LA GIOCONDA       

Amilcare Ponchielli (1934 - 1886)                                       
Opera in four acts in Italian
Libretto: Arrigo Boito
Premièr at Teatro alla Scala, Milan – 8 April 1876
16, 18, 20 July 1972                                        
Arena Sferiterio, Macerata                                       

VIII. MACERATA OPERA FESTIVAL 

Orchestra, Coro e Ballo dell'Arena Sferisterio
Conductor: Giuseppe Patanè
Chorus master: Vittorio Barbieri
Stage director: Gianrico Becher
Scene and costumes: Ermes Vizio
Choreography: Giuseppe Urbani 

La Gioconda a ballad singer LEYLA GENCER soprano
La Cieca her blind mother FEDORA BARBIERI mezzo-soprano
Alvise Badoero one of the heads of the State Inquisitions CARLO CAVA bass
Laura his wife LUISA BORDIN NAVE mezzo-soprano
Enzo Grimaldo CARLO BERGONZI tenor
Barnaba a spy of the Inquisition CORNELL MACNEIL baritone
Zuane a boat man GIUSEPPE MORRESI bass
Isepo a public letter-writer ATHOS CESARINI tenor
Barnabotto LEDO FRESCHI
A Pilot ELVINO MARINAGELI tenor
Primi ballerini: Leda Lojodice / Giuseppe Carbone
Coro dei bambini Pueri Cantores

Time: Seventeenth Century

Place: Venice

Recording date

Photos © FOTO MARCHIORI, Firenze











A TELEGRAM FROM LOMBARDO TO GENCER
1972.05.10

Unknown Newspaper

1972 July

RADIOCORRIERE.TV                                               

1972 July 05 - 11                                                                                         
Photo: Lo Sferisterio di Macerata gremito di pubblico prima di una rappresentazione. Costruito all'inizio dell'Ottocento per il gioco del pallone a bracciale, da mezzo secolo ospita anche spettacoli lirici

S'è inaugurata con il «Mefistofele di Boito la stagione operistica all'aperto dello Sferisterio di Macerata

Qualcosa di più che una parata vocale estiva

Altri titoli nel programma della città marchigiana: «Madama Butterfly» e «Gioconda». In palcoscenico cantanti famosi: Magda Olivero, Leyla Gencer, Raina Kabaivanska, Carlo Bergonzi e Cesare Siepi che da anni non si presentava al pubblico italiano


