolo Teatro.
Giorgio Strehler and Nina Vinchi Grassi
Photo Piccolo Teatro © FOTO CIMINAGHI, Milano


























1993.05.21
FRIENDS OF LOGGIONE, MILANO
CD PRESENTATION
Presented the CDs of Francesca da Rimini and Werther (Arkadia) with Franca Cella

1993.10.26
ISTANBUL
LUNCH 
with Aydın Gün and Yekta Kara, Director of Istanbul State Opera

1 9 9 4

1994.04.09
STAATSOPER, WIEN
MEETING
Meeting with the guest artists of the Staatsoper at the Freunde der Wiener Staatsoper Association. Im Gesprach, mit Peter Dusek.


with Yelda Kodallı (soprano)















with Şule Soysal, Turkish Ambassador to Austria at her residence

with Yelda Kodallı and Ambassador Soysal, Sacher Hotel, Wien






























































1994.12.04
TAKSIM SQUARE, ISTANBUL
PROTEST
Protesting attacks to arts in Turkey

HÜRRİYET DAILY NEWSPAPER
1994.12.06

1994.12.07
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPENING PERFORMANCE OF TEATRO ALLA SCALA
with Carlo Maria Badini and Riccardo Muti
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
 




















 
1 9 9 5  
  
1995
TROVAR MUSICA, MILANO
CD SIGNING
Troval Music Shop with Allan Rizzetti © Rizetti Archive
   
1995.01.05
AN ART GALLERY, MILANO
EXHIBITION
Exhibition of Ayhan Güvenç

HÜRRİYET DAILY NEWSPAPER
1995.01.07

1995.06.11
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPERA PERFORMANCE OF FALSTAFF
with Allan Rizzetti © Rizetti Archive























1995.09.12
OPEN AIR THEATER, ISTANBUL 
YAPI KREDİ YOUTH FESTIVAL
with a group of dancers from Harlem Dance Theater, Istanbul

1995.12.07
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPENING PERFORMANCE OF TEATRO ALLA SCALA

CORRIERE DELLA SERA
1995.12.05

1995.12.10
STATE OPERA, ANKARA
PERFORMANCE OF DIE ZAUBERFLÖTE
After the opening of her statue in Ankara she and Ministry of Culture attend the premier of Die Zaubeflöte at the State Opera.

HÜRRİYET DAILY NEWSPAPER
1995.12.12

1 9 9 6  

1996.03.03
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPENING PERFORMANCE OF NABUCCO
with Riccardo Muti
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with Cristina Muti
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with Riccardo Muti and Carmelo Bene
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 
with Carmelo Bene, Cristina Muti, 
Fedele Confalonieri, Riccardo Muti, Marco Formentini
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 












































































































1996.10.19
GIUSEPPE VERDI CONSERVATORY, MILANO
CONCERT
Winners of 1st Leyla Gencer Voice Competition / Manlio Benzi conductor
with Aydın Gün, Director of LG Voice Competition, Milano


HÜRRİYET DAILY NEWSPAPER
1996.10.11

MİLLİYET DAILY NEWSPAPER
1996.10.22

1 9 9 7 

1997 March
MILANO
TV DOCUMENTARY SHOOTING
Gencer took part in the TV documentary Passion Callas directed by Marie Uzelac for Fit Productions, France. 

1997.03.07
TEATRO ROMOLO VALLI, REGGIO EMILIA
MEETING
Meeting for Donizetti’s Les Martyrs with Pier Luigi Pizzi, Franca Cella and Fabrizio Frasnedi. 

1997.05.16
PICCOLO TEATRO, ROMOLO VALLI
ROUND TABLE
Round table for the 50 years of Piccolo Teatro. The meeting of Grassi and Strehler for a Theatre of art, with Jack Lang and Giorgio Strehler. 
 
1997.05.18
SARONNO
EXHIBITION
Patroness at the exhibition I am A Queen, I am A Warrior to mark the 200th anniversary of Giuditta Pasta’s death.
 
