L'ANGE DE FEU [L'Angelo del fuoco]
Sergei Prokofiev (1891 - 1953)
Libretto: Sergei Prokofiev from a noven by Valery Briusoff
Premièr at Théatre des Champs Elysées, Paris – 25 November 1954
26† June - 07, 09, 11 July 1959
Teatro Nuovo, Spoleto
II. FESTIVAL DEI DUE MONDI
Orchestra Filarmonica Triestina
Coro del Teatro Verdi di Trieste
Chorus master: Adolfo Fanfani
Stage director: Frank Corsora
Scene and costumes: Paul
SylbertPRODUCTION STAFF 1959: Assistente
alla Regia: Bice Brichetto (Fogli d’album), Isabella Ottieri (Album leaves), Edward
McGuire (L’angelo di fuoco) – Direttori musicali del palcoscenico: Robert Drumm
(Balletti Robins) – Maestri colloboratori: Giuseppe Bertelli e Giuseppe
Giardina (Il Duca d’Alba), Robert Cornman (Album leaves) - Direttori di scena:
Dino Camuccio, Giorgio Scotton, Richard Evans - Direzione tecnica: Guglielmo
Ambrosi, Nananne Porcher - Direzioni allestimenti: Fiorella Mariani - Assistante
corografo: Tommy Abbott - Supervisore ai costumi: Florence Klotz - Capi servizi
elettirici: Vannio Vanni, Armando Stacchini - Capi macchinisti: Roberto
Carrera, Enzo Neri - Capi sarte: Rita Aloesio, Rosa Laureti - Tappezziere:
Riccardo Marcelli - Scene realizzate da: Scenografia del Festival diretta da
Libero Petrassi, Anna e Italo Velentini; Scenografia Parravicini, Roma; Marcelli,
Roma – Costumi relizzati da: Sartoria del Festival; SAFAS, Roma; Nofri, Roma; Carla
Jacobelli; Ditta Firenze di Peruzzi, Roma: Karinska e Brooks Costumes Co., New
York – Maschere realizzate da Fiorella Mariani, Isabella Ottieri, Marcella
Rossellini – Attrezzeri: Luigi tani e figlio, Firenze; Rancamti, Roma;
Calzature: Capezio, New York; Pompei, Roma; U.S. Rubber Co, Usa – Parrucche:
Maggi, Roma – Gioilelli: Lami, Roma; Cappelli: C. Canessa, Roma – Gunti:
Perrone, Roma – Calzamaglie: Jessie Zimmer
Ruprecht, a knight ROLANDO PANERAI baritone
The Hostess of the Inn STEFANIA MALAGU’ contraltoRenata LEYLA GENCER soprano [Role debut]
The Servant at the Inn FLAVIO TASIN baritone
The Sorceress ANNA MARIA CANALI mezzo-soprano
Jakob Glock RAIMONDO BOTTEGHELLI tenor
Agrippa von Nettelsheim, a philosopher FLORINDO ANDREOLLI tenor
Mathias ANTONIO BOYER baritone
The Doctor RAIMONDO BOTTEGHELLI baritone
Mephistopheles MARIO CARLIN tenor
Faust MARIO BORRIELLO baritone
The Innkeeper at Cologne ARTURO LA PORTA baritone
The Mother Superior GABRIELA CARTURAN mezzo-soprano
The Inquisitor ENRICO CAMPI bass
Two young Nuns n/a sopranos
Time: Sixteenth Century
Place: Cologne, Germany
† Recording date
A LETTER TO LEYLA GENCER FROM FESTIVAL MANAGEMENT
1959.05.12
FESTIVAL POSTCARD
1959
Dal 28 Giugno 2018 al 20 Settembre 2018
SPOLETO | PERUGIA
LUOGO: Sezione dell'Archivio di Stato
INDIRIZZO: Largo Ermini
ENTI PROMOTORI:
Patrocinio di
Comune di Spoleto
Fondazione Festival dei Due Mondi
Polo Museale dell'Umbria
Rocca Albornoz - Museo del Ducato di Spoleto
Associazione Amici di SpoletoNell'ambito della sessantunesima edizione del Festival dei Due Mondi, giovedì 28 giugno 2018, dalle ore 9:30, si tengono a Spoleto nella sede della locale Sezione dell'Archivio di Stato (Largo Ermini) l'inaugurazione di una mostra, la presentazione di un volume ed una conferenza sul tema: "Spoleto 1959. Il secondo Festival dei Due Mondi". L'iniziativa si svolge in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria e con il patrocinio del Comune di Spoleto, della Fondazione Festival dei Due Mondi, del Polo Museale dell'Umbria, Rocca Albornoz - Museo del Ducato di Spoleto e dell'Associazione Amici di Spoleto. Porteranno i saluti istituzionali Luigi Rambotti, direttore dell'Archivio di Stato di Perugia, il sindaco di Spoleto e presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi e Giorgio Ferrara, direttore artistico del Festival dei Due Mondi. Inoltre, interverranno Roberto Conticelli, presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria, Paola Mercurelli Salari, direttore Rocca Albornoz-Museo del Ducato di Spoleto (Polo Museale dell'Umbria) e Rosaria Mencarelli, Collegio dei garanti Fondazione Polo del '900 (Torino) e Direttore Soprintendenza ABAP Abruzzo.
