MEDEA
Photos © FOTO ALDO NEGRO, Venezia





I LUNEDI DELLA FENICE MEDEA DI CHERUBINI


INTERVISTA CON LABROCA
Tra le opere
nuove in cartellone
alla «Fenice»:
PETRASSI
VERDI BETTINELLI
Durante il lungo inverno veneziano che fa, di anno in anno, più squallida la vita della città, il Teatro La Fenice è il solo organismo al quale la cittadinanza concorre con passione. Da dieci anni il Direttore Artistico, maestro Mario Labroca, provvede all'ideazione e alla realizzazione del programma di questo centro vivo, e sveglio, in una città che alle nove di sera era deserta come durante il coprifuoco. In questa intervista al Dramma, il maestro Labroca illustra l'attività del Teatro La Fenice, che ha trovato nel sovrintendente Floris Ammannati un animatore ed organizzatore validissimo.
D. Vuol dirci, Maestro, qual è il carattere della
stagione 1968- 1969 iniziata nei giorni scorsi?
R. Il carattere della Stagione è, come al solito,
eclettico; ripropone il caso Cherubini la cui Medea è opera che deve entrare
nella vita del teatro e non restare soltanto nella sua anticamera in attesa di
una nuova riesumazione: ed infatti il ritorno. di quest'opera è stato assai gradito
grazie alla direzione del maestro Franci, l'interpretazione di Leyla Gencer, la
messinscena di Pizzi e la regia di Fassini, che hanno tutti contribuito alla
formazione di un grande spettacolo, nuovo e degno dell'apertura di un grande
teatro. Altro spettacolo felicemente realizzato Cosi fan tutte di Mozart
diretto da Maag, cantato da sei artisti (Deutekom, Troyanos, Ravaglia, Montarsolo,
Casellato, Giombi) che hanno dato all'opera una caratterizzazione di alto
rilievo, grazie anche alla regia felice di Lofti Mansouri.
D. Quali opere lei pensa destinate ad arricchire la
cultura musicale?
R. Per un verso o per l'altro tutte. Per esempio
Mejistofele di Boito era assente da molti anni dal nostro Teatro; il suo
ritorno oltre che gradito è necessario perché occorre di tanto in tanto
valutare il rapporto tra la sensibilità di oggi e le opere che in passato erano
entrate nel repertorio comune. La stessa cosa può dirsi per Francesca da Rimini
di Zandonai che nel 1915 fu accolta con un trionfo clamoroso.
D. Vedo nel cartellone Didone ed Enea di Purcell; è stata
mai eseguita in Italia?
R. Si, credo più di una volta. Io la presentai nel Maggio
Musicale Fiorentino del 1939 e posso dire che ebbe molto successo. È una grande
opera che il pubblico deve conoscere perché integra la conoscenza che esso ha
del teatro seicentesco.
D. Seguono, se ho visto bene, opere di repertorio
alternate ad opere di non frequente esecu zione. Con quale criterio vengono
scelte?
R. Seguendo una certa rotazione e creando successioni di
spettacoli che diano rilievo alla varietà del programma. Per esempio, dopo
un'opera di grosse proporzioni come Medea ecco Così fan tutte che è un'opera
comica e perciò leggera. Dopo il Mefistofele macchinoso ecco Il Campiello di
Wolf-Ferrari che ricrea la freschezza della Venezia goldoniana; dopo I
Puritani, opera sostenuta dalla vocalità intensa e lineare di Bellini, ecco il
complesso sinfonismo della Salomé straussiana; dopo Didone ed Enea il
Tannhäuser di Wagner, dopo il Trittico di Puccini che di rado appare nella sua
organica sequenza, abbiamo la Francesca da Rimini che presenta un aspetto assai
interessante del teatro del primo Novecento; a questi segue Il Barbiere di
Siviglia che ci ripromettiamo di presentare nella sua veste originale di opera
comica e non già in quella abusiva di opera buffa »; Don Carlo di Verdi è
anch'essa opera che diventa sempre più familiare al nostro pubblico, e La
Fenice vuole contribuire alla estensione della sua conoscenza.
D. E le opere nuove?
R. Abbiamo preferito presentare in una serata un'opera,
Il pozzo e il pendolo di Bettinelli, e due balletti, uno creato da Milloss su
la composizione Estri di Goffredo Petrassi, l'altro da Menegatti sulla traccia
del Gabbiano di Cechov su musica di Roman Vlad; data la importanza musicale
delle due coreografie pensiamo che lo spettacolo susciterà un interesse
indiscusso.
D. E Belisario di Donizetti?
R. Si tratta di opera che fu scritta dal grande
compositore su ordinazione de La Fenice nel 1836 ed oggi ritorna dopo tanti
anni di silenzio. É opera nuova perciò anche se nata da oltre un secolo. Per il
giro dei turni è di nuovo tra noi Lucia di Lammermoor. Alcuni complessi di
danza completano il quadro della Stagione.
D. E soddisfatto del programma realizzato?
R. Per noi è importante conciliare nei limiti del
possibile le nostre preferenze con il gusto del pubblico; ma, intendiamoci
bene: se noi facciamo qualche concessione (molto limitata del resto) verso
quanto il pubblico ama e desidera, portiamo a nostra volta il pubblico ad
estendere gli orizzonti delle sue conoscenze, ad affrontare nomi sconosciuti ed
artisti nuovi, ad avvicinarsi con confidenza sempre maggiore ai capolavori che
furono per troppo tempo dimenticati. E dato il numero impres sionante degli
abbonamenti, abbiamo la sensazione di aver toccato il centro.
