NAPOLI – CONCERT

Teatro Mercadante, Napoli
04, 05, 08, 09 October 1989    
COCTEAU – OPIUM
Due tempi di poesia, musica e danza ideati da Beppe Menegatti

Beppe Menegatti stage director
Luisa Spinatelli scene
Anna Maria Morelli costume
D. Deane, W. Eagling, L. Gay, C. Whittingham, coreografie
 
“Cocteau-Opium”, per le celebrazione di Cocteau, Musiche di Stravinsky, Poulenc, Satie, Millhaud, Auric, Piaf, Leyla Gencer (La Poetessa) recita e canta liriche di Poulenc, su testi di Louise de Villermorin, amici di Cacteau.

Con la partecipazione di Leyla Gencer (La Poetessa), Virginio Gazzolo (Poeta), Carla Franci (Morte, Principessa, Natalie), Franca Valeri (Attrice).

Photo © LUCIANO ROMANO, Napoli

with Virginio Gazzolo (Poeta)

























LA STAMPA
1989.11.03                                                                                                    
 

LA STAMPA
1989.11.05                                                                                                    

LA REPUBBLICA
1989.11.07                                                                                           
ALBERTO TESTA

Riccardando Cocteau

Cent' anni fa nasceva Jean Cocteau (che moriva di questi giorni ventisei anni fa). Beppe Menegatti se ne è ricordato e non si è lasciato sfuggire l' occasione per dedicargli uno spettacolo. Ho trovato ascolto e ospitalità presso il San Carlo, trasferitosi, per lavori, sino al mese di aprile, al Teatro Mercadante. Menegatti ha affidato a Mario Pasi la consulenza drammaturgica e letteraria ed ha avuto, al suo stesso dire, la preziosissima collaborazione di Virgilio Gazzolo. Costui è anche presente in scena dal principio alla fine nel ruolo del Poeta e ci induce con semplice, spesso dolorosa immedesimazione, e una parsimonia encomiabile di gesti, lungo i sentieri della vita di quel grande artista che fu Cocteau. Era stato da giovane vicino a Diaghilev, e aveva assaporato tutto il fascino di quel periodo dei Balletti Russi in cui sembrava che tutte le arti si fossero messe d' accordo per un appuntamento, come ad un convegno per decidere dei destini della cultura europea più avanzata nella letteratura, nella pittura, nella musica, nella danza. Tous les arts se tiennent par la main disse il grande riformatore Noverre, e Cocteau riconobbe la verità dell' assioma, divenne per la danza il poeta-librettista, lo scrittore, il regista, lo scenografo, il cartellonista, animatore di una fra le più felici stagioni del balletto. Se ne doveva ricordare anche nel secondo dopoguerra accanto a Petit e a Jan Babilée. Quel tanto di didascalico che si potrebbe avvertire a tutta prima nello spettacolo è presto scongiurato perché a prendere il sopravvento è l' emozione di fronte agli eventi di una vita d' artista fra le più tempestose. Sfilano sulla scena, sovrapponendosi e mescolandosi, i fatti della vita e quelli della sua opera; realtà e finzione si confondono per sparire e lasciarci al meraviglioso di uno spettacolo condotto con grande perizia tecnica (scene di Luisa Spinatelli, costumi di Annamaria Morelli) che punta decisamente, costantemente al surreale, prima aspirazione in teatro di Cocteau. Menegatti intitola lo spettacolo Cocteau-Opium ed aggiunge ritratti di donne-ricordo di uomini. Al centro, nel personaggio della Morte (Cocteau nutriva per essa un velenoso amore) sta Carla Fracci di cui non si sa se apprezzare di più l' attrice o la ballerina perché le due cose si fondono in lei. Nei ricordi sono gli amici, gli amanti o le aspirazioni amorose di Cocteau ad emergere (Dargelos, Radiguet, guanto del cielo, Desborbes, Garos, Khill, Al Brown); nei ritratti le donne che lo hanno amato o solo ammirato conferiscono agli episodi quella nota inquieta che è la caratteristica dell' intera rappresentazione. Ci sono le arie da salotto (una ben tornata, veramente prima donna, Leyla Gencer) e c' è una pagina detta con grande limpidezza da Franca Valeri (la descrizione di un fatto, di un turbamento, di un' inquietudine vissuta a tre) e poi tutte le piccole storie di una società che si guarda allo speccio ed è annunciata dallo stesso. I coreografi sono quattro: Derek Deane, Wayne Eagling Loris Gai, Gillian Whittingam e segnaleremo le coreografie intimiste, di sapore proustiano, le più felici, di Gai e di Deane. Lo spettacolo è severo, e, fugate alcune immagini fin troppo memori di croci uncinate e di sinistri figuri nazisti (il periodo dell' occupazione di Parigi e dei fantasmi nella vita di Cocteau) si tocca anche l' ironia scherzosa come nei quadri di Coco Chanel e della sua amica Misia Sert o nell' altro di Chaplin (una Fracci sorprendente per humour) sull' onda del ricordo nell' inavvertito incontro sui Mari della Cina. Ma il punto più alto è quello del finale con La voce umana, geniale trasposizione di voci registrate (Signoret, Magnani, Piaf, Morelli) adattate da Gianni di Capua con una Fracci struggente e la voce del Poeta con l' intercalare Ti amo, là dove il filo del telefono è la speranza cui si attacca ogni innamorato abbandonato. Fra i danzatori tutti adeguati alle loro parti sono da ricordare: Margherita Veneruso, Patrizia Manieri, Agostino D' Aloja, Pietro Corvino, Giuseppe Picone, Bruno Stoduto, James Urbain (nel ruolo perfetto dell' eroe) Fulvio D' Alberto, Edward Cook, Ugo Ranieri nella scena del complesso di Edipo che tormentò Cocteau e l' attrice Relda Ridoni (la madre). Un grande successo, con numerose chiamate.


TEATRO SAN CARLO DI NAPOLI (Social Media Post)
2024.10.04