L'ANGE DE FEU [L'Angelo del fuoco]

Sergei Prokofiev (1891 - 1953)
Opera in five acts and seven tableaux in French [Sung in Italian]
Libretto: Sergei Prokofiev from a noven by Valery Briusoff
Premièr at Théatre des Champs Elysées, Paris – 25 November 1954
26 June - 07, 09, 11 July 1959 
Teatro Nuovo, Spoleto

II. FESTIVAL DEI DUE MONDI

Orchestra Filarmonica Triestina
Coro del Teatro Verdi di Trieste

Conductor: Istvan Kertész
Chorus master: Adolfo Fanfani
Stage director: Frank Corsora
Scene and costumes: Paul Sylbert


PRODUCTION STAFF 1959: Assistente alla Regia: Bice Brichetto (Fogli d’album), Isabella Ottieri (Album leaves), Edward McGuire (L’angelo di fuoco) – Direttori musicali del palcoscenico: Robert Drumm (Balletti Robins) – Maestri colloboratori: Giuseppe Bertelli e Giuseppe Giardina (Il Duca d’Alba), Robert Cornman (Album leaves) - Direttori di scena: Dino Camuccio, Giorgio Scotton, Richard Evans - Direzione tecnica: Guglielmo Ambrosi, Nananne Porcher - Direzioni allestimenti: Fiorella Mariani - Assistante corografo: Tommy Abbott - Supervisore ai costumi: Florence Klotz - Capi servizi elettirici: Vannio Vanni, Armando Stacchini - Capi macchinisti: Roberto Carrera, Enzo Neri - Capi sarte: Rita Aloesio, Rosa Laureti - Tappezziere: Riccardo Marcelli - Scene realizzate da: Scenografia del Festival diretta da Libero Petrassi, Anna e Italo Velentini; Scenografia Parravicini, Roma; Marcelli, Roma – Costumi relizzati da: Sartoria del Festival; SAFAS, Roma; Nofri, Roma; Carla Jacobelli; Ditta Firenze di Peruzzi, Roma: Karinska e Brooks Costumes Co., New York – Maschere realizzate da Fiorella Mariani, Isabella Ottieri, Marcella Rossellini – Attrezzeri: Luigi tani e figlio, Firenze; Rancamti, Roma; Calzature: Capezio, New York; Pompei, Roma; U.S. Rubber Co, Usa – Parrucche: Maggi, Roma – Gioilelli: Lami, Roma; Cappelli: C. Canessa, Roma – Gunti: Perrone, Roma – Calzamaglie: Jessie Zimmer


Ruprecht, a knight ROLANDO PANERAI baritone
The Hostess of the Inn STEFANIA MALAGU’ contralto
Renata LEYLA GENCER soprano [Role debut]
The Servant at the Inn FLAVIO TASIN baritone
The Sorceress ANNA MARIA CANALI mezzo-soprano
Jakob Glock RAIMONDO BOTTEGHELLI tenor
Agrippa von Nettelsheim, a philosopher FLORINDO ANDREOLLI tenor
Mathias ANTONIO BOYER baritone
The Doctor RAIMONDO BOTTEGHELLI baritone
Mephistopheles MARIO CARLIN tenor
Faust MARIO BORRIELLO baritone
The Innkeeper at Cologne ARTURO LA PORTA baritone
The Mother Superior GABRIELA CARTURAN mezzo-soprano
The Inquisitor ENRICO CAMPI bass
Two young Nuns n/a sopranos

Time: Sixteenth Century
Place: Cologne, Germany

Recording date

Photos © BENNY ROLOFF, Roma

Drawings © PAUL SYLBERT 








A TELEGRAM TO LEYLA GENCER FROM FESTIVAL MANAGEMENT

1959.05.02

A LETTER TO LEYLA GENCER FROM FESTIVAL MANAGEMENT

1959.05.12

FESTIVAL POSTCARD

1959

FESTIVAL DEI DUE MONDI 1958 - 1978 

1978

SPOLETO STORY

1982

SPOLETO FESTIVAL 

2018

Dal 28 Giugno 2018 al 20 Settembre 2018
SPOLETO | PERUGIA


LUOGO: Sezione dell'Archivio di Stato
INDIRIZZO: Largo Ermini

ENTI PROMOTORI:
Patrocinio di
Comune di Spoleto
Fondazione Festival dei Due Mondi
Polo Museale dell'Umbria
Rocca Albornoz - Museo del Ducato di Spoleto