La parata estiva delle grandi voci, un tempo dominio quasi esclusivo dell'Arena, ora si è estesa, con una settimana di anticipo sulla stagione veronese, anche allo Sferisterio di Macerata. Anche qui un grande teatro all'aperto - può accogliere quasi novemila persone riesce a calamitare i più grossi nomi della lirica: Cesare Siepi e Magda Olivero, Raina Kabaivanska e Leyla Gencer, Carlo Bergonzi e Cornell Mac Neil, e altri ancora, si sono ritrovati nella cittadina delle Marche in luglio, impegnati nel repertorio prediletto da queste maratone estive: Mefistofele, Madama Butterfly, Gioconda, oltre a un caposaldo della coreografia romantica, Giselle, con il Balletto dell'Opera di Stato di Poznan, alla Resurrezione di Cristo di Perosi, nella ricorrenza del centenario della nascita, e ad alcu ne serate di prosa, con Lisistrata di Aristofane.
Tuttavia il modo con cui questi spettacoli vengono realizzati supera la semplice esibizione delle grandi ugole del momento: qui si mira anche ad ottenere la collaborazione di registi di grido, come Franco Enriquez, di direttori d'orchestra agguerriti, come Giuseppe Patané, e a creare una cornice rappresentativa adeguata, con allestimenti appositamente pensati per lo Sferisterio.
C'è ancora chi ricorda una colossale Aida allestita nel 1921, con tutto l'armamentario egizio d'obbligo, elefanti compresi, e nell'anno successivo una Gioconda, con la celeberrima Russ come protagonista. Poi la stagione maceratese tacque fino al 1967; ma è solo nell'ultimo triennio che le scelte esecutive hanno raggiunto una dignità non inferiore a quella dei teatri di più lunga e collaudata tradizione, anche se i contributi statali sono ancora irrisori e il peso organizzativo grava quasi completamente sugli enti locali.
Per questo gli amministratori marchigiani esigono qualcosa di più e un riconoscimento ufficiale; e in un convegno, cui hanno partecipato politici, uomini di cultura e critici musicali, hanno addirittura richiesto di aggregarsi al carrozzone costosissimo dei tredici enti lirici e quindi di figurare accanto alla Fenice e al San Carlo, all'Arena di Verona e al Massimo di Palermo.
Più legittimo sarebbe forse creare le premesse per costituire un teatro regionale - secondo le indicazioni offerte dai vari progetti di riforma delle strutture musicali, predisposti da tutto lo schieramento delle forze politiche -; un teatro cioè che non circoscriva la propria attività ad un periodo stagionale e alla vacanza turistica, ma che incida concretamente sulla diffusione musicale per l'arco dell'intero anno, con esecuzioni anche cameristiche e sinfoniche itineranti per tutte le Marche, una delle regioni, purtroppo, musicalmente più depresse d'Italia. Di qui anche l'esigenza di un repertorio più aderente al nostro gusto e, entro i limiti del possibile, realmente valido: non c'è bisogno di rispolverare il Mefistofele per ottenere una piena adesione del pubblico.
Ma non vogliamo sottilizzare: è già moltissimo che una istituzione aggregata al sottobosco della cosiddetta lirica minore abbia saputo superare le secche della routine impresariale ed offrirci edizioni, soprattutto di Gioconda e di Butterfly, del massimo decoro. L'inaugurazione invece è spettata al drammone di Boito, per il quale lo Sferisterio si è assicurato la partecipazione del basso Cesare Siepi, ormai trapiantato al Metropolitan e incredibilmente assente da anni dai palcoscenici italiani.
Forse il personaggio infernale di Mefistofele non è più adatto alle attuali possibilità del cantante, che deve mettere a dura prova i suoi mezzi leggermente affievoliti per una parte pressoché inaccessibile. Non per questo il grande basso si può considerare in declino: in un teatro chiuso e in altri ruoli, in Don Gio vanni come in Filippo II, Siepi potrebbe offrirci ancora interpretazioni rilevanti, almeno a giudicare dalla classe stilistica con cui realizza i recitativi e dalla integra bellezza del colore. D'altronde egli ha finalmente liberato anche la figura boitiana dalle usuali truculenze e dagli eccessi satanici.
Magda Olivero, all'opposto, trasferisce Margherita in un ambito veristico, attribuendo a questa candida figura risentimenti ed eccessi deliranti che il teatro musicale avrebbe scoperto solo un trentennio dopo la nascita di Mefistofele. Ma la Olivero riesce ugualmente ad imporre la sua eccentrica prospettiva rispetto al testo boitiano con una tensione emotiva che coinvolge il pubblico (è stata la trionfatrice della serata) e una carica drammatica che toglie il respiro.
La direzione di Nello Santi, massiccia e squadrata, vale a garantire la sufficiente omogeneità allo spettacolo, in cui Franco Enriquez scatena le sue fantasie melodrammatiche, mentre la scenografia di Tito Varisco cala il dramma goethiano in cupe ambientazioni rocciose nelle quali agisce la suggestione di certa sensibilità materica, desunta da attuali soluzioni plastiche.
Molto più attendibile, comunque, la realizzazione scenica di Madama Butterfly in cui spicca la scenografia. deliziosamente oleografica, di Luisa Spinatelli, in accordo con la regia di Beppe Menegatti, che giunge fino al limite del pastello decorativo, rievocando con garbo - e magari con qualche leziosità - le seduzioni lunari e le giapponeserie su cui ha indugiato con consumata maestria lo stesso Puccini. Raina Kabaivanska poi, nei panni di Cio- Cio-San, attua un capolavoro di sottigliezza psicologica arricchita talora anche da tragica gravità. L'impeccabile soprano bulgaro ha, rispetto ad un tempo, levigato notevolmente il suono e rivelato una capacità pressoché illimitata di indagine sulla parola e un gusto che non deflette mai dalla più rigorosa fedeltà. Ecco un modo attuale di riproporre Puccini svelandone, ma senza affettazione, le vibrazioni intimistiche. Il pubblico è rimasto soggiogato da questa lezione interpretativa e quasi non si è accorto della burocratica direzione di Gianfranco Rivoli.
Con Gioconda, infine, si sono toccati i risultati musicali più felici, in senso globale, di tutta la stagione: merito prima di tutto del direttore Giuseppe Patané, vivificatore energico e trascinante che, nonostante i limitati mezzi di cui dispone lo Sferisterio (l'orchestra non è eccel sa, né le prove sono particolarmen- te accurate), ha attuato con magistrale plasticità anche gli episodi più impegnativi, come il grandioso concertato che chiude il terz'atto o il « galop » della celeberrima « Danza delle ore ». E' strano che questo maestro così dotato di istintiva consentaneità con il melodramma sia quasi ignorato dai nostri maggiori teatri e svolga la sua attività prevalentemente in Germania.
Inoltre la riuscita di questa edizione di Gioconda è garantita anche da una compagnia di canto eccezionale, impostata sul sestetto Bergonzi, Gencer, Mac Neil, Bordin-Nave, Fedora Barbieri, Cava. Carlo Bergonzi e Leyla Gencer in particolare hanno avuto il grande merito di non concedere nulla al verismo, cui quest'opera, così devota ai Mani del Verdi maturo, è in genere condannata. In realtà con Gioconda il melodramma romantico celebra il suo gradevole epicedio: nonostante il goffo libretto di Boito, tutto in quest'opera è dichiaratamente melodrammatico e sta ancora al di qua del naturalismo che di lì a poco avrebbe invaso l'Europa. Niente di meglio dunque che eseguirla come se si trattasse della Forza del destino o del Don Carlo verdiani: è ciò che hanno capito i due protagonisti; Bergonzi in particolare in « Ciel e mar » ha offerto pure un saggio, oltre che di penetrazione interpretativa, di autentico belcanto, suscitando il delirio della platea, che ha chiesto a gran voce il bis della celebre romanza. [Mario Messinis / Macerata, luglio]

Photo: Fra i protagonisti della « Gioconda » di Ponchielli: Luisa Bordin-Nave, Carlo Bergonzi, Leyla Gencer. A destra, Cesare Siepi nel costume di Mefistofele: l'opera di Boito ha aperto la stagione lirica estiva

IL PICCOLO
1972.07.07

OPERA MAGAZINE                                        
1972 October
                                                         
COMPLETE RECORDING                        
1972.07.16

Recording Excerpts [1972.07.16]
Cuore! dono funesto! Act I Scene IX
È un anatema Act II Scene VII
Laura, Laura ove sei? Act II Scene VIII
Suicidio Act IV Scene II
Ecco il velen di Laura Act IV Scene II     
Cosi mantieni il patto? Act IV Scene VI
Act IV