I DIALOGHI DELLE CARMELITANE
Premièr at Teatro alla Scala, Milan – 26 January 1957
Blanche de la Force, his daughter VIRGINIA ZEANI soprano
Thierry, a footman ARMANDO MANELLI tenor
Mme. De Croissy, the Prioress GIANNA PEDERZINI contralto
Sister Constance of St. Denis, a young novice EUGENIA RATTI soprano
Mother Marie of the Incarnation, assistant prioress GIGLIOLA FRAZZONI mezzo-soprano
M. Javelinot, a doctor CARLO GASPERINI baritone
Mother Jeanne of the Child Jesus VITTORIA PALOMBINI mezzo-soprano
Madame Lidoine, the new prioress LEYLA GENCER soprano [Role debut]
Sister Mathilde FIORENZA COSSOTTO mezzo-soprano
Father Confessor of the Convent ALVINIO MISCIANO tenor
1st Commissary ANTONIO PIRINO tenor
2nd Commissary ARTURO LA PORTA baritone
Officer ALFREDO GIOCOMETTI bass
Gaoler MICHELE CAZZATO bass baritone
Eleven Carmelites sopranos, mezzo-sopranos, contraltos
STAGIONE 1956 – 1957

CONTRACT FOR THE PERFORMANCES
Pfaff: I Just wanted to ask you about one more debut at this period, because it's such an Important one, particularly for you. That Is Leontyne Price. How did you first meet Leontyne Price?
Adler: I had heard her on television with Peter Herman Adler, and I'd heard about her, and I sensed that this was an artist with whom I would have every possible contact. I asked her if she wanted to sing the Second Prioress in The Dialogues of the Carmelites, of which I had got the first performance in the United States, and actually outside of Italy.
The world premiere was in Milan. It was at the world premiere, and after the premiere, I went with Virginia Zeani, Leyla Gencer, and Franchot Tone, to a fabulous party at the Palazzo Crespi, publishers of the Milan newspapers. I asked Franchot Tone, "How do you think the American public would react to The Dialogues of the Carmelites?" He said, Fabulously. Why? Do you want to give it?" H I said, "Yes, I do." He said, "When?" I said, "Twenty-sixth of September"--! don't know if the date is correct, but let's assume twenty- sixth of September. He said, "I'll be there." I said, "Wonderful. First two tickets sold." [Laughs] He came, actually, with a party, I think, of eight or ten. He came to the premiere.
Palazzo Crespi |
Muti tra le Carmelitane Tragedia di sangue e fede
Milano - E' un' opera impegnativa e inconsueta, con una
storia densa e discussa, quella che debutta stasera alla Scala, teatro in cui
nacque nel 1957: i Dialogues de Carmélites di Francis Poulenc (regia di Robert
Carsen, con Leontina Vaduva, Denyce Graves, Elizabeth Norberg-Schulz, Maria Pia
Ionata, Felicity Palmer). Opera mistica e razionale. Opera di sangue, santità,
fede, martirio. Opera femminile, di sottigliezze psicologiche e tensioni. Opera
di voci: recitativi, canti monodici, splendide parti corali. Opera
"singolare e complessa", sostiene con infiammato entusiasmo Riccardo
Muti, che l' affronta dal podio. "Meditazione profonda e sfaccettata sulla
morte, è strutturalmente costruita come una tragedia classica, come un' opera
di Gluck. Si sviluppa lungo dialoghi sul motivo dell' anima umana al cospetto
del destino estremo, con forza ideologica, tensione drammatica e il sentimento
di confessioni intime degli autori diversi che sono alle origini dell'
opera". Può ricostruirle, queste origini? "Il primo spunto è il
racconto L' ultima al patibolo, della tedesca Gertrud von le Fort, pubblicato
nel 1931 e ispirato a un fatto accaduto nella Francia giacobina di fine
Settecento: l' eccidio di un gruppo di religiose del Carmelo di Compiègne,
condannate alla ghigliottina pochi giorni prima della fine del Terrore
rivoluzionario. La paura domina il racconto, riflettendosi in particolare nel
personaggio di Blanche, entrata nel Carmelo per sfuggire a quel timore del
mondo e della morte da cui è minata (fino alla risoluzione conclusiva: Blanche
si riscatterà salendo di propria volontà al patibolo, rapita in un' estasi
mistica). In lei la scrittrice espresse se stessa, e nel medesimo ruolo si
specchiò Bernanos coi Dialoghi nati in vista di un film, che dal racconto del '
31 doveva essere tratto e non fu realizzato. Scritti negli ultimi mesi della
vita di Bernanos come lirica confessione di un credente vicino alla morte,
furono poi messi in scena in forma teatrale. Poulenc, che usò il testo del
dramma sfoltendolo, ma senza alterazioni né mediazioni di un librettista, creò
la musica nel periodo della morte di un amico carissimo. Insomma, ciascuno
degli autori fu portato a identificazioni personali e a riflessioni sulla
morte". Come definirebbe, nella prospettiva del ' 900, l' identità
musicale dei Dialogues? "Poulenc vi appose una dedica emblematica a
quattro musicisti: Monteverdi, Verdi, Debussy e Musorgskij. Il primo per la
recitazione cantata che s' ispira al recitarcantando monteverdiano. Il secondo
per l' uso delle voci: per Madame Lidoine, che nell' opera ha la parte più
cantabile, Poulenc pensava alla Tebaldi, poi toccò a Leyla Gencer. E per il
ruolo mezzosopranile ascoltò molto Amneris in Aida e Azucena nel Trovatore.
Debussy è il riferimento del mondo poetico francese a cui Poulenc attinge,
mentre a Musorgskij si rifà il clima tenebroso, conventuale, di spiritualità
compressa dei Dialogues. Atmosfera che arriva da Boris Godunov e da Kovàncina
nella scelta di certi timbri orchestrali e nell' uso frequente delle campane.
Altre influenze sono lo Stravinskij dell' Oedipus Rex, Berg, Prokofiev, Bartok.
Non citazioni, ma influssi filtrati in un mondo raffinato e personale. E' un'
opera dove la parola s' innalza nel suono e vi si esprime con pienezza. La
musica vive in funzione della parola: informa ogni parola e insieme creano un
assoluto. Le armonie sono moderne, ma la melodiosità del canto lo rende sempre
leggibilissimo all' ascolto". Quali sono i momenti musicalmente più
interessanti? "Molti. In particolare è straordinario il finale del Salve
Regina, culmine genialmente risolto, con colpi di ghigliottina scritti in
partitura e irregolari, che imprimono ulteriore efficacia al canto, regolare
come può esserlo una salmodia o un canto liturgico". S' è detto spesso che
è un' opera ardua. E' d' accordo? "E' un capolavoro, uno dei massimi del '
900 musicale. Certo, non è un' opera d' azione, anche se ha momenti di grande
intensità teatrale. Ma è un' opera profondamente necessaria. Densa di concetti
di carattere teologico, sociale, politico, religioso, esige un pubblico
informato, consapevole, ed è fondamentale la lettura del testo prima dell'
ascolto. La Scala ha fatto un gran lavoro preparatorio in tal senso, con varie
iniziative di approfondimento. Oggi più che mai, in un mondo in cui il dialogo
ha ceduto il posto alla violenza della parola urlata o imposta, è importante
riproporre questi Dialogues magnifici, ricchi di senso razionalmente
organizzato e di possibili percorsi concettuali".
Dialogues des Carmélites de Poulenc |
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