In continuità con la pubblicazione del volume "Spoleto 1958. Alle radici della storia, il primo Festival dei Due Mondi" pubblicato nel 2017 in occasione della sessantesima edizione del Festival dei Due Mondi e con la mostra dedicata al primo anno del Festival, la Sezione dell'Archivio di Stato di Spoleto ha ritenuto di particolare interesse proseguire la ricerca sulle origini della manifestazione che ha segnato la storia della città e la vita culturale italiana.
Il volume "Spoleto 1959, il secondo Festival dei Due Mondi. Nuovi spazi per il teatro, invenzione di nuovi generi", pubblicato grazie al contributo di Fondazione "Francesca, Valentina e Luigi Antonini" e con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, si avvale di una prefazione di Camillo Corsetti Antonini, presidente della Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini”, della presentazione di Luigi Rambotti, direttore dell'Archivio di Stato di Perugia, e si articola in quattro capitoli: Festival dei Due Mondi 1959. Protagonisti e spettacoli di Moreno Cerquetelli; ‘Spoleto 59’ secondo il NY Times di Marco Rambaldi; Spoleto 1959, la città e il Festival di Antonella Cristina Manni; Il Festival del 1959 nei documenti della Sezione di Archivio di Stato di Spoleto di Paolo Bianchi. Il lavoro ha potuto contare sulla fondamentale collaborazione degli operatori della Sezione dell'Archivio di Stato di Spoleto e dell'Archivio Storico Diocesano di Spoleto. La conferenza, che vede l'intervento degli autori del volume con una ricca selezione di documenti, immagini, articoli di carta stampata e servizi televisivi, ha come titolo “Nelle pagine della cultura. Il Festival dei Due Mondi e il mondo dell'informazione”.
La mostra “Spoleto 1959, il secondo Festival dei Due Mondi”, a cura della Sezione dell'Archivio di Stato di Spoleto, presenta al pubblico locandine, fotografie dell'epoca e documenti d'archivio, sarà visitabile fino al 20 settembre 2018.
La partecipazione alla conferenza, nel corso della quale verrà distribuito il volume, consente l'acquisizione di crediti formativi per gli iscritti all'Ordine dei Giornalisti.
"Il 1959 è un anno importante perché il Festival è annunciato con un numero progressivo, 2° Festival dei Due Mondi. Si tratta di un segnale, incerto quanto si vuole, della volontà di andare avanti sulla spinta del successo dell’anno precedente". Così scrivevano nel 1987 Sandro Morichelli e Gianni Toscano. Quest'ultimo era stato il sindaco comunista che nel 1958 aveva avviato la manifestazione accogliendo a braccia aperte gli "americani" al seguito di Gian Carlo Menotti. Il secondo Festival di Spoleto viene preparato sullo sfondo di una città in cui si avvertono l'esigenza e i primi segnali di un profondo cambiamento sia sul piano economico che infrastrutturale. Insieme alla sperimentazione di nuove formule di spettacolo come Album Leaves per la regia di Steven Vinaver e Fogli d'Album diretti da Franco Zeffirelli, si sente impellente l’esigenza di nuovi spazi da utilizzare per il teatro, per le mostre oltre che per i laboratori di scenotecnica e per gli uffici preposti all'organizzazione. Così come si comincia a parlare di convertire per scopi culturali anche la Rocca Albornoziana. "Il 1959 è anche l'anno dell'invenzione del Concerto in Piazza del Duomo - scrive Maurizio Modugno -. Non sappiamo a chi sia dovuta: forse Schippers stesso può averne mutuato l'idea da Tanglewood, da Ravinia, dalle serate al Lewisohn Stadium o ad Aix-en-Provence. Certo è che diviene immediatamente un evento di strepitoso appeal musicale e personale per Tommy e per Spoleto".
In occasione della sessantunesima edizione del Festival dei Due Mondi, proseguendo un progetto avviato per la sessantesima edizione, attraverso una conferenza, un libro, una mostra, si ripercorrono momenti straordinari di storia della città per rileggere le origini della manifestazione, comprenderne l'eredità nel presente, tracciare scenari futuri.