Associazione Amici di SpoletoNell'ambito della sessantunesima edizione del Festival dei Due Mondi, giovedì 28 giugno 2018, dalle ore 9:30, si tengono a Spoleto nella sede della locale Sezione dell'Archivio di Stato (Largo Ermini) l'inaugurazione di una mostra, la presentazione di un volume ed una conferenza sul tema: "Spoleto 1959. Il secondo Festival dei Due Mondi". L'iniziativa si svolge in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria e con il patrocinio del Comune di Spoleto, della Fondazione Festival dei Due Mondi, del Polo Museale dell'Umbria, Rocca Albornoz - Museo del Ducato di Spoleto e dell'Associazione Amici di Spoleto. Porteranno i saluti istituzionali Luigi Rambotti, direttore dell'Archivio di Stato di Perugia, il sindaco di Spoleto e presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi e Giorgio Ferrara, direttore artistico del Festival dei Due Mondi. Inoltre, interverranno Roberto Conticelli, presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria, Paola Mercurelli Salari, direttore Rocca Albornoz-Museo del Ducato di Spoleto (Polo Museale dell'Umbria) e Rosaria Mencarelli, Collegio dei garanti Fondazione Polo del '900 (Torino) e Direttore Soprintendenza ABAP Abruzzo.
In continuità con la pubblicazione del volume "Spoleto 1958. Alle radici della storia, il primo Festival dei Due Mondi" pubblicato nel 2017 in occasione della sessantesima edizione del Festival dei Due Mondi e con la mostra dedicata al primo anno del Festival, la Sezione dell'Archivio di Stato di Spoleto ha ritenuto di particolare interesse proseguire la ricerca sulle origini della manifestazione che ha segnato la storia della città e la vita culturale italiana.
Il volume "Spoleto 1959, il secondo Festival dei Due Mondi. Nuovi spazi per il teatro, invenzione di nuovi generi", pubblicato grazie al contributo di Fondazione "Francesca, Valentina e Luigi Antonini" e con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, si avvale di una prefazione di Camillo Corsetti Antonini, presidente della Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini”, della presentazione di Luigi Rambotti, direttore dell'Archivio di Stato di Perugia, e si articola in quattro capitoli: Festival dei Due Mondi 1959. Protagonisti e spettacoli di Moreno Cerquetelli; ‘Spoleto 59’ secondo il NY Times di Marco Rambaldi; Spoleto 1959, la città e il Festival di Antonella Cristina Manni; Il Festival del 1959 nei documenti della Sezione di Archivio di Stato di Spoleto di Paolo Bianchi. Il lavoro ha potuto contare sulla fondamentale collaborazione degli operatori della Sezione dell'Archivio di Stato di Spoleto e dell'Archivio Storico Diocesano di Spoleto. La conferenza, che vede l'intervento degli autori del volume con una ricca selezione di documenti, immagini, articoli di carta stampata e servizi televisivi, ha come titolo “Nelle pagine della cultura. Il Festival dei Due Mondi e il mondo dell'informazione”.
La mostra “Spoleto 1959, il secondo Festival dei Due Mondi”, a cura della Sezione dell'Archivio di Stato di Spoleto, presenta al pubblico locandine, fotografie dell'epoca e documenti d'archivio, sarà visitabile fino al 20 settembre 2018.
La partecipazione alla conferenza, nel corso della quale verrà distribuito il volume, consente l'acquisizione di crediti formativi per gli iscritti all'Ordine dei Giornalisti.
"Il 1959 è un anno importante perché il Festival è annunciato con un numero progressivo, 2° Festival dei Due Mondi. Si tratta di un segnale, incerto quanto si vuole, della volontà di andare avanti sulla spinta del successo dell’anno precedente". Così scrivevano nel 1987 Sandro Morichelli e Gianni Toscano. Quest'ultimo era stato il sindaco comunista che nel 1958 aveva avviato la manifestazione accogliendo a braccia aperte gli "americani" al seguito di Gian Carlo Menotti. Il secondo Festival di Spoleto viene preparato sullo sfondo di una città in cui si avvertono l'esigenza e i primi segnali di un profondo cambiamento sia sul piano economico che infrastrutturale. Insieme alla sperimentazione di nuove formule di spettacolo come Album Leaves per la regia di Steven Vinaver e Fogli d'Album diretti da Franco Zeffirelli, si sente impellente l’esigenza di nuovi spazi da utilizzare per il teatro, per le mostre oltre che per i laboratori di scenotecnica e per gli uffici preposti all'organizzazione. Così come si comincia a parlare di convertire per scopi culturali anche la Rocca Albornoziana. "Il 1959 è anche l'anno dell'invenzione del Concerto in Piazza del Duomo - scrive Maurizio Modugno -. Non sappiamo a chi sia dovuta: forse Schippers stesso può averne mutuato l'idea da Tanglewood, da Ravinia, dalle serate al Lewisohn Stadium o ad Aix-en-Provence. Certo è che diviene immediatamente un evento di strepitoso appeal musicale e personale per Tommy e per Spoleto".
In occasione della sessantunesima edizione del Festival dei Due Mondi, proseguendo un progetto avviato per la sessantesima edizione, attraverso una conferenza, un libro, una mostra, si ripercorrono momenti straordinari di storia della città per rileggere le origini della manifestazione, comprenderne l'eredità nel presente, tracciare scenari futuri.

