MARIA STUARDA

Gaetano Donizetti (1797 - 1848)
Opera in three acts in Italian
Libretto: Giuseppe Bardari
Premièr at Teatro San Carlo, Naples – 18 October 1834
02, 04, 06 January 1969
Teatro San Carlo, Napoli

Conductor: Francesco Molinari-Pradelli
Chorus master: Giacomo Maggiore
Stage director: Giorgio de Lulla
Scene and costumes: Pier Luigi Pizzi

Elisabetta Queen of England SHIRLEY VERRETT mezzo-soprano
Maria Stuarda Queen of Scotland LEYLA GENCER soprano 
Anna (Hannah Kennedy) VARA MAGRINI mezzo-soprano
Leichester (Robert Duddley) JUAN ONCINA tenor
Talbot (Earl of Shrewsburry) PLINIO CLABASSI bass
Cecil (Lord Burleigh) GIULIO FIORAVANTI baritone
A Herald MARIO FROSINI tenor

Time: 1567
Place: London and Northamptonshire

Recording date

OPERA MAGAZINE                                            

1968 September

CORRIERE DELLA SERA                                              

1969.01.02

OPERA MAGAZINE                                            

1969 March

RADIOCORRIERE.TV                                              
1969 March 30 - April 05
Maria Stuarda, diciottenne, era da poco regina di Scozia, quando Elisabetta d'Inghilterra ricevette Melville, ambasciatore della Corte di Edimburgo a Londra. Elisabetta tempestò Melville di domande, sulla cugina, a lei sconosciuta perché fino al lora vissuta in Francia. Chiese come suonasse il liuto, se fosse bella, di che colore avesse i capelli. Poi volle sapere quale delle due fosse più alta. Maria Stuarda, rispose Melville. Allora è troppo alta», replicò sull'istante la grande Elisabetta.
In realtà, le due regine fu rono sempre divise, oltre che da questioni di Stato, da una tenace anche se generica rivalità femminile, e questo è uno dei po chi punti in cui la Maria Stuarda donizettiana è in qualche modo aderente alla storia. Il resto è invenzione.
Lo è, in particolare, l'assunto che Elisabetta condannasse a morte Maria anche perché sua antagonista nel cuore del Conte di Leice ster. La verità, semmai, è che Elisabetta, molti anni prima, aveva auspicato un matrimonio tra Leicester, suo favorito, e la cugina, ma senza che Maria Stuarda accettasse. Nondimeno, la meccanica del melodramma romantico esigeva che Leicester e Maria ardessero di reciproco amore ed Elisabetta di geloso furore. Così, diverse pagine dei pri mi due atti si ispirano appunto a un supposto lega me sentimentale tra Leice ster e la regina di Scozia, delineato con melodie ele ganti e leggiadre. Leicester, d'altronde, è un tipico tenore donizettiano, se non altro per la calda sentimentalità, ora languida, ora ardimentosa. La sua cavatina Ah, rimiro il bel sembiante e soprattutto il successivo andante Se fida tanto colei m'amò hanno quell'andamento soave e malinconico che intorno al 1830 (la Maria Stuarda è del 1834) sembrava a volte accomunare Donizetti e Bellini, Mancano, queste arie, probabilmente, d'ampiezza di respiro, ma contengono, come l'avvio del duetto Era d'amor l'immagine tra Leicester ed Elisabetta, l'ele giaca tenerezza che a tante pagine belliniane e donizettiane, appunto, anche minori, valse, un tempo, la definizione di dolcissime cantilene. Ai brani di questo tipo, il cui disegno melodico segue per lo più, nello spunto iniziale, un movimento ascendente, snodandosi per brevi intervalli o addirittura, come suol dirsi, per modi congiunti, appartengono anche la ca vatina di Maria O nube che lieve (II Atto) e il duetto d'amore Da tutti abbandonata, alcuni echi del quale giungeranno- ca- so curioso fino all' Anima mia del Simon Bocca negra verdiano. Su queste pagine e sul sestetto che segna l'incontro fra le due regine e in cui s'incastra l'invettiva di Maria ad Elisabetta (Figlia impura di Bolena!), poggiano sostan zialmente i primi due atti; giacché, per il resto, la figura di Elisabetta sembra piuttosto sbiadita, nella sua generica virulenza e, comunique, non ha lo spicco che lo stesso Donizetti le avreb be poi conferito nel Roberto Devereux.
Quanto al terzo atto, allor ché la Maria Stuarda, dopo un'assenza quasi secolare, fu ripresa a Bergamo nel 1958, la critica fu unanime nell'esaltarne la seconda parte. Secondo un procedi mento caro ai romantici, abbiamo qui non soltanto la riabilitazione, ma la sublimazione di Maria. La quale, per la storia, contava quarantacinque anni, nel 1587, era ormai priva d'ogni attrattiva fisica, aveva probabilmente sulla coscienza la morte del secondo marito, Darnley, e, ospite di Elisabetta - più che sua prigioniera - non aveva fatto altro, dal 1568, che cospirare per rovesciarla dal trono.
Ma un musicista come Do nizetti non poteva considerare Maria Stuarda sotto questa angolazione. Egli fece propria la versione della vittima innocente, della martire, e la cantò con la profonda commozione che gli veniva, a un tempo, dall'idea della morte e da quella della tragica ingiustizia delle vicende umane. Dalla scena della confes sione tra Maria e Talbot al lugubre preludio orchestrale del loro denominato Inno alla morte e, di qui, alla melodia castissima Di un cor che more reca il perdono e al commiato da Leicester, il tono è elevatissimo e la musica tutta soffusa di dolorosa pietà. Forse non si raggiungono i vertici dell'epilogo della Lucia, della Favorita, della Bolena, ma il senso della purificazione è reso con un abbandono estatico che veramente è il punto di forza dell'opera. [Rodolfo Celletti]

La Maria Stuarda di Donizetti va in onda giovedì 3 aprile alle 20,45 sul Terzo Programma radiofonico.

SOCIAL MEDIA POST BY PRETTY YENDE
2024.06.30

COMPLETE RECORDING                                 
1969.01.02

Recording Excerpts                                                       

O nube che lieve… Nella pace del mesto riposo Act II Scene I
Da tutti abbandonata Act II Scene I
Figlia impura di Bolena Act II Scene IV
Deh! tu di un'umile preghiera il suono Act III Scene VIII
D'un cor che muor… Ah! se un giorno da queste ritorte Act III Final Scene X