MEDEA

Luigi Cherubini (1760 -1842)
Opera in three acts in Italian
Libretto (French): François Benoit Hoffmann after Euripides
Premièr at Théâtre Feydeau, Paris – 13 March 1797
06, 12, 15, 18, 21 December 1968
Teatro La Fenice, Venezia

TEATRO LA FENICE DI VENEZIA
Opening performance

Conductor: Carlo Franci
Chorus master: Corrado Mirandola 
Stage director: Giorgio de Lullo
Scene and costumes: Pier Luigi Pizzi
 
Medea former wife of Jason LEYLA GENCER soprano [Role debut]
Jason leader of the Argonauts ALDO BATTION tenor
Glauce (Dirce) daughter of Creon DANIELA MAZZUCCATO soprano
Creon King of Corinth RUGGERO RAIMONDI bass
Neris servant of Medea GIOVANNA FIORONI mezzo-soprano
1st maidservant RINA PALLINI soprano
2nd maidservant ANNA LIA BAZZANI soprano
Captain of the Guard ALESSANDRO MADDALENA baritone
 
Time: Antiquity
Place: Corinth
 
Recording date

Photos © FOTO ALDO NEGRO, Venezia

Photos © FOTO AFI, AGENZIA FOTOGRAFICA INDUSTRIALE, Venezia

Drawings © FONDAZIONE GIORGIO CINI ONLUS, Venezia
Drawings © PIER LUIGI PIZZI

* Note:  The production broadcast by RAI-TV Italiana
 


GENCER ALLA FENICE 

MEDEA 
STAGIONE 1968 – 1969
https://www.archiviostoricolafenice.org/scheda_opera.php?ID=15425





FONDAZIONE GIORGIO CINI
MEDEA
BELISARIO
JERUSALEM / GERUSALEMME
LES MARTYRS
LA VESTALE
MEDEA IN CORINTO
https://archivi.cini.it/teatromelodramma/search/result.html?startPage=0&query=Gencer&jsonVal=%7B%22jsonVal%22%3A%7B%22query%22%3A%5B%22leyla+gencer%22%2C%22Gencer%22%5D%2C%22fieldDate%22%3A%22dataNormal%22%2C%22_perPage%22%3A20%2C%22archivefind%22%3A%5B%22teatromelodrammaIcoTeatrale003+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale013+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale002+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale005+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale006+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale007+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale011%22%5D%2C%22accountName_string%22%3A%5B%22teatromelodramma%22%5D%2C%22archiveName_string%22%3A%5B%22teatromelodrammaIcoTeatrale003+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale013+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale002+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale005+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale006+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale007+OR+teatromelodrammaIcoTeatrale011%22%5D%7D%7D&orderBy=&orderType=asc&activeFilter=
































POISONED-PEN LETTERS
"Questo e un altro avverimento se canti Medea e la tua condanna"

DINNER WITH FRIENDS AND PIZZI
1968 DECEMBER

I LUNEDI DELLA FENICE MEDEA DI CHERUBINI

SALE APPOLLIANEE, TEATROA LA FENICE DI VENEZIA
1968.12.02

CUMHURİYET DAILY NEWSPAPER                                     
1968

SON HAVADİS DAILY NEWSPAPER                                     
1968.06.26

RADIOCORRIERE.TV                                         
1968 July 07

LA STAMPA                                       
1968.09.05

OPERA MAGAZINE                                    
1968 October

UNKNOWN NWSPAPER                                   
1968 December

IL MONDO                                     
1968.12.03

IL PICCOLO                            
1968.12.03

L'UNITA                              
1968.12.03

RADIOCORRIERE.TV                                
1968 December 29 - January 04

IL DRAMMA                                
1969 January

INTERVISTA CON LABROCA

Tra le opere
nuove in cartellone
alla «Fenice»:
PETRASSI
VERDI BETTINELLI

Durante il lungo inverno veneziano che fa, di anno in anno, più squallida la vita della città, il Teatro La Fenice è il solo organismo al quale la cittadinanza concorre con passione. Da dieci anni il Direttore Artistico, maestro Mario Labroca, provvede all'ideazione e alla realizzazione del programma di questo centro vivo, e sveglio, in una città che alle nove di sera era deserta come durante il coprifuoco. In questa intervista al Dramma, il maestro Labroca illustra l'attività del Teatro La Fenice, che ha trovato nel sovrintendente Floris Ammannati un animatore ed organizzatore validissimo.