1997.07.05 - 06 
ICEC CONCERT HALL, ISTANBUL
GUEST OF HONOUR (La Scala Philharmonic Orchestra in Istanbul / Riccardo Muti)
25th International Istanbul Music Festival
  


after the second concert at Muti's dressing room
at ICEC Concert Hall, Istanbul

after the first concert at Muti's dressing room at
ICEC Concert Hall, Istanbul
Gencer together with Muti, his son and Sir John Tooley, former
General Director of Covent Garden, Istanbul after the concert

Lunch with Franca Cella at Çırağan Palace Kempinski, İstanbul

with the Director of Istanbul Music Festival at the
Marmara Hotel Taksim, Istanbul


Standing ovation for La Scala Philharmonic and Muti. 
Orchestra performed La forza del destino Overture 
for the honour of Leyla Gencer as an encore. ICEC Concert Hall, Istanbul


LA REPUBBLICA
1997.07.05
 
Filarmonica, due concerti
Muti e La Scala al Festival di Istanbul
 
Istanbul – Diretti da Riccardo Muti, si terranno stasera e domani nella moderna sala del Convention Exibition Center di Istanbul due concerti della Filarmonica della Scala, in occasione del Festival internazionale di musica, teatro e jazz che si svolge nella città turca. E’ la prima volta che l’ orchestra milanese e il maestro Muti partecipano a questo festival, che sta assumendo una crescente importanza internazionale. Ai primi di settembre poi si svolgerà il Concorso di canto per voci liriche intitolato al soprano Leyla Gencer, la cui giuria sarà presieduta dal sovrintendente del Teatro alla Scala, Carlo Fontana.
 
LA REPUBBLICA
1997.07.07
VITTORIO TESTA
 
Riccardo Muti e La Scala Conquistano Istanbul
 
Istanbul - Mezz' ora di applausi, il pubblico festante in piedi a tributare ovazioni, due bis. Per la Filarmonica della Scala e il maestro Riccardo Muti le due serate di Istanbul, i due concerti al Kirdar International Centre si sono concluse con due autentici trionfi.
Riccardo Muti ha portato la Filarmonica scaligera ospite del festival musicale di Istanbul con due programmi molto diversi ma entrambi graditi dai 1600 spettatori che hanno manifestato un consenso straordinario. Sabato sera Muti al termine del concerto ha voluto dedicare il bis richiesto a gran voce dal pubblico al soprano turco Leyla Gencer presente in sala nella prima fila della platea. Il maestro scaligero ha commentato con toni soddisfatti l' esibizione della sua orchestra: "Quest' orchestra ha ormai raggiunto livelli di eccellenza. Sono bravi, anzi bravissimi. Ad ogni concerto sento un miglioramento in tutte le parti dell' orchestra". Sabato sera Muti ha trascinato l' orchestra scaligera in un programma comprendente Beethoven (Ouverture dell' Egmont e la Quarta Sinfonia) e la suite Turandot di Busoni, per chiudere con i 'Pini di Roma' di Ottorino Respighi. Domenica sera l' orchestra scaligera ha invece eseguito brani di Mendelssohn, Schumann, Elgar e De Falla. L' orchestra ha toccato vertici di assoluto livello soprattuto nei 'Pini di Roma' , in Schumann e nel bis della sinfonia della 'Forza del destino' .

Miglior viatico non poteva dunque esserci per Muti e la Filarmonica scaligera in procinto di partire per Sarajevo per lo storico concerto organizzato, domenica prossima, dal Festival di Ravenna.

1997.12.07
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPENING PERFORMANCE OF TEATRO ALLA SCALA
with Riccardo Muti
with Riccardo Muti
Photo © Teatro alla Scala / LELLI E MASOTTI, Milano 



















Interview                        

Live interview for Rai TV (Guido Vergani) during the interval of the opera Macbeth, which inaugurated the 1997-98 season at La Scala.                                                                                

LA REPUBBLICA
1997.12.01
VITTORIO TESTA
 
Nel nome di Verdi
 
Torino - Dunque maestro Muti, dopo ben cinque anni di attesa, da quel 'Don Carlo' nel '92 in cui Pavarotti scheggiò una nota e si beccò i fischi, le agguerrite falangi dei fans verdiani ritrovano finalmente una prima, il 'Macbeth' , dedicata all' idoleggiato compositore bussetano... E' giusto questo il tono, il caricare la serata del 7 dicembre di una sorta di sacralità da evento storico, per vedere la faccia mediterranea e solare del direttore scaligero rabbuiarsi in un attimo di disappunto seguito da un largo sorriso ironico e sarcastico. Da anni intento a un lavoro di rivisitazione dell' opera, prodigo di ammonimenti a lasciar perdere i 'lustrini' della festa per concentrarsi invece sul 'rigore' e sul 'rispetto dell' autore' , Muti, si sa, non ama le prime: "Bisognerebbe abolirle", ripete spesso con il gusto della provocazione sottile, "cioè fare in modo che il teatro possa avere una programmazione vasta e continua, senza mai chiudere i battenti: ecco che allora la prima non sarebbe più la riapertura avvolta da un alone di ritualità, di passerella mondana.