https://www.arte.it/calendario-arte/perugia/mostra-spoleto-1959-il-secondo-festival-dei-due-mondi-52979                                                  

RADIOCORRIERE.TV                                               

1959 June 05 - 11                                                                                            

L'ANGELO DI FUOCO

di Sergiev Prokofiev
 
Nel gennaio del 1919 Cleofonte Campanini, direttore dell'Opera di Chicago. commissionò al ventottenne Prokofiev, che già da due anni si trovava negli Stati Uniti, un'opera nuova per quel teatro. In capo all'autunno del 1919 Prokofiev terminò l'Amore delle tre melarance, ma la morte del Campanini, avvenuta in quel medesimo periodo, ritardò l'andata in scena dell'opera. che venne rappresentata a Chicago due anni più tardi, nel 1921, quando la gestione del teatro dell'Opera era passata a Mary Garden.
Intanto Prokofiev aveva cominciato a lavorare all'Angelo di fuoco, sperando di vederlo anch'esso rappresentato a Chicago. Ma la fortuna, che fino allora apeva assistito la sua carriera in ferra americana, doveva presto abbandonarlo ed egli si convinse che la nuova opera non vi sarebbe mai stata rappresentata. Mary Garden. che lo aveva intelligentemente sostenuto, venne sostituita alla direzione dell'Opera di Chicago. e il suo successore non volle più sapere dell'Angelo di fuoco: poco dopo il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra venne fischiato a New York. Prokofien capì che il vento del favore non tirava più dalla sua parte e decise di abbandonare gli Stati Uniti, e per qualche tempo anche l'attività concertistica, per ritirarsi tranquillo nella cittadina bavarese di Ettal, presso Oberammergau, e concentrarsi nella composizione.
Neanche qui, tuttavia, l'Angelo di fuoco Denne portato a termine: messa in disparte, in attesa che si verificasse la possibilità di una rappresentazione. l'opera penne ripresa e compiuta solo nel 1927. quando sembrò che lo Städtische Oper di Berlino volesse metterla in scena sotto la direzione di Bruno Walter. Spanito anche questo progetto. l'Angelo di fuoco. Denne definitivamente accantonato: soltanto furon fatti conoscere, nel 1929. l'interludio e la scena di Agrippa dal terzo atto, che Koussevitzky diresse in un concerto a Parigi, mentre Prokofien utilizzò i temi principali dell'opera nella sua Terza Sinfonia.
Ma egli non cesso dal rammentare con nostalgia la sua opera sfortunata, mostrando di attribuirle grande importanza: e un bel giorno a Roma. forse nel 1954, forse nel 1957, mentre vi si trovava per dirigere proprio la Terza Sinfonia. ebbe a parlarne con Hans Swarsenski. direttore della succursale francese della casa editrice Boosey and Hawkes, presso la quale doveva ancor trovarsi depositato il manoscritto dell'Angelo di fuoco. Poco dopo. infatti. Smarsenski ritrovò la partitura nei sotterranei dei suoi uffici di Parigi. Ogni sforzo da parte dell'editore per farla eseguire o rappresentare rimase tuttavia Dano per lungo tempo ancora. Si dovettero subire ben centofrentadue rifiuti prima di vedere accolto l'Angelo di fuoco per un'esecuzione concertistica. ch'ebbe luogo finalmente nel gennaio del 1955 a Parigi, e il cui successo palse a richiamare l'attenzione sull'opera dimenticata.
La sua rappresentazione, avvenuta la prima volta al XVIII Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia, costitui, come tutti ricordano, un avvenimento clamoroso; essa segnò la scoperta di un capolavoro, e l'inizio della fortuna dell'opera, che prese a circolare felicemente da un teatro all'altro con una frequenza di solito sconosciuta a un lavoro contemporaneo. L'avere affiancato codesta riscoperfa del teatro musicale contemporaneo alla riscoperta ottocentesca del Duca d'Alba, accentrando attorno ad esse il precipuo interesse musicale della stagione, non solo testimonia del raggiunto criterio di organicità del Festival dei Due Mondi, ma ne sottolinea il carattere e l'ispirazione fondamentali, dettati dalla volontà di proporre palori, talenti e forme di spettacolo nuovi e originali.