D. Vuol dirci, Maestro, qual è il carattere della stagione 1968- 1969 iniziata nei giorni scorsi?

R. Il carattere della Stagione è, come al solito, eclettico; ripropone il caso Cherubini la cui Medea è opera che deve entrare nella vita del teatro e non restare soltanto nella sua anticamera in attesa di una nuova riesumazione: ed infatti il ritorno. di quest'opera è stato assai gradito grazie alla direzione del maestro Franci, l'interpretazione di Leyla Gencer, la messinscena di Pizzi e la regia di Fassini, che hanno tutti contribuito alla formazione di un grande spettacolo, nuovo e degno dell'apertura di un grande teatro. Altro spettacolo felicemente realizzato Cosi fan tutte di Mozart diretto da Maag, cantato da sei artisti (Deutekom, Troyanos, Ravaglia, Montarsolo, Casellato, Giombi) che hanno dato all'opera una caratterizzazione di alto rilievo, grazie anche alla regia felice di Lofti Mansouri.

La Fenice di Venezia è oggi uno tra i maggiori teatri lirici italiani: eretto in ente autonomo nel 1938, è stato fino a dieci anni or sono un teatro di secondo ordine non già per la qualità degli spettacoli ma per la brevità dell'attività lirica circoscritta a pochi mesi di attività, con cartelloni che contenevano otto o nove opere con tre sole repliche divise spesso tra il periodo invernale e quello primaverile: tre brevi stagioni di concerti sinfonici in primavera, in estate nel Cortile di Palazzo Ducale, ed in autunno, completavano l'attività musicale dell'Ente. Bisogna aggiungere che il pubblico frequentava numeroso solo alcuni spettacoli, specie quelli di opere di repertorio se affidate ad artisti celebri; pochi erano gli abbonati e l'interesse per l'attività dell'Ente piuttosto scarso. Anche il Teatro La Fenice» come molte altre istituzioni artistiche e culturali di Venezia viveva ai margini della città non integrandosi nella vita di essa.
I criteri di gestione del sovrintendente Floris Ammannati hanno rivoluzionato l'esistenza del Teatro; pochi erano i mezzi finanziari, buoni invece quelli artistici per merito dell'orchestra che fu stabilizzata nel 1957 e del coro che è stato stabilizzato mesi or sono, ma che andava svolgendo attività di anno in anno più intensa. Ammannati riuscì ad assicurarsi finanziamenti preziosi, riusci ad attirare l'attenzione della città sul teatro che interessò il pubblico con spettacoli sempre più attraenti per il valore culturale ed artistico delle esecuzioni; le stagioni liriche vennero allungandosi fino a comprendere dai quindici ai diciassette spettacoli ciascuna ripetuti cinque volte, gli abbonati crebbero, sicché oggi il Teatro è quasi totalmente esaurito nella platea e nei palchi in tutte le recite; cosa che permette di presentare accanto ad opere di repertorio anche opere nuove.

D. Quali opere lei pensa destinate ad arricchire la cultura musicale?

R. Per un verso o per l'altro tutte. Per esempio Mejistofele di Boito era assente da molti anni dal nostro Teatro; il suo ritorno oltre che gradito è necessario perché occorre di tanto in tanto valutare il rapporto tra la sensibilità di oggi e le opere che in passato erano entrate nel repertorio comune. La stessa cosa può dirsi per Francesca da Rimini di Zandonai che nel 1915 fu accolta con un trionfo clamoroso.

D. Vedo nel cartellone Didone ed Enea di Purcell; è stata mai eseguita in Italia?

R. Si, credo più di una volta. Io la presentai nel Maggio Musicale Fiorentino del 1939 e posso dire che ebbe molto successo. È una grande opera che il pubblico deve conoscere perché integra la conoscenza che esso ha del teatro seicentesco.

D. Seguono, se ho visto bene, opere di repertorio alternate ad opere di non frequente esecu zione. Con quale criterio vengono scelte?