Diventerebbe una normale serata di proposta culturale e artistica". E soprattutto se si entra in tema verdiano, il direttore musicale della Scala, cioè il musicista in attività che più d' ogni altro ha diretto Verdi, assume l' espressione cauta e severa, come di un artificiere alle prese con l' esplosivo da disinnescare. Dunque il 'Macbeth' , l' opera 'bussetana' di Verdi, quella dedicata al suo benefattore, Antonio Barezzi. E oggi c' è aria di festa, a Busseto: a mezzogiorno il sindaco Luigi Mazzetta consegnerà a Riccardo Muti la cittadinanza onoraria al maestro scaligero. Macbeth è il lavoro verdiano che lei, maestro Muti, ha diretto più d' ogni altro, in tutto il mondo. Che cosa l' appassiona di quest' opera, di questo incontro tra Verdi e Shakespeare? "Il primo 'Macbeth' fu a Firenze, nel '74, con la regia di Enriquez e una straordinaria Leyla Gencer. Poi nel '76 lo incisi su disco, con la Cossotto nel ruolo di Lady Macbeth: mi venne in mente lei leggendo e rileggendo le indicazioni di Verdi, il quale voleva effetti metallici, come una lama, nel colore vocale della protagonista. E la Cossotto, dovendo forzare nel registro sopranile, otteneva questo colore. Poi ci fu il 'Macbeth' al San Carlo nel 1983, con la regia di Manzù: un muro bianco, una lancia, un sasso.

Essenziale, conciso, proprio come Verdi continua ossessivamente a chiedere durante la stesura dell' opera a Piave e poi a Maffei: 'Poche parole, poche parole, poche parole' . Poi 'Macbeth' fu al Covent Garden, a Monaco di Baviera; infine a Filadelfia e, in forma di concerto, alla Carnegie Hall di New York". Adesso alla Scala. Che 'Macbeth' sarà? "Macbeth è un' opera a sé, singolare per audacia timbrica ma soprattutto per la vastissima richiesta di colori all' orchestra e alle voci. Le indicazioni di Verdi sono infinite. Chiede che la voce sia 'oscillante' , 'repressa' , 'parlante' ; addirittura 'muta' . E in certi momenti vuole un' orchestra 'senza suono' . Poi c' è la dinamica orchestrale, i segni di espressione, i valori, i timbri: esige dei pianissimo contrassegnati da quattro p e in un caso cinque. Verdi, nel 'Macbeth' , si preoccupa del libretto, dei costumi, degli effetti scenici; spiega perentorio ai cantanti come cantare e soprattutto come recitare, chiede passaggi 'patetici e terribili' , canti 'con la sordina' , brani 'più discorsi che cantati' . 'Servi meglio il poeta che non il maestro' ordina al baritono Varesi. Insomma 'Macbeth' è il capolavoro, per intuizione musicale, scenica e teatrale, di un autore che fino ad allora aveva seguito la convenzione". Qual è l' aspetto che più l' affascina? "La ricerca dell' uso della voce. In questo Verdi sprigiona una forza rivoluzionaria, per approdare a risultati di una straordinaria modernità". C' è molta attesa per vedere l' allestimento e la regia di Graham Vick. Sarà una proposta provocatoria? "Toccherà al pubblico giudicarci. Io l' ho trovata molto interessante. Certo, non ci sono le scene che abitualmente si usano per allestire l' opera dell' Ottocento; non sarà un 'Macbeth' romantico come quello di Strehler già allestito alla Scala, ma la regia di Vick non è provocatoria, direi anzi che è un regia di grande tradizione, come quella di Manzù nell' 83. Vick punta sul vuoto, sulla notte, e su una struttura cubica, simbolo del potere, del male. Trovo che sia molto in sintonia con la musica del 'Macbeth' , con gli effetti al limite dell' espressionismo ai quali Verdi arriva; con quel senso del fantastico e del 'maraviglioso' che tanto aveva attratto questo portentoso musicista raccontatore di destini e di caratteri umani". La ricerca sull' uso della voce pone grosse difficoltà ai cantanti, Bruson-Macbeth e Guleghina-Lady Macbeth soprattutto. "Ma anche alle streghe, che Verdi indicava come uno dei tre protagonisti cardine dell' opera. Abbiamo lavorato molto, prima al pianoforte e poi nelle prove, per scavare i caratteri e gli accenti chiesti da Verdi. Un lavoro faticosissimo ma anche entusiasmante. La profondità, l' intelligenza e le tante qualità di Bruson sono note a tutti gli appassionati dell' opera. La Guleghina, che già aveva cantato nel 'Macbeth' all' Arena, si è calata nel personaggio con intensità. Ma, guardi, non vorrei dire altro su questo 'Macbeth' : noi abbiamo lavorato con umiltà e dedizione, esclusivamente al servizio dell' autore. Non tocca a me giudicare il mio e nostro lavoro. Io ho la coscienza a posto, avendo cercato di dare un contributo nella rilettura di Verdi. E' questo il nostro compito di interpreti: rileggere, riapprofondire tutto il mondo verdiano, un prodigioso musicista che copre un secolo intero. E sapendo poi che non riusciremo mai ad attuare fino in fondo le indicazioni di Verdi". E' un autore troppo spesso interpretato con effetti e effettacci...