L'argomento dell'Angelo di fuoco, il cui libretto fu steso dallo stesso Prokofiev, è ricavato dal romanzo omonimo di l'alerij Jakovlevic Brjusov. uno dei più importanti poeti simbolisti russi della fine del secolo scorso. Un'idea sufficiente del contenuto del romanzo è fornita dall'autore stesso nella premessa: L'Angelo di fuoco. oppero un veridico racconto in cui si narra del diavolo, il quale più di una volta, in figura di spirito luminoso, appare ad una gine e la spinge a molteplici azioni peccaminose; in cui si parla delle pratiche, contrarie a Dio, della magia, dell'alchimia, dell'astrologia, della cabalistica e della negromantica: in cui si racconta della condanna di una vergine per opera dell' Arcivescovo di Triev, ed egualmente degli incontri e colloqui col Cavaliere e tre volte dottore Agrippa e col dottor Faust....
Un argomento, come si vede, in cui domina l'elemento esoterico, tutto concepito nel gusto tipico del decadentismo europeo, e che parrebbe a tutta prima in contrasto con lo spirito realistico, concreto. che anima invece la musica prokofieviana. Pure il romanzo di Brjuson attrasse Prokofiev. per le stesse ragioni, c'è da credere, per cui era rimasto attratto. pochi anni prima. dalla commedia dell'Amore delle tre melarance. La commedia di Gozzi - aveva scritto il compositore nella sua autobiografia – mi conquistò per la sua mescolanza di racconto, di commedia e di satira. e sopra tutto per il suo piglio teatrale. Concepita ancora nel periodo in cui mi trovavo in Russia. l'Amore delle tre melarance rispondeva all'orientamento delle mie nuove ricerche in campo teatrale, contro il naturalismo e la routine dei grandi epigoni del teatro prima della rivoluzione.
Così anche l'Angelo di fuoco, concepito contemporaneamente all'Amore delle tre melarance, nasce come reazione al teatro naturalista, affiancandosi. in qualche modo, ai movimenti di avanguardia di quell'epoca. che nutrivano analoga avversione. Nell'Angelo di fuoco, tuttavia, come nell'Amore delle tre melarance, non vi è assolutamente nulla di intellettualistico, nulla di programmatico o di polemico a tutti i costi, e, nonostante la sinistra ambiguità dell'argomento, non si rivela alcuna compiacenza del raffinato e del morboso. La irrealtà dei personaggi e l'inverosimiglianza degli avvenimenti non si risolvono in un gioco astralto, tanto meno pretendono di tradursi in occulte allegorie, al contrario, esse si compongono, con sana naturalezza, in palori e figure di schietta evidenza teatrale.
La realistica teatralità dell'Angelo di fuoco è infatti l'aspetto che più colpisce dell'opera. dove gli accadimenti magici, le isterie collettive, gli invasamenti diabolici, peraltro ridotti e sfrondati rispetto al romanzo di Brjusov, si concretano in gesti di forte ed elementare drammaticità, che non alludono a segreti significati. ma si impongono di se stessi con la loro irresistibile irruenza. Se mai pulsa una vena segreta in quest'opera, essa è la ironia, componente poetica di tutta l'arte di Prokofiev, che segna, ulteriormente, senza darlo troppo a pedere, il moderno distacco del musicista dalla fosca materia del romanzo simbolista, e a cui concorre in primo luogo la consumata maestria della sua scrittura orchestrale, capace di una penetrazione ironica quale forse non si riscontra in nessun altro compositore della nostra epoca, pur ricca di gesti e di atteggiamenti artistici esteriormente provocanti e spregiudicati. [Piero Santi]

domenica ore 21,20 terzo pr.

CORRIERE DELLA SERA                                       
1959.06.27         

IL MESSAGGERO                                           
1959.06.27                                                                                      

IL TEMPO                                               
1959.06.27                                                                                       

IL TEMPO                                               
1959.06.27        

LA NAZIONE                                 
1959.06.27                                                                                         

RADIOCORRIERE.TV                                               
1959 June 28 - July 02                                                                                            

Dal Teatro Nuovo e dal "Caio Melisso,, di Spoleto

IL FESTIVAL DEI DUE MONDI

Il Programma Nazionale riprende venerdì la Messa da Requiem di Verdi, diretta da Thomas Schippers · Nelle prossime settimane andranno in onda: Il Duca d'Alba di Donizetti, L'Angelo di fuoco di Prokofiev e i lavori musicali e di prosa Fogli d'album