R. Seguendo una certa rotazione e creando successioni di spettacoli che diano rilievo alla varietà del programma. Per esempio, dopo un'opera di grosse proporzioni come Medea ecco Così fan tutte che è un'opera comica e perciò leggera. Dopo il Mefistofele macchinoso ecco Il Campiello di Wolf-Ferrari che ricrea la freschezza della Venezia goldoniana; dopo I Puritani, opera sostenuta dalla vocalità intensa e lineare di Bellini, ecco il complesso sinfonismo della Salomé straussiana; dopo Didone ed Enea il Tannhäuser di Wagner, dopo il Trittico di Puccini che di rado appare nella sua organica sequenza, abbiamo la Francesca da Rimini che presenta un aspetto assai interessante del teatro del primo Novecento; a questi segue Il Barbiere di Siviglia che ci ripromettiamo di presentare nella sua veste originale di opera comica e non già in quella abusiva di opera buffa »; Don Carlo di Verdi è anch'essa opera che diventa sempre più familiare al nostro pubblico, e La Fenice vuole contribuire alla estensione della sua conoscenza.

D. E le opere nuove?

R. Abbiamo preferito presentare in una serata un'opera, Il pozzo e il pendolo di Bettinelli, e due balletti, uno creato da Milloss su la composizione Estri di Goffredo Petrassi, l'altro da Menegatti sulla traccia del Gabbiano di Cechov su musica di Roman Vlad; data la importanza musicale delle due coreografie pensiamo che lo spettacolo susciterà un interesse indiscusso.

D. E Belisario di Donizetti?

R. Si tratta di opera che fu scritta dal grande compositore su ordinazione de La Fenice nel 1836 ed oggi ritorna dopo tanti anni di silenzio. É opera nuova perciò anche se nata da oltre un secolo. Per il giro dei turni è di nuovo tra noi Lucia di Lammermoor. Alcuni complessi di danza completano il quadro della Stagione.

D. E soddisfatto del programma realizzato?

R. Per noi è importante conciliare nei limiti del possibile le nostre preferenze con il gusto del pubblico; ma, intendiamoci bene: se noi facciamo qualche concessione (molto limitata del resto) verso quanto il pubblico ama e desidera, portiamo a nostra volta il pubblico ad estendere gli orizzonti delle sue conoscenze, ad affrontare nomi sconosciuti ed artisti nuovi, ad avvicinarsi con confidenza sempre maggiore ai capolavori che furono per troppo tempo dimenticati. E dato il numero impres sionante degli abbonamenti, abbiamo la sensazione di aver toccato il centro.


RADIOCORRIERE.TV                                   
1969 January 12 - 18

Ad inaugurare la stagione lirica invernale il Teatro La Fenice ha prescelto l'oscura e problematica Medea: un'opera con illuminazioni degne del Fidelio, alla quale l'ascoltatore tuttavia non riserva una adesione piena. Eppure c'è da sorprendersi che essa sia caduta così a lungo nel l'oblio, che soprattutto dalla saccenteria provinciale Cherubini sia stato condannato al ruolo di comprimario, di professore di contrappunto o addirittura di legislatore accidioso. Confalonieri ha spiegato il significato di Medea nella storia del melodramma, la sua portata rivoluzionaria; poiché si trattò realmente di una rivoluzione anche se Cherubini, a ben vedere, portò agli esiti ultimi le premesse della riforma gluckiana e anche se egli certamente non fu il solo ad approfondire una concezione musicale che doveva rivelarsi carica di futuro.