"Alt. Qui mi fermo, non cadrò nella trappola di dare giudizi, pagelle. Dico soltanto che il compito di reinterpretare Verdi tocca a tutti noi esecutori. Ed è un compito da brividi, perché ciascuno di noi ha la sua sensibilità, i suoi ricordi e anche i suoi vizi. Per questo, davanti alla grandezza di Verdi, io provocatoriamente dico che bisognerebbe fermarsi tutti, non eseguire Verdi per alcuni anni; e attraverso lo studio e l' approfondimento formare una nuova generazione di esecutori e interpreti di questo titano, di questo mago della musica teatrale che ha portato l' opera dall' Ottocento al Novecento".

CORRIERE DELLA SERA
1997.12.07

LA REPUBBLICA
1997.12.07
VITTORIO TESTA

Il debutto della Scala privata con Verdi e gli amici Americani

Milano - Alla Scala va in scena la 'prima' e come sempre il tam tam metropolitano annuncia proteste varie, davanti al teatro illuminato a festa - e per il secondo anno consecutivo adobbato con margherite e verbene offerte a quintali dai fiorai di Terlizzi - per il 7 dicembre. A gridare le loro ragioni, oltre agli animalisti capeggiati da Marina Ripa di Meana e muniti di uova finte da lanciare alle impellicciate, ci saranno persino alcuni vigili milanesi, in rotta con il Comune. I vigili, che avevano decretato lo sciopero, sono stati precettati dal prefetto su richiesta del sindaco. Sicché una parte di loro sarà in servizio davanti al teatro, e dovrà vigilare anche su un gruppo di colleghi contestatori. Al primo assaggio, il 'cubo' - la struttura scenica che caratterizza e contiene tutto il dipanarsi dell' opera - è piaciuto; la musica ancor di più. L' altra sera, venerdì, la prova generale, che il maestro Riccardo Muti ha deciso di aprire a un pubblico formato da amici e parenti di orchestrali e lavoratori scaligeri nonché dai critici musicali e da alcuni habitués del teatro, è stata contrassegnata da molti applausi.