Photo: Il maestro Thomas Schippers, Luchino Visconti che ha curato la regia del Duca d'Alba, e Gian Carlo Menotti, ideatore del Festival

Il Festival dei Due Mondi, in corso a Spoleto, riconferma, con questa sua seconda edizione, il successo di una iniziativa che ha portato l'antica città umbra in primo piano fra le manifestazioni musicali e teatrali del nostro tempo. Lo spirito organizzativo e la passione per l'arte del compositore italomericano Giancarlo Menotti hanno reso posisibile questo festival, che da molte parti e specialmente dall'America ha ricevuto gli aiuti necessari per realizzare tanti spettacoli, e tali, come originalità e come scelta di esecutori, da suscitare un vasto interesse.
Il programma di quest'anno è molto ricco: va dalle esecuzioni musicali agli spettacoli lirici, dai balletti alla prosa. E la Radiotelevisione Italiana seguirà con le sue riprese alcuni degli spettacoli più importanti.
Comincerà, il 3 luglio, sul Programma Nazionale, la trasmissione della Messa da requiem di Verdi, che avrà, a Spoleto, come direttore d'orchestra, Thomas Schippers. Esecutrice la Filarmonica Triestina, con il coro del Teatro Verdi di Trieste, diretto da Adolfo Fanfani.
Il 9 luglio, sul Programma Nazionale, andrà in onda l'opera Il Duca d' Alba di Gaetano Donizetti, diretta dallo stesso Maestro, con la regia di Luchino Visconti. Il melodramma ha riscosso, fin dalla sua prima rappresentazione al Teatro Nuovo di Spoleto, alcuni giorni fa, un vivo successo. Ed è con commossa meraviglia che il pubblico ha ascoltato la celebre romanza Spirto gentil, de i sogni miei », scritta dal Donizetti per Il Duca d'Alba e poi trasferita dal compositore nell'opera La Favorita. Nell'odierna esecuzione è stata riportata, infatti, per ragioni di scrupolo artistico, al suo posto di origine.
Le vicende di quest'opera del Maestro bergamasco furono complicate. Fu composta su libretto di Eugène Scribe e Duveyrier tra il 1835 e il 1843, per essere rappresentata alI'Opéra di Parigi, dove Rossini aveva aperto le porte al suo collega italiano. Ma, sia per i capricci di una cantante, sia per altre complicazioni, la rappresentazione sfumò. Qualche pagina di musica passò nella Favorita e il resto rimase nelle carte di Donizetti. Seguirono anche vertenze giudiziarie, da parte del direttore dell' Opéra, il quale rivendicava i diritti sulla partitura. Ma, nel 1848, morto il Compositore, tutto restò indeciso, e di tale stato di cose approfittò lo Scribe per passare il libretto a Giuseppe Verdi, ignaro di tutti i precedenti. Fu cambiato il titolo, i personaggi ebbero nuovi nomi, e mutò anche il luogo dell'azione. Il libretto era diventato quello de I vespri siciliani.
Il Duca d'Alba fu rappresentato, infine, al Teatro Apollo di Roma, il 22 marzo 1882, presente la regina Margherita. Ne curò lo spettacolo il maestro Matteo Salvi, un exallievo del Donizetti. Poi seguirono le riprese a Bergamo, nell'agosto 1885; al Regio di Torino, nel marzo dell'anno successivo: dovunque con grande successo. Invece avevano incontrato freddezza le recite al San Carlo di Napoli, nell'aprile dell'82, poco dopo la rappresentazione romana.
Poi non se ne parlò più, finché la Radiotelevisione Italiana mise in onda lo spartito (direttore Fernando Previtali) nella stagione lirica del 1951.
In questa edizione di Spoleto, saranno interpreti il baritono Louis Quilico, il basso Wladimiro Ganzarolli, i tenori Enzo Tei e Renato Cioni, il basso Franco Ventriglia ed il soprano Ivana Tosini. Il Duca d'Alba dopo tante sporadiche apparizioni, si avvia ad entrare trionfalmente nel repertorio melodrammatico nazionale.
L'opera andrà in programma anche alla Televisione, con la ripresa diretta del solo primo atto, il 12 luglio.
Un'altra opera che andrà in scena al Festival dei Due Mondi è L'Angelo di fuoco di Prokofiev. Fin da quando il maestro Menotti assistette ad una delle prove, nel 1955, per la presentazione del melodramma al Festival musicale veneziano, si ripromise di portare in seguito, ancora, alla ribalta, questa straordinaria musica, tra le più vive del Novecento. A Spoleto L'Angelo di fuoco avrà come interpreti Leyla Gencer, Rolando Panerai, Enrico Campi, Gabriella Carturan, Stefania Malagù, Anna. Maria Canali, Enzo Tei, Florindo Andreolli, Mario Borriello, Mario Carlin, Antonio Boyer e Flavio Tasin. Direttore d'orchestra, István Kertész; regista Frank Corsaro.
Incerto è come il lavoro di Prokofiev prese forma, almeno così come l'opera è pervenuta in Occidente. La prima idea della composizione risalirebbe al 1919. Prokofiev stese il libretto e, quasi di un sol getto, il primo e il secondo atto. Quindi sospese il lavoro intorno al 1922, per riprendere l'opera nel 1926-27, completando i cinque atti e sette quadri, rivedendo il già fatto in precedenza e provvedendo alla strumentazione. Secondo altre fonti, invece, i principali temi dell'opera sarebbero già stati nel bagaglio del compositore fin dal 1918, quando parti dalla Russia per recarsi in America.
Certo è che la prima rappresentazione, progettata da Bruno Walter per Berlino, nel 1927, non andò in porto, sia per le difficoltà sceniche, sia per la natura troppo rivoluzionaria della musica. Nello stesso anno Prokofiev dichiarava che L'Angelo di fuoco costituiva il suo più profondo impegno spirituale e tecnico. Il manoscritto dell'opera scomparve e solo nel 1945 Hans Swarzenski lo scoprì per caso e poté portarlo a conoscenza del pubblico, dopo la morte dell'Autore. Nel settembre 1954 la Radiodiffusion Française esegui L'Angelo di fuoco in forma di concerto; nel settembre del 1955, come abbiamo accennato, toccò alla Fenice di Venezia di dare all'opera un trionfale battesimo.
Registrato a Spoleto, L'Angelo di fuoco andrà in onda per il Terzo Programma con data da destinare.
Infine, a concludere l'importante contributo dalla Radio-televisione Italiana al Festival dei Due Mondi, saranno registrati e trasmessi pure dal Terzo Programma, in data da destinare, i Fogli d'album. Sono questi, nelle intenzioni di Giancarlo Menotti, una rapida e disinvolta rassegna dello spirito e della vena teatrale degli europei». Così come i gemelli Album leaves presenteranno spirito e vena degli Americani.
Fogli d'album, andati in scena al Teatro Caio Melisso di Spoleto (opportunamente restaurato l'anno scorso, per la prima edizione del Festival). comprendono una serie di quadri, suddivisi in due tempi, che presentano lavori di prosa e musicali, molto diversi l'uno dall'altro. Ma non è l'unità che si è cercata in questo esperimento, in cui figurano testi di Dino Buzzati, Italo Calvino, Jean Cocteau, Michel de Ghelderode, Eugène Ionesco, Riccardo Manzi, Gian Franco Maselli, Indro Montanelli, Giuseppe Patroni Griffi e Mario Soldati. Le musiche sono di Hans Werner Henze, Mario Peragallo, Nino Rota, Roman Vlad. Regista, Franco Zeffirelli; direttore d'orchestra Carlo Franci. [Gino Tibalducci]