Ciò che ancora oggi mag. giormente resiste ai segni del tempo è il sinfonismo, che irradia una drammati cità cupa; un sinfonismo antitetico rispetto a quello di Mozart, come del resto la vocalità, benché vi si possa scoprire qualche traccia di Donna Anna e di Fiordiligi, o dell'ultima scena del Don Giovanni. E' uno strumentale aspro e rude, privo di sug gestioni coloristiche, impla cabilmente monocromo. La mancanza di varietà timbri ca sfiora la monotonia, ma fa emergere ancor più il rigore di una scrittura che conosce la forza di una artico lazione serrata e coerente, la capacità di edificare poderose strutture musicali. In questo senso appunto le anticipazioni di Beethoven, più volte sottolineate, sono di una evidenza palmare, addirittura stupefacenti (Medea, ricordiamolo, è del 1797, e precede di oltre un decennio Fidelio e di un ventennio le prime affermazioni di Weber). Pensiamo alle introduzioni del primo e del terz'atto, che sono già un archetipo di sinfonia d'opera protoromantica tedesca, da affiancare al Coriolano al Franco cacciatore o alla Rosamunda di Schubert.
Quanto alla vocalità Cherubini esplora il mistero della parola, anche a costo di ricorrere ad una scrittura «scomoda», che richiede dalla protagonista suoni d'averno o slanciate incisività. Ma la temerarietà di Cherubini (evidentemente suggestionato da un soggetto che attingeva a Euripide e a Corneille e che sviluppava la tragica vendetta della Principessa di Colchide su Giasone) arrivò addirittura a costruire un'opera su un solo personaggio, che domina la scena da cima a fondo, affrontando un discorso univoco e crudamente monacorde. Solo oltre un secolo dopo Strauss con Elettra avrebbe tentato tanto, rischiando ancora di produrre lo stesso disagio sull'ascoltatore.
Alla fine dell'audizione però rimane il senso di qualcosa di incompiuto, di irrisolto. Certo un elemento negativo sono i recitativi accompagnati, composti da Lachner, in sostituzione dei dialoghi parlati, pensati da Cherubini, secondo le consuetudini dell'Opéra-comique: tali recitativi, anche se condotti con decoro, sono stasi prosastiche che appe santiscono il discorso, dop piamente dannose in un'opera basata principalmente sull'uso del declamato e del l'arioso. Cherubini certo si rivela un costruttore di vi gorosi blocchi drammatici, ma non sempre un autenti co inventore di musica. Alla Fenice Medea non si dava dai tempi della ormai storica interpretazione di Maria Callas, che si presentò sul palcoscenico veneziano nel '54. Ora è stata Leyla Gencer a ritentare l'ardua impresa, una cantante che oggi dà il meglio di sé nelle eroine verdiane più convul se e visionarie. L'ascoltatore noterà subito che il celebre soprano sente questo personaggio attraverso alte temperature emotive di Leonora e di Lady Macbeth, coinvolgendolo in espansioni patetiche o in violenze sanguigne, che inevitabilmente alterano la grave dimensione espressiva di Cherubini, il quale si colloca, e non soltanto cronologicamente, tra Gluck e Beethoven.
Del resto i legami tra Cherubini e il successivo melodramma italiano – a parte le evidenti influenze sul Rossini serio o sul Bellini di Norma – quasi non sussistono: egli appartiene realmente ad un altro emisfero musicale. E' ovvio dunque che, da quanto si è detto, questa partitura esigerebbe un direttore esperto del classicismo viennese e di Beethoven in particolare, Anche Carlo Franci parte da premesse italiane, imprimendo all'esecuzione quell'asciutta accentuazione dinamica che avevamo ammirato nel suo Trovatore, depurato dalle scorie ottocentesche. Ma il preromanticismo di Medea ha un segno diverso: non è teso e tagliente, bensì grandiosamente tragico, quasi ieratico. Detto questo biso gna però riconoscere a Franci una singolare autorevolezza nell'imporre la sua prospettiva, sostenuta da una lucida e moderna concezione del dirigere. [Mario Messinis]

La Medea va in onda martedì 14 gennaio alle 20,15 sul Nazionale radiofonico.

DIARIO DE NOTICIAS                               
1969.02.10


OPERA MAGAZINE                        
1969 March

KOBBE'S COMPLETE OPERA BOOK                              
1976
                                         

COMPLETE RECORDING                  

1968.12.15

Recording Excerpts [1968.12.15]

Creonte a me solo un giorno da… Figli miei, miei tesor Act II
E che? Io son Medea! Act III