In occasione della sessantunesima edizione del Festival dei Due Mondi, proseguendo un progetto avviato per la sessantesima edizione, attraverso una conferenza, un libro, una mostra, si ripercorrono momenti straordinari di storia della città per rileggere le origini della manifestazione, comprenderne l'eredità nel presente, tracciare scenari futuri.
https://www.arte.it/calendario-arte/perugia/mostra-spoleto-1959-il-secondo-festival-dei-due-mondi-52979
RADIOCORRIERE.TV
1959 June 05 - 11
CORRIERE DELLA SERA
1959.06.27
IL TEMPO
1959.06.27
IL TEMPO
1959.06.27
L'UNITA
1959.07.27
TIME
1959.07.27
Brilliant
Angel
When he was conducting his Third Symphony in Rome in 1934, Composer Sergei Prokofiev made a rare admission to a visiting musicologist. "This," said he, "is my best work, but only because The Flaming Angel is my greatest." Prokofiev had, in fact, lifted the Third Symphony almost entirely from The Flaming Angel —probably because he despaired of ever seeing his monumentally difficult opera produced. He never did: Flaming Angel had its first stage performance in Venice (TIME, Sept. 26, 1955) 2½ years after the composer's death. At Italy's Spoleto festival, which closed last week, Angel appeared again—in a performance that justified Prokofiev's grandest expectations.
Based on a novel by Russian Symbolist Poet Valery Bryusov (1873-1924), the opera unfolds the story of a demon-haunted doxy named Renata, who grows up in 16th century Germany in the company of an angel but loses her impulse to sainthood when she decides that she wants to be his mate. The angel disappears in an angry burst of flame, and Renata keeps looking for him until she at last runs afoul of the Inquisition and is sentenced to death at the stake. Part of the fascination of this murky Gothic tale is that most of it exists in Renata's own mind, and much of the opera remains perilously poised between tragedy and low farce.
Prokofiev's music, written in the early '205, is taut, economical and superbly dramatic, consisting of almost continuous recitative, punctuated with an occasional soaring aria. The opera reaches its vocal and dramatic climax in the Inquisition scene, in which Renata. a group of nuns and the Inquisitor weave eleven different vocal lines into a complicated polyphony, terminated by a staggering explosion of brass and cymbals.
Star of the Spoleto performance was brilliant Turkish Soprano Leyla Gencer, who in the role of Renata demonstrated one reason why Flaming Angel (now available in a Westminster recording) is so rarely produced: the heroine, onstage and singing almost constantly, is required to deliver some of her most memorable lines while crawling on the floor or hopping in hysterical convulsions. Said Director Frank Corsaro plaintively about the work: "I want to move it to New York, but nobody wants it."
When he was conducting his Third Symphony in Rome in 1934, Composer Sergei Prokofiev made a rare admission to a visiting musicologist. "This," said he, "is my best work, but only because The Flaming Angel is my greatest." Prokofiev had, in fact, lifted the Third Symphony almost entirely from The Flaming Angel —probably because he despaired of ever seeing his monumentally difficult opera produced. He never did: Flaming Angel had its first stage performance in Venice (TIME, Sept. 26, 1955) 2½ years after the composer's death. At Italy's Spoleto festival, which closed last week, Angel appeared again—in a performance that justified Prokofiev's grandest expectations.
Based on a novel by Russian Symbolist Poet Valery Bryusov (1873-1924), the opera unfolds the story of a demon-haunted doxy named Renata, who grows up in 16th century Germany in the company of an angel but loses her impulse to sainthood when she decides that she wants to be his mate. The angel disappears in an angry burst of flame, and Renata keeps looking for him until she at last runs afoul of the Inquisition and is sentenced to death at the stake. Part of the fascination of this murky Gothic tale is that most of it exists in Renata's own mind, and much of the opera remains perilously poised between tragedy and low farce.
Prokofiev's music, written in the early '205, is taut, economical and superbly dramatic, consisting of almost continuous recitative, punctuated with an occasional soaring aria. The opera reaches its vocal and dramatic climax in the Inquisition scene, in which Renata. a group of nuns and the Inquisitor weave eleven different vocal lines into a complicated polyphony, terminated by a staggering explosion of brass and cymbals.
Star of the Spoleto performance was brilliant Turkish Soprano Leyla Gencer, who in the role of Renata demonstrated one reason why Flaming Angel (now available in a Westminster recording) is so rarely produced: the heroine, onstage and singing almost constantly, is required to deliver some of her most memorable lines while crawling on the floor or hopping in hysterical convulsions. Said Director Frank Corsaro plaintively about the work: "I want to move it to New York, but nobody wants it."
MUSICAL COURIER
1959 September