THE TIMES                                               
1959.06.30                                                                                            

NEW YORK TIMES                                         
1959.07.12                                                                                      

KIM MAGAZINE                                          
1959.07.23

SATURDAY REVIEW                                       
1959.07.25

L'UNITA                                          
1959.07.27                                                                                         

TIME                                          
1959.07.27      

Brilliant Angel
 
When he was conducting his Third Symphony in Rome in 1934, Composer Sergei Prokofiev made a rare admission to a visiting musicologist. "This," said he, "is my best work, but only because The Flaming Angel is my greatest." Prokofiev had, in fact, lifted the Third Symphony almost entirely from The Flaming Angel —probably because he despaired of ever seeing his monumentally difficult opera produced. He never did: Flaming Angel had its first stage performance in Venice (TIME, Sept. 26, 1955) 2½ years after the composer's death. At Italy's Spoleto festival, which closed last week, Angel appeared again—in a performance that justified Prokofiev's grandest expectations.
Based on a novel by Russian Symbolist Poet Valery Bryusov (1873-1924), the opera unfolds the story of a demon-haunted doxy named Renata, who grows up in 16th century Germany in the company of an angel but loses her impulse to sainthood when she decides that she wants to be his mate. The angel disappears in an angry burst of flame, and Renata keeps looking for him until she at last runs afoul of the Inquisition and is sentenced to death at the stake. Part of the fascination of this murky Gothic tale is that most of it exists in Renata's own mind, and much of the opera remains perilously poised between tragedy and low farce.
Prokofiev's music, written in the early '205, is taut, economical and superbly dramatic, consisting of almost continuous recitative, punctuated with an occasional soaring aria. The opera reaches its vocal and dramatic climax in the Inquisition scene, in which Renata. a group of nuns and the Inquisitor weave eleven different vocal lines into a complicated polyphony, terminated by a staggering explosion of brass and cymbals.
Star of the Spoleto performance was brilliant Turkish Soprano Leyla Gencer, who in the role of Renata demonstrated one reason why Flaming Angel (now available in a Westminster recording) is so rarely produced: the heroine, onstage and singing almost constantly, is required to deliver some of her most memorable lines while crawling on the floor or hopping in hysterical convulsions. Said Director Frank Corsaro plaintively about the work: "I want to move it to New York, but nobody wants it."
 