E oggi il Macbeth di Verdi, rivisitato da Muti e dal regista inglese Graham Vick, interpretato dai cantanti Renato Bruson, Maria Guleghina, Roberto Alagna e Carlo Colombara, va in scena alle 18 (diretta radiofonica sul terzo programma Rai). E' la dodicesima 'prima' dell' era Muti (dopo Nabucco, Don Giovanni, Guglielmo Tell, Vespri siciliani, Idomeneo, Parsifal, Don Carlo, Vestale, Valkiria, Flauto magico, Armide) ed è contrassegnata da due particolarità. Il ritorno, a cinque anni dal Don Carlo con i fischi a Pavarotti, di un' opera verdiana nel ruolo di capofila del 7 dicembre; e, idealmente, la prima uscita pubblica della Scala nelle vesti di Fondazione privata: da un mese, infatti, Eni, Cariplo, Pirelli, Sea e Assolombarda sono entrate in società con il Comune e la Regione, i quali mantengono comunque la maggioranza (60 per cento). Un Sant' Ambrogio scaligero dai toni nuovi, dunque; l' inizio di una sfida di modernità che il teatro più famoso del mondo lancia a se stesso e a tutta Milano. Sicché il sovrintendente Carlo Fontana e il maestro Riccardo Muti hanno voluto contrassegnare questa prima con i connotati dell' evento culturale, rifuggendo la mondanità, la passerella, e nella scelta artistica e negli inviti. Pochissimi i politici invitati (con il sindaco Gabriele Albertini, il ministro del Lavoro, Tiziano Treu e il sottosegretario al Tesoro, Pietro Giarda, quest' ultimo milanese e scaligero di lungo corso; il vicepresidente del Senato, Domenico Contestabile); qualche giornalista e scrittore (Afeltra, Biagi, Montanelli, Tadini); il professor Umberto Veronesi; il commissario europeo Mario Monti; glorie artistiche della Scala: Renata Tebaldi, Giulietta Simionato, Leyla Gencer, Alessandra Ferri, Carla Fracci; il sovrintendente dell' Opera di Vienna, Holender, e il presidente del Festival di Salisburgo, Rabll Stadler. Chiusa la stagione delle prime pullulanti di nomenklatura politica già a partire dal '92, con il terremoto Mani Pulite, è via via scemata l' aura mondano-presenzialista che aleggiava sulla sera del 7 dicembre.

Certo, qualche nome da saziare gli appetiti di consumatori di notorietà, c' è, ma in dosi minime: John John Kennedy con moglie e l' attore Dennis Hopper. Così come sembra finita la corsa delle signore all' abito firmato e poi reclamizzato con annuncio degli uffici stampa. Ci saranno, invece, molti appassionati d' opera e amanti della Scala dal portafoglio capace. Cosa che non guasta, vista la necessità della neonata Fondazione di impinguare il capitale: dagli Stati Uniti arrivano molti facoltosi sostenitori della 'Foundation Usa Teatro alla Scala' . Ci sarà pure l' ambasciatore americano in Italia, Thomas Foglietta. E dopo lo spettacolo, alle dieci e mezzo, cena all' hotel Four Season per Muti, gli artisti e i 350 invitati, ospiti della Scala e della Fondazione Milano per la Scala presieduta da Daria Rocca. Altra cena, quella municipale, per i politici e le autorità, a Palazzo Marino.


L'UNITA
1997.12.07

LA REPUBBLICA
1997.12.08
MANUELLA CAMPARI

Muti raccoglie il suo trionfo sotto l’ombra di quel cubo

Milano - E' stato prodigo d' applausi il pubblico della Scala. Il Macbeth che ieri ha inaugurato la stagione ne ha raccolti tantissimi, e fin dall' inizio. Già dal primo apparire sul podio di Riccardo Muti, salutato da battimani, sempre più calorosi a ogni sua entrata. Alla fine un quarto d' ora di applausi, lanci di fiori, "bravo".

Entusiasmo per il direttore, qualche "buuh" per il regista Graham Vick. Vistoso successo personale per il soprano russo Maria Guleghina, imperiosa Lady, premiata a scena aperta al "Vieni t' affretta", poi a "La luce langue" e infine dopo la Scena del sonnambulismo. Affettuosissima accoglienza al baritono Renato Bruson, al tenore Roberto Alagna, al basso Carlo Colombara e non ultimo al Coro, straordinario protagonista. Di certo, il pubblico delle "prime" alla Scala non ci era abituato. A una scelta di regia così radicale come quella compiuta dall' inglese Graham Vick. Di certo, il cubo gigantesco che domina l' opera è stato l' argomento che più d' ogni altro ha mostrato come uno spettacolo possa far discutere. Anche una platea come quella di Sant' Ambrogio, considerata più incline ad argomenti mondani che artistici. Meno ingessata e più calda di quanto siano le abitudini scaligere del 7 dicembre. E non c' è stato neppure il "controcanto" del loggione: niente strali ma pioggia di applausi e di "bravo". C' è un pensiero "sperimentale" dentro il Macbeth di Verdi. Anche l' idea di spettacolo non è convenzionale, più radicale di quanto non si fosse mai vista in questi dodici anni di Muti alla Scala. Si potrebbe dire che interpretazione musicale e regia compiono in modo netto una scelta di campo. Ma se quella offerta dal direttore d' orchestra, nei commenti del pubblico, ha trovato solo parole di consenso e di grande adesione, non così è stato per la regia di Vick.