FROM CD BOOKLET
MEDEA

Of the thirty-five operas Luigi Cherubini (1760-1842) composed, only Medea, his twenty-first, has remained part of the standard repertoire. A greatly underrated opera composer, Cherubini contributed much to opera's development in the post-Gluck "reform period," during which composers sought to drop many of Italian opera's excesses in favour of a leaner, more dramatically truthful compositional style. Cherubini was born and educated in Florence where he received a solid background in the "old school" of musical education: a cappella style, counterpoint, figured bass accompaniment, string and keyboard instruments, sight singing, etc. At age eighteen he received a scholarship to study in Bologna and Milan; Cherubini chose Sarti, a renowned composer of opera seria, as his teacher. Influenced by Sarti, Cherubini's early works were written in the new style of Italian dramatic music. He had operas produced in Florence, Livorno, and London before visiting France for the first time in 1785. After being introduced to Marie Antoinette and the Parisian intellectual society, Cherubini decided to move to France, where he spent the rest of his life.
In 1792 Cherubini signed a contract with the Theatre de la rue Feydeau from which he received an annual salary and was paid for each opera he composed. In his ten years there he produced seven operas (all in French), including Médée (1797) and Les deux journées (1800), his two best-known operas. In a time when the forms of opera buffa and opéra comique were becoming more prevalent, it was Cherubini's desire to be known as a creator of great tragédies lyriques. The three operas he wrote in that form, however, were never successful either within or outside France. His most important contributions to nineteenth-century opera were in opéra comique, a style that contains spoken dialogue. Although Médée is subtitled opéra in the score, it is technically an opéra comique, given that it has spoken dialogue instead of sung recitative.
Médée was only a succès d'estime in its original run; although it received critical acclaim, just twenty performances were given, and the opera was not heard again in France until the twentieth century. Outside France, the opera fared much better. Beethoven was an admirer of the score, and it was heard in German opera houses throughout the nineteenth century. Until the 1980's, the score was performed mostly in altered versions. For example, the spoken dialogue from François-Benoît Hoffman's libretto was set to Wagnerian-style recitative in 1854 by Franz Paul Lachner; as with Bizet's Carmen, the effect of the musical numbers is quite different when offset by speech, as opposed to being linked by sung recitative. For its first Italian performance at La Scala in 1909, the opera was given in an Italian translation by Carlo Zangarini, which became the standard performing edition. The opera was not received favourably, however, and was not given again until the sixteenth Maggio Musicale Fiorentino in 1952, when Maria Callas sang the title role. Her unforgettable interpretation of Medea did much to renew interest in the piece, and since then it has received much more attention. The original French version was given at the Buxton Festival in 1984 and at Covent Garden in 1989.
In the grisly horror it depicts, the opera has few equals. Fuelled by Medea's desire for revenge against her unfaithful husband, Jason, the opera takes the listener on a three- hour emotional tour, the likes of which had not previously been displayed on the French lyric stage. The demands of the title role on the interpreter are significant, both from a vocal and an acting point of view.
The Medea of this performance is Leyla Gencer (b 1924, Ankara), who was taught by Elvira de Hidalgo. She made her debut at the Ankara Opera in 1950 as Santuzza. In 1953 she started her Italian period at Teatro San Carlo in Naples as Madama Butterfly and worked for the Teatro alla Scala in Milan from 1956. Many guest performances all over the world followed: as Amelia in Simon Boccanegra (Verdi) during the Salzburger Festspiele 1961, Elisabeth in Don Carlos (Verdi) and Donna Anna in Don Giovanni (Mozart) at Covent Garden in London, Norma (Bellini) in the Festival of Verona (1965), Giulia in La Vestale (Spontini) in the Opera of Rome, among others.
Creonte is performed by bass Ruggero Raimondi (b 1941, Bologna). His stage debut was as Colline in Puccini's La bohème at the Spoleto Festival. In the same year he gained great success as Procida in Verdi's I vespri siciliani at the Opera of Rome. From 1965 until 1967 he worked at Teatro La Fenice in Venice, performing roles as Mephisto in Faust (Gounod), Alfonso in Lucrezia Borgia (Donizetti) and the title role in Le nozze di Figaro (Mozart). From 1970 he starred at Teatro alla Scala in Milan, as well as in the Metropolitan Opera in New York, followed by many, many roles and performances. He is famous for his powerful, voluminous bass, a real Italian 'basso cantante' Daniela Mazzucato, originally name Meneghini (b 1946, Venice) is heard in the role of Galuce. Her debut was in 1966 at the Teatro La Fenice in Venice as Gilda in Rigoletto (Verdi.) She performed in all the major Italian opera houses and did guest performances throughout Europe.
This 1968 production is conducted by Carlo Franci. Although born in Buenos Aires in 1927, he has Italian nationality, being the son of baritone Benvenuto Franci. He studied in Rome and attended Fernando Previtali's conducting courses. At first, he only conducted symphonic music but made his operatic debut in 1959 with Hänsel und Gretel in Spoleto. He then conducted at the leading Italian theatres, as well as at the Metropolitan Opera, the Vienna Staatsoper and other houses.