MUSICAL AMERICA                                         
1959 August

MUSICAL COURIER                                            
1959 September    
Photo: Scene from Prokofieff's "The Angel of Fire," as presented at the Spoleto Festival of Two Worlds, with Leyla Gencer in the chief feminine role (right).

SPOLETO - FESTIVAL OF CONTRASTS


The second operatic score was also never heard by its author and found its way to production with difficulty- Prokofieff's "Angel of Fire." The composer finished orchestrating it in 1927, but the performance that Bruno Walter was to have conducted then never took place, partly because of scenic difficulties and partly because of the "revolutionary" nature of the music. Finally in 1954 it was given over the Radio in France and in 1955 performed at the Venice Festival and then was taken up by La Scala.
This work shows Prokofiev not as the ironic opera composer of "The Love for the Three Oranges" but a passionate, lyrical, dramatic and colourful one. The libretto, after a novel by Brjusov, unfortunately, is a hodge-podge of symbolism à la the Russian school. Even the music does not succeed at all times in saving the situation. It is regrettable that the stage director, Frank Corsaro, did not do some cutting to render more acceptable this work which makes heavy demands on an audience.
"Angel of Fire" is a realistic tale in which the devil appears in the form of a luminous spirit, driving a maiden to commit sinful actions. She
is finally condemned by the Archbishop of Trier (the time of the action. is Germany in the early 15th century) and the final scene in the convent with the nuns' chorus chanting her doom is one of the most unforgettable and beautiful pages in contemporary music. Paul Sybert's scenic devices, however, technically interesting but wrongly surrealist in the style and conception, added to the lack of clarity in the presentation.
Musically speaking, the performance came close to perfection, with the title role sung by Leyla Gencer, who since her successes in San Francisco has made a name for herself in Italy and with this performance reached the top. Her voice looks and acting could not have been more appropriate for the part. Baritone Rolando Panerai, vocally, was equally good but no match dramatically, and the other small parts were well sung and carefully prepared. Chorus and orchestra gave their best. A new conductor, the young Hungarian István Kertész, made an excellent impression in his first appearance here. [Trudy Goth]

Leyla Gencer, soprano
Photo © Ceretti, Trieste 

OPERA MAGAZINE                                            
1959 September                                                                                         

SPOLETO
The Angel of Fire

In this country the BBC has broadcast Prokofiev's opera The Angel of Fire in French and in English. At Spoleto it was revived in the Italian translation already staged with success in Venice and Milan. But production (Frank Corsaro) and décors (Paul Sybert) were ill-conceived, so that little service was done to one of the most impressive and beautiful of near-contemporary operas. Moreover, the Festival directors decided, 'for artistic reasons'!, to suppress the fourth act in the later performances, so that the musical proportions of the opera, which is planned as an extended symphonic' structure, were as fatally damaged as the dramatic 'The dramatic ones.

Photo: Angel of Fire' at Spoleto. The last scene, with Leyla Gencer (right) as Renata


Drawing: Paul Sybert's design for the room in which Renata and Rupprecht shut themselves off from the world, to practise magic