A segnalare la sorpresa è stato per esempio Dennis Hopper, attore e regista americano. "E' la prima volta che vengo alla Scala - ha detto - e mi aspettavo una scena più tradizionale. Sono sconcertato. Ma la musica è talmente coinvolgente in ogni momento che ho provato l' impulso di essere anch' io in scena". Lo smentisce Leonardo Mondadori, che commenta con soddisfazione: "Finalmente una regia di gusto contemporaneo: Muti ha visto giusto". D' accordo con lui è anche Nina Vinchi, vedova di Paolo Grassi: "Una regia intelligente e nuova". Il soprano Leyla Gencer, grande Lady negli anni Settanta sotto la direzione di Muti, dice: "Stasera abbiamo vissuto qualcosa di unico. A qualcuno è parso strano il cubo? Non direi. Sarà che io ci sono abituata, è una forma familiare in tante opere in cui ho cantato". Invece il procuratore Francesco Saverio Borrelli è tutto per Muti e poco per Vick: "Sulla scena mi pare di vedere solo un ingombrante container e anche la simbologia dei colori è molto primitiva. Ma l' interpretazione musicale è straordinaria". Il cantante Claudio Baglioni, nell' insolita veste di commentatore per un settimanale, apprezza la Guleghina e l' eleganza di Bruson, si dice molto impressionato dal "ruolo protagonistico dell' orchestra diretta da Muti". Fedele Confalonieri non lesina complimenti, al direttore soprattutto, e a tutto lo spettacolo, regia compresa: "Che volete? Sarà perché il Cubo ha un che di televisivo. Che non guasta", scherza. Il primo atto è cominciato senza il consueto aprirsi del sipario. Le scene vengono "chiuse" da un telo azzurro che cala aperto su un solo lato. Durante lo spettacolo cambia solo di colore: blu, rosso, giallo, viola, verde. Colori decisi, scuri ma non solo.

Ottenuti utilizzando 450 metri di tubi al neon. Pesa 80 quintali, il Cubo, ma la sua pesantezza è quella stessa che schiaccia l' esistenza dei protagonisti. Un incubo. Nel secondo atto domina il giallo nella scena del brindisi che, assieme al coro dei sicari vede il Coro in prima linea. Atto terzo: le danze sono proposte nella loro integrità.

Movimenti a scatti, convulsi, primitivi. Tutto è viola. Quando arriva la scena delle "apparizioni" è il momento delle immagini più scioccanti. Un feto, per la verità abbastanza raccapricciante, viene proiettto sulla superficie del cubo. Quarto e ultimo atto: la resa dei conti. Al Coro il magnifico "Patria oppressa" e al soprano la scena più difficile, quella del sonnambulismo, con il re bemolle finale da eseguire "filato". Poi è la battaglia: per far "muovere" la foresta di Birnam, così come vuole la profezia, Vick utilizza cappe double-face. Da rivoltare, per far apparire il verde. E' la scena conclusiva. E il trionfo.


CORRIERE DELLA SERA
1997.12.17

1 9 9 8

1998.01.29
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
COMMEMORATION 
She commemorates Maestro Tullio Serafin with Giuseppe Pugliese and Michele Salvini at the presentation of the boxed set Tullio Serafin, for the series Great Maestros at La Scala
 
1998 February
TEATRO ALLA FENICE, VENEZIA
DONATION EVENT
Ceremony with Mayor Massimo Cacciari and various artists to offer the waiving of rights for live records from the Fenice Historical Archives, which would be published to provide funds for financing the reconstruction of Teatro alla Fenice. She received a medal at the event.                                
 