Ad inaugurare la stagione lirica invernale il Teatro La
Fenice ha prescelto l'oscura e problematica Medea: un'opera con illuminazioni
degne del Fidelio, alla quale l'ascoltatore tuttavia non riserva una adesione
piena. Eppure c'è da sorprendersi che essa sia caduta così a lungo nel l'oblio,
che soprattutto dalla saccenteria provinciale Cherubini sia stato condannato al
ruolo di comprimario, di professore di contrappunto o addirittura di
legislatore accidioso. Confalonieri ha spiegato il significato di Medea nella
storia del melodramma, la sua portata rivoluzionaria; poiché si trattò
realmente di una rivoluzione anche se Cherubini, a ben vedere, portò agli esiti
ultimi le premesse della riforma gluckiana e anche se egli certamente non fu il
solo ad approfondire una concezione musicale che doveva rivelarsi carica di
futuro.
COMPLETE RECORDING
Recording Excerpts [1968.12.15]
In 1792 Cherubini signed a contract with the Theatre de la rue Feydeau from which he received an annual salary and was paid for each opera he composed. In his ten years there he produced seven operas (all in French), including Médée (1797) and Les deux journées (1800), his two best-known operas. In a time when the forms of opera buffa and opéra comique were becoming more prevalent, it was Cherubini's desire to be known as a creator of great tragédies lyriques. The three operas he wrote in that form, however, were never successful either within or outside France. His most important contributions to nineteenth-century opera were in opéra comique, a style that contains spoken dialogue. Although Médée is subtitled opéra in the score, it is technically an opéra comique, given that it has spoken dialogue instead of sung recitative.
Médée was only a succès d'estime in its original run; although it received critical acclaim, just twenty performances were given, and the opera was not heard again in France until the twentieth century. Outside France, the opera fared much better. Beethoven was an admirer of the score, and it was heard in German opera houses throughout the nineteenth century. Until the 1980's, the score was performed mostly in altered versions. For example, the spoken dialogue from François-Benoît Hoffman's libretto was set to Wagnerian-style recitative in 1854 by Franz Paul Lachner; as with Bizet's Carmen, the effect of the musical numbers is quite different when offset by speech, as opposed to being linked by sung recitative. For its first Italian performance at La Scala in 1909, the opera was given in an Italian translation by Carlo Zangarini, which became the standard performing edition. The opera was not received favourably, however, and was not given again until the sixteenth Maggio Musicale Fiorentino in 1952, when Maria Callas sang the title role. Her unforgettable interpretation of Medea did much to renew interest in the piece, and since then it has received much more attention. The original French version was given at the Buxton Festival in 1984 and at Covent Garden in 1989.
In the grisly horror it depicts, the opera has few equals. Fuelled by Medea's desire for revenge against her unfaithful husband, Jason, the opera takes the listener on a three- hour emotional tour, the likes of which had not previously been displayed on the French lyric stage. The demands of the title role on the interpreter are significant, both from a vocal and an acting point of view.
The Medea of this performance is Leyla Gencer (b 1924, Ankara), who was taught by Elvira de Hidalgo. She made her debut at the Ankara Opera in 1950 as Santuzza. In 1953 she started her Italian period at Teatro San Carlo in Naples as Madama Butterfly and worked for the Teatro alla Scala in Milan from 1956. Many guest performances all over the world followed: as Amelia in Simon Boccanegra (Verdi) during the Salzburger Festspiele 1961, Elisabeth in Don Carlos (Verdi) and Donna Anna in Don Giovanni (Mozart) at Covent Garden in London, Norma (Bellini) in the Festival of Verona (1965), Giulia in La Vestale (Spontini) in the Opera of Rome, among others.
Creonte is performed by bass Ruggero Raimondi (b 1941, Bologna). His stage debut was as Colline in Puccini's La bohème at the Spoleto Festival. In the same year he gained great success as Procida in Verdi's I vespri siciliani at the Opera of Rome. From 1965 until 1967 he worked at Teatro La Fenice in Venice, performing roles as Mephisto in Faust (Gounod), Alfonso in Lucrezia Borgia (Donizetti) and the title role in Le nozze di Figaro (Mozart). From 1970 he starred at Teatro alla Scala in Milan, as well as in the Metropolitan Opera in New York, followed by many, many roles and performances. He is famous for his powerful, voluminous bass, a real Italian 'basso cantante' Daniela Mazzucato, originally name Meneghini (b 1946, Venice) is heard in the role of Galuce. Her debut was in 1966 at the Teatro La Fenice in Venice as Gilda in Rigoletto (Verdi.) She performed in all the major Italian opera houses and did guest performances throughout Europe.
This 1968 production is conducted by Carlo Franci. Although born in Buenos Aires in 1927, he has Italian nationality, being the son of baritone Benvenuto Franci. He studied in Rome and attended Fernando Previtali's conducting courses. At first, he only conducted symphonic music but made his operatic debut in 1959 with Hänsel und Gretel in Spoleto. He then conducted at the leading Italian theatres, as well as at the Metropolitan Opera, the Vienna Staatsoper and other houses.