An inadequate programme synopsis completed the ruin. The merit of the performance was the vivid orchestral playing under the Hungarian conductor Istvan Kertesz.
Prokofiev's opera, composed in 1918-28, is based on a fin-de-siècle novel of the same title by the Symbolist poet Valery Bryusov. It treats of a real-life affair of the authors with a hysterical, passionate and utterly fascinating woman from whom the narrator, once a man of good sense and still conscious that she is ruining his life, cannot break free. But the tale is retold in a 16th century German setting: obsession, hysteria and neurosis become varying forms of devil-possession, orgies are witches' sabbaths, and social mores are represented by the Church and the Inquisition. Renata, and the author's relations with her, are closely analysed, while the allegorical transposition allows for much picturesque historical detail.
Ideal subject for Prokofiev. Here the 'magic' music of his previous opera, The Love of Three Oranges, can take on darker tones. The lyrical utterances can be fuller, and more eloquent. Though digressions and speculations of a first-person narrative have denied him (opera can only be presented as a series of events), by a most beautiful and effective use of characterizing motifs, in continuous development and interaction, he amplifies the surface event. Rupprecht's 'first subject', for example, is manly and straightforward; but under the influence of Renata, it is tempered by a Rachmaninovian softness of contour. Renata's main theme is ambivalent and capable of taking on many expressive shades; but when she is in the grip of her obsession, we hear a shining, single- minded derivative of this theme.
But at Spoleto it was as if the singers performed, the producer produced, and the designer designed without really knowing what the opera was about. The shut-in private world in which Renata and Rupprecht should move was thrown wide, through skeletal' sets, to an unchanging backcloth which served for three different cities. Leyla Gencer, the Turkish soprano who took the role of Renata, has basically a warm, attractive tone and a certain dramatic vigour which must account for her reputation; but at Spoleto she produced very few solid notes. Her phrases were uncontrolled. Rolando Panerai sang better, but presented the sensitive, articulate Rupprecht as a stolid Wozzeck type.
Scene after scene was mishandled. The philosopher Agrippa of Nettesheim, who in Prokofiev is a sinister and powerful figure, became the local witchdoctor. The aloof, exquisite Count Heinrich, who had forsworn the company of women, was host at a garden-party-for all the world like Flammen in Lodoletta, with a girl on his arm. A key- passage, Faust's lyrical outburst on the mysterious powers within man, disappeared, along with Mephistopheles' mockery-for these are in the act that was cut. The finale failed of its effect largely because the stage- directions were ignored.
Dramatically The Angel of Fire is a difficult opera, largely because the action is elliptical; musically it is beautifully consistent. Given a sensitive and intelligent producer and an imaginative designer, who relate the surface excitements to the main theme, it should prove well worth mounting at Covent Garden. Perhaps no other work of its time saves Strauss's Frau ohne Schatten has so much of a claim to be seen and heard. A.P.

TUCSON DAILY NEWS                                     
1959.09.05
Operatic Talent
Is Uncovered

LEYLA GENCER

On her way

Rome-One of the unexpected ed rewards of a recent trip to Spoleto was the opportunity it provided for introduction to the talents of Leyla Gencer (pronounced Jen-chur), who may become the first celebrated operatic soprano in Turkish history.
A product of the Conservatory of Istanbul, her native city, Miss Gencer was prepared for an operatic career by Giannini Arangi-Lombardi, herself a singer of repute in prewar Italy.
Though her debut dates only to 1954, when she ventured Madama Butterfly at the San Carlo in Naples, Miss Gencer has already appeared at La Scala in Milan, the Teatro Fenice in Venice, the Massimo in Palermo.
And, in addition to the Vienna Staatsoper and the Prinzregent-theater in Munich, she has already made her American debut on the West Coast with the San Francisco Opera company.
In this she is adhering to a well-established precedent, for such T's as Tetrazzini and Tebaldi both made first American appearances in San Francisco as preludes to pleasing audiences through the rest of the country.
As well as making her mark in such repertory works as "Forza del Destino," "Lucia" and "Nozze di Figaro," Miss Gencer has asquired something of a reputation for resourcefulness in the modern idiom. Among ventures of the sort which have been aided by her presence lately as Pizzetti's
"Murder in the Cathedral," Poulenc's "Dialogues of the Carmelites" (both at La Scala). and Prokofiev's "Angel of Fire" at Spoleto.
The latter (written in the '20s) doesn't exactly qualify as a "modern" work, but in its combination of difficult vocal writing and challenging dramatic requirements it provides a test few older works approach.
If it is added that Miss Gencer looks well on stage and also carries her dramatic duties with distinction, it is clear that a new source of operatic talent has been uncovered.
Details have been added to the prospectus for next season's program of the Dallas Civic Opera in which Maria Callas will sing leading roles in "Lucia di Lammermoor," "Il Barbiere di Siviglia" and "Medea." Nicola Zaccaria and Ettore Bastianini will take part in two works, and Nan, Merriman has been engaged to sing Neris in "Medea." As previously announced, Jon Vickers will re-appear as Jason (a part he sang at the Covent Garden performances of "Medea" with Miss Callas recently) and the English production of "Lucia" will be utilized. [Irving Kolodin]
 
OPERA NEWS                                          
1959.10.03 

KOBBE'S COMPLETE OPERA BOOK                                    
1976
                                  
COMPLETE RECORDING
1959.06.26