1998.02.11
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
MEETING 
Meeting with Friends of La Scala to celebrate Leyla Gencer, artist of La Scala with Franca Cella.

CORRIERE DELLA SERA
1998.02.12


1998.05.25
TEATRO SAN CARLO, NAPOLI
CONFERENCE
Conference for the presentation of Donizetti’s opera Roberto Devereux
Photo © MAURIZIO DE NISI, Napoli

1998.07.06
TEATRO ALLA SCALA, MILANO
OPERA PERFORMANCE OF LUCREZIA BORGIA

LA REPUBBLICA

1998.07.08
ANGELO FOLETTO

Le vedove scaligere villane e incompetenti

Villane e incompetenti, le inconsolabili "vedove" scaligere - alla Scala, l' ultima Lucrezia Borgia volta, nel 1970, fu cantata da Montserrat Caballè e Leyla Gencer - hanno dunque giustiziato al debutto il soprano americano Renée Fleming. Parte dello stesso pubblico che, gratificato di un paio di strilli acuti, qualche mese fa aveva perdonato a Editha Gruberova una prestazione al limite della decenza (in Linda di Chamounix), ha metodicamente contestato le scelte musicali e vocali della Fleming, rea di aver partecipato con coraggiosa determinazione (ma anche con voce intensa e ragguardevole pulizia belcantistica; un po' carente magari sul piano dell' incisività drammatica) alla visione tragica soffusa e inquietamente lirica posta da Gianluigi Gelmetti al centro della sua avvincente interpretazione di Lucrezia Borgia. Non era facile restituire al capolavoro donizettiano - ché di capolavoro di tratta; degno di stare, come accadeva stabilmente nell' ottocento, sullo stesso gradino di Lucia di Lammermoor - una fisionomia musicale corrispondente alla natura di partitura di singolare concezione drammatica e ricercata qualità compositiva. La figura ambivalente di Lucrezia, madre tenera e trepida, ma insieme donna capace dei gesti terribili divenuti leggenda, è pienamente assecondata da Donizetti che fornisce una tinta sinistra a tutta la vicenda. Il segno cupo diventava ossessione claustrofobica nel magnifico e dimostrativo spettacolo di Hugo De Ana, che ha ordinato movimenti singoli e collettivi col felice gusto della cerimonialità drammatica che gli appartiene, giocando a creare suggestioni nel contrasto con la monumentalità dell' impianto scenico foderato e corrusco di lastre di rame. Più acquarellata la pittura dell' orchestra, tenuta da Gelmetti sempre al di qua dei quarantottismi sonori, concertata per sfumature e disposta su tempi comodi, quasi elegiaci. Su misura per l' indole vocale dei protagonisti annunciati. In questo senso s' è fatta valere l' elegante perentorietà di Michele Pertusi, il giovanilistico ardore di Sonia Ganassi e la squisitezza pallente della Fleming. Il tenore ideale è rimasto in infermeria, volonterosamente rimpiazzato più che compensato da Marcello Giordani; le parti di contorno erano discrete, vitale il coro. Avrebbe potuto essere un omaggio finalmente degno dei debiti contratti dalla Scala e dalla sua storia con Donizetti: la prevenzione di parte del pubblico - quando mai s' è sentito sibilare disturbando, prima di una difficile cadenza? - e gli incidenti di percorso l' hanno impedito.


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1999.01.13
TEATRO LICEU, BARCELONA
MEETING
 
1999.07.08
TEATRO SAN CARLO, NAPOLI
SCREENING
Screening of the film Opera Fanatic directed by Jan Schmidt-Garre of Münchener Opern Festspiele

1999.109.24

AMICE DELLA LEGGIONE, MILANO
MEETING
A meeting organised by Amici della Leggione of La Scala
Leyla Gencer / Riccardo Muti




















1999.11.06 - 07
GIUSEPPE VERDI CONSERVATORY, MILANO
BOOK PRESENTATION
Ridotto dei Palchi: Presentation of the book Gianandrea Gavazzeni: Musica come vita edited by Luciano Alberti and Giovanni Gavazzeni, Grafica e Arte, Bergamo 1999. 
 

1999.11.20
TEATRO CARLO FELICE, GENOA
PERFORMANCE OF DEATH IN VENICE 

LA STAMPA
1999.11.19